IO
SONO UN RUGBISTA !
Duemila anni fa, il più grande orgoglio era
dire "civis Romanus sum" (io sono Romano), Oggi, nel mondo libero, il
più grande orgoglio è dire "Ich bin ein
Berliner." Io sono un Berlinese. (26/06/1963, Berlino, John F. Kennedy).
Queste
parole sono senz’ombra di dubbio una delle più belle mai pronunciate in difesa
dell’Eguaglianza e della Libertà.
John
F. Kennedy, non era di fatto Berlinese, non era tedesco, non aveva origine
tedesche, però ha affermato “io sono un Berlinese”. Lo ha fatto perché
condivideva con tutto il cuore i valori ed i sentimenti dei cittadini di
Berlino.
(in foto Raffaella Vittadello, Presidentessa del Verona Rugby ed il marito Vladimir Payano)
Durante
una conversazione inopportuna e maleducata sul mio ultimo post in facebook, una
persona mi ha detto che sono Bugiardo, che parlo a Vanvera e che “non sono un rugbista”
volendo così sminuire il valore della mia protesta.
In
merito ai primi due aggettivi, non mi soffermo, perché meritano una riflessione
approfondita. Sul fatto che “non sono un rugbista” vorrei esprimere il motivo
per cui questa persona sbaglia alla grande.
I
valori del Rugby tra gli altri sono: Nobiltà, Lealtà, Rispetto dell’Avversario,
Spirito di Sacrificio, Disinteresse, Amicizia, Coraggio, Determinazione,…
Ho
visto questi valori in tante persone fin dal primo giorno che “ho messo piede”
in un campo da rugby portando mio figlio quando aveva 9 anni al Gavagnin. Li ho
visti nei bambini più piccoli e negli atleti più grandi di tutto il club. Mi
sono però reso conto subito che tanti accompagnatori, tanti allenatori, tanti
“genitori a sostegno”, tante mamme, che ogni giorno con la loro disponibilità
ed il loro volontariato portano avanti questo bellissimo sport, anche loro
avevano queste caratteristiche e subito ho capito che il rugby era
positivamente contagioso. Fin dall’inizio mi sono reso conto che non serviva
essere stato giocatore “per essere un rugbista”.
Nella
mia vita, come tutti voi, ho dovuto “disputare tante mischie”, essere sollevato
dai miei amici, ho dovuto “tirare la palla fuori del punto di incontro”,
passarla, caricare contro un avversario, trovare spazi, placcare, …. Per questo
la vita stessa è una partita di rugby.
Ho provato orgoglio nel vedere Riccardo V., dopo un infortunio al ginocchio, mostrare la sua determinazione e forza interiore e proprio ieri pieno di gioia dirmi, dopo un anno di recupero: “Vlady, sono pronto ad entrare in campo”. Ho pianto il giorno in cui Filippo S., un giocatore talentuoso, ha avuto quel disastroso incidente, di fronte al quale ci ha dimostrato la grandezza del suo spirito, la sua immensa positività, il suo coraggio, forza di volontà e fede. Ho provato compagnia e solidarietà, quando ho portato una domenica notte Riccardo L. al Pronto Soccorso perché i suoi genitori erano lontani e non potevano venire a Verona. Mi godo la bellezza di Matilde R., quando entra in campo sorridente, presa per mano dal Capitano della nostra Prima Squadra.
Ho provato orgoglio nel vedere Riccardo V., dopo un infortunio al ginocchio, mostrare la sua determinazione e forza interiore e proprio ieri pieno di gioia dirmi, dopo un anno di recupero: “Vlady, sono pronto ad entrare in campo”. Ho pianto il giorno in cui Filippo S., un giocatore talentuoso, ha avuto quel disastroso incidente, di fronte al quale ci ha dimostrato la grandezza del suo spirito, la sua immensa positività, il suo coraggio, forza di volontà e fede. Ho provato compagnia e solidarietà, quando ho portato una domenica notte Riccardo L. al Pronto Soccorso perché i suoi genitori erano lontani e non potevano venire a Verona. Mi godo la bellezza di Matilde R., quando entra in campo sorridente, presa per mano dal Capitano della nostra Prima Squadra.
