venerdì 29 dicembre 2017


Il Direttore Sportivo Pierfrancesco Anibaldi fa il punto della situazione a fine anno.
“Siamo alla fine di un anno controverso per tutto il rugby aquilano, il completamento degli impianti sportivi di Villa Sant’Angelo segna un traguardo importante per la Gran Sasso e per l’Amministrazione di Villa Sant’Angelo.
La nostra Società vive un momento di complesso rinnovamento, il progetto comune avviato con il rugby Sambuceto mai come oggi mostra i suoi frutti e i giocatori della costa rappresentano insieme a quelli aquilani l’ossatura della squadra che scende in campo ogni domenica, chiamata a gettare le basi per garantire il futuro dei colori grigiorossi.


(In foto Pierfrancesco Anibaldi, D.S. del club abruzzese)

 E’ doveroso porre l’accento sui quanto sia difficoltoso per i nostri ragazzi onorare gli impegni presi con la Società, gli atleti provenienti da Sambuceto si allenano sul campo di Vila Sant’Angelo e due ore di viaggio tra andata e ritorno sono davvero un grande carico mentre per i ragazzi aquilani dopo una dura giornata di lavoro l’impegno è altrettanto gravoso. Tuttavia sono una squadra e la domenica scendono in campo compatti nonostante le mille difficoltà, mostrando la faccia bella e pulita del rugby. Vogliamo ringraziare il territorio che ci ospita e le tante persone che dall’Aquila vengono a sostenerci, ben interpretando il nostro sentimento verso lo sport cittadino, a coloro che invece ci guardano con ostilità vorremmo chiedere cosa sia cambiato rispetto a qualche anno fa, quando eravamo una delle società più simpatiche d’Italia, ricevevamo riconoscimenti da ogni parte e la città ci sorrideva come si fa con i  simpatici cugini di campagna; al Fattori furono in 2500 a fare il tifo per noi nella finale promozione. Da quando ci siamo avvicinati all’Aquila, o meglio L’Aquila rugby è retrocessa al nostro livello, in pochi ci guardano con l’apprezzamento di quei giorni, eppure noi non siamo cambiati molto e questo ci amareggia fortemente.  In questi mesi difficili, per tutti, non solo per L’Aquila, la cosa che più ha fatto male è stata vedere in occasione del derby cittadino, bambini entrare in campo accompagnando soltanto una delle sue squadre, una scena mai vista in trentuno anni sui campi, mi ha fatto male, ci ha fatto male, si resiste a tutto, ma a queste cose no, non all’odio gratuito. Sono sicuro che neppure i pur duri dirigenti aquilani di una volta, mai avrebbero permesso una cosa del genere. C’è gente a gestire queste dinamiche che non conosce lo sport, non il rugby, lo sport in generale e se questa è la palla ovale del futuro, dove si confonde odio e rivalità, probabilmente non siamo dissimili da altri spettacoli e non c’è spazio per noi, siamo fuori tempo e fuori luogo. 

Intanto continuiamo a rispettare gli impegni presi, contribuendo, anche in prima persona, per riuscire ad adempiere all’obbligatorietà giovanile imposta dalla Federazione Italiana Rugby, abbiamo la disponibilità di un campo come previsto dal regolamento, paghiamo le tasse a scadenza e tesseriamo i nostri giocatori come gran parte delle squadre d’Italia entro i termini previsti prima dell’inizio del campionato. Lavoriamo a 15 km dalla città con staff e atleti impagabili, che dopo giornate dure di lavoro e studio trovano ancora la forza e la voglia di allenarsi con temperature spesso vicine allo zero, cercando di rispettare regole e persone. A fine anno, dopo mesi di lavoro non retribuiti per tutti i componenti della società, ci accorgiamo che la FIR non rende pubbliche le deleghe per l’attività obbligatoria, che alcuni possono derogare a tutte le norme previste, tempi di tesseramento, bilanci, debiti con i tesserati e così via ed ogni giorno l’amarezza di chi cerca di rispettare le regole aumenta. Resta tuttavia immutato il desiderio di crescere e di mostrare che un rugby diverso è possibile grazie ai nostri atleti e al nostro staff, alla loro disponibilità e al legame che si è creato all’interno della Gran Sasso rugby”.

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