I CONCERTI DOPO IL COVID-19: LA RICERCA DI ROCKIT E MI AMI
In pochi
giorni quasi 15mila risposte al nostro sondaggio sul futuro della musica dal
vivo: quando ripartirà, come sarà, che precauzioni andranno prese. Guarda tutti
i risultati
Che succederà al mondo della
musica nell'epoca post Covid-19? Da settimane cerchiamo di raccontare tutti
i problemi del settore musica, le incognite e le ansie che
turbano chi ne fa parte e che di quello vive. Allo stesso tempo ci siamo
concentrati su tutte le possibili risposte all'emergenza, dalle più
ardite e fantasiose, utili a non spegnere, nonostante tutto, il volume. E poi i
tanti metodi fai da te per
non interrompere la propria arte, o iniziare a produrne da zero che
tanti si sono inventati (a questo abbiamo dedicato la sezione
"Scintille" sul nostro portale).
In una situazione inedita – e complicatissima – per l'intero comparto, a
soffrire più di tutti è la musica live, per cui si
ipotizza uno
stop prolungato. Mancano risposte che siano definitive, d'altra
parte con una simile carenza di certezze stiamo imparando a convivere
ormai dalla fine di febbraio, in ogni aspetto della nostra
vita.
Almeno un po', abbiamo pensato, possiamo però provare a delineare
l'orizzonte assieme. A capire, in maniera collettiva,
come il pubblico italiano stia vivendo questo momento e quali siano
le sue aspettattive. Per questo MI AMI e Rockit hanno
promosso un'indagine conoscitiva sulla musica dal vivo in Italia, e su
come si immagina il suo futuro, quello che ne è il motore: il
pubblico dei concerti.
L’indagine è stata sottoposta nella forma di questionario Google Forms
anonimo. Il "sondaggio" non ha avuto limitazioni di accesso
ed è stato compilabile da chiunque, dal 18 al 22 aprile 2020. L’indagine è
stata condivisa inizialmente attraverso i social di MI AMI e Rockit e
tramite contatti personali dei team di lavoro, per poi ottenere una
diffusione virale, grazie al contributo di vari operatori del settore
(musicisti, promoter, uffici stampa, organizzatori di festival, booking agency,
etichette musicali, esponenti della filiera, discografiche, music industry),
che hanno messo a disposizione i loro canali. Le risposte al questionario sono
state 14.912, un numero impressionante
viste le tempistiche ristrette.
I dati raccolti sono stati elaborati in un paper pubblico, in cui
trovate tutte quante le informazioni, di cui qua sotto vi forniamo solo una
sintesi.
Anzitutto, chi ha risposto. Circa il 70% del campione ha meno
di 35 anni e ha l’abitudine di partecipare agli spettacoli dal vivo e ai
festival musicali: insomma
è "dell'ambiente". Gli spettacoli che frequentano maggiormente
sono i concerti pop e rock (quasi il 68% degli intervistati) e di musica
italiana indipendente (63%). In misura minore, ma comunque importante,
prendono parte a serate di musica elettronica (il 27%, cui va aggiunto un 21%
circa di frequentatori di club night). Percentuale più bassa per
i concerti urban, per loro natura meglio adatti allo streaming e più
amati dalla generazione Z (che rappresenta solo un quarto del nostro campione).
Circa il 37% del campione, la percentuale più
rilevante, ha dichiarato di partecipare a meno di 10 spettacoli l’anno; un 33%
delle persone consultate, invece, presenzia a 10-20 concerti, circa
il 15% dai 20 ai 30. Questo significa che il questionario ha avuto una
larga diffusione tra il pubblico generalista – pur certamente appassionato o molto
appassionato di musica – e ha superato i confini dei cosiddetti "music
nerds".
Abbiamo domandato anche a quanti festival si rechi ciascun
intervistato: se per il 70% circa sono meno di 5 all'anno, per quasi il 21% la
quota è 5-10, mentre i super appassionati che ne frequentano ancora di più sono
di meno. In generale questo tipo di eventi confermano il loro appeal sul pubblico del nostro sondaggio.