Sono
fiero nel dire al mondo che il rugby appartiene a bianchi e neri, grassi e
magri, veloci e lenti, poveri e ricchi,…, in poche parole abbraccia tutti:
basta avere un grande cuore. Ho vissuto tante volte la gioia della vittoria e
l’amarezza della sconfitta. Sono fiero di tutti i miei ragazzi perché ogni
giorno con loro imparo cose nuove. Questi sentimenti ed emozioni si vivono
ugualmente dentro e fuori del campo.
Oggi
con il dovuto rispetto che merita quel momento storico senza precedenti e della
enorme dimensione che mi separa di John F. Kennedy, mi permetto di usare le sue
parole per gridare al mondo:
IO
SONO UN RUGBISTA.
E
come John Kennedy che gridava al mondo di venire a Berlino per vedere di
persona l’ingiustizia del muro, vi invito a venire a Verona e così vedere
l’ingiustizia compiuta da chi ha chiuso le luci del PAYANINI CENTER, impedendo
a nostri ragazzi il diritto di poter fare sport e potersi allenare in un impianto
sportivo a norma, moderno, innovativo, all’avanguardia dedicato al nostro
bellissimo sport: Il rugby. Costruito senza alcun contributo pubblico né tanto
meno “sostegno morale” da parte delle Istituzioni o della Federazione Italiana
Rugby.
Costruito
solo dall’amore, dalla passione, dai sogni e dalla voglia di mostrare al mondo
quanto grande possa essere la nostra Italia anche nel rugby. Costruito da una
donna delle dimensioni immensurabili, un essere umano tra i più nobile che mi
sia mai concesso l’onore d’incontrare nel percorso della mia vita.
Il
PAYANINI CENTER è la casa del Verona Rugby e della Verona Rugby Academy. Unica
Accademia privata di alto livello in Italia. Nata con il desiderio di
permettere ai nostri ragazzi di “Inseguire i loro Sogni”. Perché i nostri
ragazzi si meritano il diritto di continuare a sognare.
Venite
a Verona a vedere di persona tutto quello che è stato fatto soltanto in favore
del futuro e così vi renderete conto del motivo della mia lotta contro “i
mulini a vento”. (Vladimir Payano)
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Si è
svolto da poco tempo il Team Building Outdoor Rugby organizzato
dal Verona Rugby per Aia
spa.
La
giornata si è svolta seguendo un programma di alta formazione con un team
d’eccezione presso una delle strutture più all’avanguardia a livello europeo,
il Payanini
Center, cornice
perfetta per vivere un’esperienza unica ed efficace.
Accompagnati
dai Coach e dai giocatori del FirstXV gli agenti di
AIA sono stati accolti nella grande famiglia del rugby e
nel suo tempio più segreto: lo spogliatoio. Da lì, dopo un briefing iniziale,
il gruppo si è spostato in campo per un allenamento in cui si sono approfonditi
i temi del sostegno, rispetto e gioco di squadra, il tutto condito da un po’ di
competizione e divertimento.
Il pranzo, pensato e seguito dalla Nutrizionista, è stato un momento conviviale in cui il team commerciale ha potuto vivere anche il famoso Terzo Tempo del rugby.
Il pranzo, pensato e seguito dalla Nutrizionista, è stato un momento conviviale in cui il team commerciale ha potuto vivere anche il famoso Terzo Tempo del rugby.
Nel pomeriggio si è svolta infine la sessione in aula con il Mental
Coach Antonello Livrieri dove si sono analizzate le
situazioni di gioco del mattino per stimolare i partecipanti a confrontarle con
le dinamiche che avvengono all’interno di una azienda.
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