CIAO MIRKO, CHI FA STAR BENE NON DOVREBBE MORIRE MAI
Perché
Zagor non smetterà mai di farci sorridere e cantare. E perché saremo sempre dei
membri della famiglia Camillas
Se fai parte di una certa bolla, oggi la tua bacheca social è piena di
foto di Mirko Bertuccioli aka Zagor
Camillas, intento a far divertire qualcuno. Che siano colleghi,
fan, gente che passa, spettatori ai concerti, vip coi quali è venuto a contatto
grazie alla tv o clienti del suo negozio di dischi. Non c'è una foto, non c'è
un video in cui Zagor non faccia star bene qualcuno. Quella è una dote che puoi
anche coltivare, ma se non ce l'hai meglio che fai altro. Perché far ridere è
una missione, portare amore anche se ti girano i coglioni o se non è giornata,
lo è ancora di più. (foto di Claudio Tacchi)
Suo fratello Camillas, Ruben aka Vittorio 'Toto' Ondadei,
ieri a tarda ora ha scritto una di quelle cose che ti
chiudono lo stomaco e che ti fanno piangere anche se non vorresti, anche se ti
sembra di fare spregio a Mirko: "Ora è notte. Sarà il caso di mettere fine a
questa giornata andando a dormire. Sarà il caso di scambiare ancora qualche
chiacchiera con Mirko e raccontargli che ventate d'amore sono arrivate oggi da
ovunque. Gli dirò che risponderò a tutti e tutte. Ecco, farò un po' questi
discorsi qui, leggeri, che fai sì sì con la testa e manco c'è bisogno di
ascoltare davvero, perchè le cose belle... l'amore... la vicinanza... le senti
nel corpo. Senza pensarle troppo".
Sulla pagina ufficiale de I Camillas ieri è apparsa la foto di
Mirko sorridente, mentre dice: "Sono sempre lì a dire e fare e cantare e
rovesciarvi e sorridervi". Ieri però Mirko aka Zagor ci ha
lasciato tutti senza parole. Quando ha iniziato a girare la notizia della sua
morte, per questa merda aliena che è il coronavirus, l'intera bolla che
comprende tutto il business legato alla musica italiana che viene dal basso e
tutti i fan, è rimasta pietrificata, stordita. Che fosse in ospedale da
tempo lo sapeva chi gli stava vicino, com'è giusto che sia, tutti gli altri
sono cascati dal proverbiale pero e si sono fatti male.
È davvero difficile parlare dei Camillas, autentici geniacci della
canzone pop surreale, capaci di passare dal metal al lento, dall'elettronica
alla musica leggera, dallo shoegaze (quanto è bella Settembre?)
alla favola per bambini con le vocine, come in Bisonte, che li
ha resi famosi in tutta Italia grazie alla partecipazione a Italia's Got Talent. I concerti dei
Camillas te li potevi anche vedere tutti e non ne trovavi mai uno uguale
all'altro, perché sul palco improvvisavano, ti parlavano, ti facevano sentire
parte della loro famiglia e tornavi a casa che per secondo cognome facevi
Camillas anche te.
Una brutta foto che ho scattato a Torino
nel 2011
La prima volta che li ho visti è stata una decina di anni fa ed è stata
una vera Epifania. Sono stato tutto il tempo a pensare a che canzoni
"vere" avrebbero potuto scrivere con le loro qualità e di quanto
invece avessero deciso di essere liberi per fare un po' quello che
gli pare, e li ho stimati da subito. Quando qualche anno dopo li ho visti in
tv, due animali di quel tipo, è partita la ola da casa, e neanche lì si sono
addomesticati. Di fronte alle telecamere e ai famosi, come di fronte a 50
persone su un palco alto 15 centimetri, l'attitudine è sempre stata la
stessa: purezza.
Purtroppo, questo anno schifoso ci ha già portato via troppe
persone che hanno fatto la storia della musica italiana indipendente,
semplicemente troppo giovani per andarsene e quando tocca a qualcuno dei tuoi,
ti tocca sempre nei nervi scoperti. La magnifica scena di Pesaro, che
ha portato una città di provincia a essere la capitale musicale italiana prima
dell'esplosione dell'itpop, prima che andasse tutto un po' in vacca, ha già
subito due lutti devastanti, due persone che
facevano cultura attiva, organizzavano eventi, suonavano e si muovevano per
migliorare la vita degli altri.
L'unico pensiero razionale in questo periodo che di razionale ha davvero
poco è: le persone che fanno star bene gli altri, che sanno far ridere e
migliorare la giornata di chi gli sta intorno, non dovrebbero morire mai. Ci
sentiamo privilegiati ad averle incontrate nel cammino e andiamo avanti anche
per loro, con loro. Come sempre, guardiamo in alto e ci vediamo di là.
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