Tutti in questo momento vogliono ritornare agli
affetti, al divertimento, allo stare insieme senza contare quanti metri ci
separano l'uno dall'altro, a tutto ciò che ci manca
prima del COVID-19.
Perché
era ed è ciò che ci piace fare. Questo messaggio scritto al Pescara Rugby è
di Giorgio-(Foto sotto di archivio)
“Caro
Pescara Rugby
Sono tante le cose che vorrei e non riuscirei mai ad elencarle con un pugno di
caratteri a disposizione...
Vorrei guardare un allungo di lucone dopo una “finta ciuffo”, vivere le reazioni di Riccardo dopo un in avanti per passaggio altezza caviglie, magari a Pippo, mettere sotto ghiaccio l’alluce finito sotto i tacchetti di TarHusky in corsa, riascoltare Mattia Nepa ridere e rubargli lo shampoo, chiedermi perché Mistichelli quando parla di rugby utilizza un rivisitato accento aquilano, guardare Fiusty accendere la canaletta scaricata dal 4x4, vorrei vedere Puff strapparsi al primo scatto e poi brindare con la sua birra alla sua precarietà fisica, percepire lievemente un grido di Pompeo, emozionarmi per uno scatto del Capitano Ernello “riccioli d’oro”, andare in affanno dopo tre minuti di toccatino, osservare Santopinto planare come una foglia trasportato su e giù dalla brezza, vorrei farmi ipnotizzare dalle oscillazioni di Baratta, fissare Armando e pensare che una volta (o forse di più) ha giocato apertura, commentare con Marino le movenze plastiche dei nostri compagni, tornare a respirare l’aria del campo in primavera... vorrei poter fare tutto ciò da domani!”
Vorrei guardare un allungo di lucone dopo una “finta ciuffo”, vivere le reazioni di Riccardo dopo un in avanti per passaggio altezza caviglie, magari a Pippo, mettere sotto ghiaccio l’alluce finito sotto i tacchetti di TarHusky in corsa, riascoltare Mattia Nepa ridere e rubargli lo shampoo, chiedermi perché Mistichelli quando parla di rugby utilizza un rivisitato accento aquilano, guardare Fiusty accendere la canaletta scaricata dal 4x4, vorrei vedere Puff strapparsi al primo scatto e poi brindare con la sua birra alla sua precarietà fisica, percepire lievemente un grido di Pompeo, emozionarmi per uno scatto del Capitano Ernello “riccioli d’oro”, andare in affanno dopo tre minuti di toccatino, osservare Santopinto planare come una foglia trasportato su e giù dalla brezza, vorrei farmi ipnotizzare dalle oscillazioni di Baratta, fissare Armando e pensare che una volta (o forse di più) ha giocato apertura, commentare con Marino le movenze plastiche dei nostri compagni, tornare a respirare l’aria del campo in primavera... vorrei poter fare tutto ciò da domani!”
Grazie Giorgio Giorgione Mattucci
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