venerdì 27 gennaio 2017

Domenica sfida casalinga contro il Rovato per il CUS Ad Maiora.
Vincere anche quando non si riesce a esprimere il proprio gioco migliore è confortante. Il CUS Ad Maiora Rugby 1951 a Lecco non ha incantato, ma è riuscito a battere, senza soffrire, una squadra che si è confermata insidiosa. I ragazzi di coach Lucas D’Angelo stanno acquisendo una continuità di rendimento che è fondamentale per fare la differenza in un campionato equilibrato come la serie B. Domenica alle ore 14,30 arriverà al centro sportivo Angelo Albonico il Rovato, compagine in difficoltà e dunque da affrontare con la massima attenzione.
All’interno del team universitario sta diventando sempre più un valore aggiunto il 24enne estremo Nicholas Amadasi, che era già in biancoblù l’anno scorso. Finora ha segnato tre mete contro il Monferrato, il Sondrio e il Lecco. Ha la palla ovale nel sangue, essendo nato a Viadana, una delle città più rugbistiche d’Italia. «Ho cominciato a cinque anni – ricorda Nicholas – e dopo un po’ è venuto ad allenarsi anche mio fratello Gianmarco, che gioca ala nel Viadana in Eccellenza. Ho fatto tutta la trafila nelle giovanili e poi sono andato al Colorno in serie B, con il quale ho subito conquistato la promozione in A2. Sono tornato a Viadana e ho disputato due anni in Eccellenza. Due stagioni fa mi sono trasferito ai Lyons Piacenza e siamo saliti in Eccellenza, battendo nella finale dei playoff la Pro Recco. Sono poi finito in B ai Caimani, compagine satellite del Viadana, fino a quando a febbraio 2016 sono stato ingaggiato dal CUS»
L’esordio in Eccellenza ha lasciato ricordi indelebili nella sua memoria:«Fin da quando ero piccolo andavo sempre a vedere il Viadana e arrivare in prima squadra per me è stato la concretizzazione di un sogno. Ho debuttato a Roma contro la Lazio e abbiamo perso con una meta presa all’ultima azione. È stata una grande emozione. Non dimenticherò mai anche la finale con i Lyons, che ho giocato da titolare. Quella stagione era stata molto positiva per me, perché con 11 mete ero stato il miglior marcatore della squadra. Parlando di ruoli, nelle giovanili ho sempre fatto l’estremo, poi andando avanti sono stato anche ala e centro. Sono un po’ un jolly».

(L'estremo Nicholas Amadasi un punto di riferimento per il club subalpino)

A Lecco i cussini non sono riusciti a rendere in attacco come nelle precedenti partite e si sono dovuti accontentare di un successo di misura. «Abbiamo perso parecchie palle “in avanti” – racconta Amadasi – quando stavamo producendo bene. I nostri trequarti hanno anche un po’ sofferto contro la loro difesa chiusa, che non ci permetteva di trovare soluzioni. Abbiamo allora cercato di sfruttare il piede e con un calcetto siamo anche andati in meta. In difesa ci siamo comportati bene e non abbiamo incassato mete, solo un calcio quando mancavano dieci minuti alla fine. Non abbiamo mai rischiato e in campo sentivo la partita sotto controllo».
Domenica ci sarà dunque il test proposto dal Rovato. «Sarà un impegno da non sottovalutare – osserva Nicholas – perché i bresciani sono appena stati battuti dal Capoterra nello scontro diretto per la salvezza e sono rimasti penultimi. Verranno da noi per fare punti e dovremo mettere subito in chiaro le cose dall’inizio, come avvenuto in casa loro, dove non potevamo permetterci un altro passo falso, dopo aver ceduto al Lecco nella prima giornata. Sono contento del mio rendimento qui al CUS. Sto recuperando da un problema a una spalla e devo ritrovare un po’ di confidenza nei placcaggi. Per il resto con Bombonati dietro mi trovo benissimo. Quando c’è da gestire le partite, sapere di averlo vicino mi dà sicurezza. Siamo molto amici con lui».

Oltre al rugby, l’estremo biancoblù è appassionato di basket:«Sono pazzo dell’Nba, che è ormai diventata una malattia. Mi fermo a guardare le partite di notte. Tifo Los Angeles Lakers, fin da quando c’erano Kobe Bryant e Shaq O’Neal. Attualmente gli atleti che mi piacciono sono molti, ma quello che mi sta stupendo di più è Kevin Durant, dei Golden State Warriors. Non mi aspettavo che prendesse in mano la squadra in questo modo e soprattutto che difendesse così. A Torino quest’estate sono andato a vedere le semifinali del torneo preolimpico, fra Grecia e Croazia e Italia e Messico. Per la finale non ho trovato i biglietti».

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