Per quanto riguarda l'età, la ricerca offre la
riprova che gli amanti dei concerti sono, per usare definizioni condivise,
in larga maggioranza millennial (quasi uno su due), seguiti da generazione Z e, in misura minore,
generazione X. Le persone nate tra il 1980 e il 1995, quelle più coinvolte
nella nostra attività – e quindi, si può ipotizzare, le più "colpite"
dall'assenza della musica dal vivo – sono d'altra parte il target classico
degli eventi musicali: giovani adulti con possibilità di spesa, almeno fino
alla crisi economica post-Covid 19, e spesso ancora senza figli.
Quando torneremo ai concerti?
C’è voglia di socialità e musica live, ma solo a
determinate condizioni di salute e sicurezza. Questa, in estrema sintesi, la risposta che
arriva dal nostro sondaggio. Il 30% del campione ha voglia di tornare a
partecipare appena possibile, non appena la quarantena sarà revocata, percentuale che sale
al 50% se aggregata al dato di chi intende partecipare a patto che si
prendano le misure necessarie (principalmente l'utilizzo di mascherine e il
distanziamento sociale). L’altro
50% dell'audience pone condizioni di tipo diverso, test sierologici o vaccino, per il proprio
ritorno ai live. Solo il 2,3% dichiara che non si sentirà più a suo agio ad
andare a un concerto.
Abbiamo chiesto agli intervistati se parteciperebbero
a un live, in caso fossero costretti a indossare la mascherina: il
40% è disposto a usarla pur di tornare ai live, forbice che si allarga al
61,8% se si somma chi, oltre ai DPI, chiede test sierologici, vaccino e patente
di immunità. C’è invece chi rifiuta l’idea di un live con la mascherina o
con limitazioni all’ingresso (12,5%) e chi in assoluto non è disposto a
"sacrificare la propria libertà" durante i concerti (aggregata, è la
restante percentuale dell'audience). Anche in questo caso l'età degli
intervistati fa la differenza: facendo una sintesi estrema, la
richiesta di "libertà" e di un ritorno a una dimensione quanto più
possibile simile all'epoca pre-Covid è maggiore tra i più giovani.
La convinzione generale è che i
live ripartiranno solo nel 2021, l’anno prossimo: quasi il 75% del
campione ne è sicuro. In qualcuno resiste una residua speranza di tornare a
sentire musica dal vivo durante l'estate (3,6%), mentre una percentuale
maggiore di intervistati confida nell'autunno (22%).
Come saranno i live del futuro?
Abbiamo rivolto alcune domande sui cambiamenti che
il pubblico si aspetta nei prossimi mesi, e sulle nuove modalità (digitali e
fisiche) per assistere alla musica che stanno emergendo in queste settimane.
Per quanto riguarda la reale ripresa dell'attività live, due
italiani su tre si aspettano che i prezzi dei biglietti non saliranno.
Solo il 12% è sicuro che invece saranno maggiorati, per coprire i costi di
salute e sicurezza che gli organizzatori dovranno sostenere. Il 25% spera che
al contrario scendano (ed esprime dissenso nei confronti delle politiche di
prezzo applicate prima del Covid-19).
Capitolo streaming, una delle novità più discusse di
queste settimane di "clausura". Oltre il 50%
degli intervistati dichiara di non amare i concerti tramessi online, percentuale che sale al
75% se si somma chi dichiara di guardarli solo in assenza di alternative. Quote
residuali di spettatori, rispettivamente il 4% e l'1,6%, dichiarano
rispettivamente “mi piacciono sempre” e si dicono disposti a pagare
per vederne uno.
L'ultimo quesito proposto riguarda i concerti
in modalità drive-in, prospettiva che suscita curiosità nelle persone
coinvolte nella survey. Sebbene non siano chiare le circostanza, la formula e
la sostenibilità di questo tipo di attività, il 64%
dichiara che vi parteciperebbe: indubbiamente gli esempi positivi di Germania e
Norvegia, assieme alla voglia di uscire di casa, favoriscono il giudizio
positivo su questo tipo di offerta (per ora solo potenziale). Giovanissimi e
over 60 le due fasce d'età maggiormente favorevoli. In generale è il pubblico
più "addicted" dei live che sarebbe pronto a guardarne uno anche in
automobile.
(Copertina di Giulia Cortinovis)
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