Sembra passato un secolo da quel
18 novembre 2018, quando, al ‘Venturelli’ di Piombino, al termine del ‘derby
della provincia’ valido per il campionato di C1, girone F, vinto dagli ospiti
dei Lions Amaranto Livorno 5-34, l’agente sportivo certificato dalla Federazione
Italiana Rugby Luca Mantovani si avvicinò a Vittorio Valente, trequarti degli
amaranto, classe ’92, nell’occasione della sfida con lo Sporting Etruria
utilizzato estremo (con tanto di brillante prestazione e di bella meta in
velocità). Subito la proposta: “Può interessarti un progetto in Australia?”.
Valente ricorda: “Mantovani mi fece il nome di Matteo Mazzantini, come suo
conoscente toscano.
Gli raccontai che ero nato e cresciuto nelle giovanili dei
Lions Amaranto Livorno, che conoscevo Matteo Mazzantini e che ero stato
allenato anche da suo padre, Franco. Gli raccontai anche che per avevo
effettuato quasi tutto il percorso giovanile guidato da Emanuele Bertolini. Mi
disse: “Guarda, ti voglio dare fiducia; i livornesi sono coriacei e possono
arrivare dove vogliono”. Io avevo già vissuto un’esperienza lavorativa in
Australia e avevo già giocato da quelle parti. Mantovani mi passò un contatto.
Dopo appena due giorni avevo richieste da più squadre. E poi nel mese di
aprile, ho firmato un contratto da semi professionista con l’importante club
australiano degli Harlequins in Premier Ship”.
– Prima di te altri rugbisti italiani sono riusciti
nello stesso fantastico salto triplo e si sono ritagliati spazio nella terra
degli Wallabies?
“No, in assoluto sono io il primo rugbista italiano
ad essere stato messo sotto contratto semi professionistico in Australia.
Ricordo con tanta gioia la presentazione con tanto di intervista ufficiale e
firma in diretta televisiva”.
– Chi vuoi ringraziare?
“Se sono arrivato dove sono è prima di tutto grazie
alla società Lions e al presidente Mauro Fraddanni che mi ha cresciuto, a
Emanuele Bertolini che mi passava perfino a perdere a casa durante il periodo
adolescenziale, per portarmi al campo ad allenarmi.
Un grazie a tutti i ragazzi
dei Lions, al tecnico Giampaolo Brancoli che mi ha dato l’opportunità di
tornare a giocare, dopo che tutti gli altri mi avevano dato ormai per fallito.
Sono contento che la squadra amaranto sia riuscita a stabilizzarsi in B, dopo
la promozione dello scorso anno. La mia ultima finale per la serie B, nel 2014,
finì con una sconfitta per due punti di differenza (contro il Paganica, ndc).
Fu difficile da accettare quell’esito. Però questo sport e questa società ti
aiutano sempre e solo a capire che nella vita ci dobbiamo rimboccare le maniche
e ripartire a tutto gas”.
– E’ già arrivato il momento del bilancio del primo
anno da giocatore semi professionista in Australia…
“E’ stato un anno intensissimo – dice –
caratterizzato da alti e bassi, tra momenti esaltanti, infortuni e problemi con
la lingua inglese. E’ duro, per chi come me praticava il rugby solo per
divertimento e comunque solo a livello dilettantistico, abituarsi a ritmi da
veri professionisti, con minimo cinque allenamenti settimanali, più l’appuntamento
domenicale con la partita”. Breve pausa e poi aggiunge: “Riflettendoci bene
devo ritenermi davvero fortunato: questa avventura impensabile in Australia è
stato per me un sogno diventato realtà. Gli incontri sono di altissimo livello.
Ho avuto l’opportunità di confrontarmi non solo con giocatori australiani, ma
anche figiani, neozelandesi, inglesi e spagnoli. Il sacchetto dell’esperienza,
gara dopo gara, si è riempito sempre più”.
– Una curiosità: ma quando, nel terzo tempo, ai
tuoi avversari racconti dove giocavi fino a poco tempo fa, come reagiscono?
“Rimangono increduli. Sono sorpresi quando dico
loro che giocavo in Italia, solo in C1”.
– Da quanto ci risulta, sul piano tecnico ti sei
tolto, negli Harlequins, non poche soddisfazioni. Ma lontano dal campo da
gioco, nella vita quotidiana, quali sono state le difficoltà che hai superato?
“Attualmente vivo e gioco nello stato della
Victoria. Mi trovo realmente bene in questa realtà. Mi sono dovuto adattare ai
punti di vista, ai pensieri e più in generale allo stile di vita di questo
popolo. Con gli Harlequins, le soddisfazioni sono relative all’aver conquistato
un posto da titolare. La società degli Harlequins vanta ben tre squadre
seniores. Con la terza rappresentativa ho vinto campionato e coppa. Sono stato,
con 35 mete in 15 partite, il miglior marcatore del torneo. Abbiamo vinto tutto
quanto: campionato e coppa”.
– A grandi linee, a quale campionato italiano può
essere paragonato il torneo che ti ha visto grande protagonista con la terza
squadra degli Harlequins?
“Direi – replica subito Valente – proprio la serie
B, la categoria nella quale la ‘mia’ formazione italiana, quella dei Lions
Amaranto, dopo la promozione dello scorso anno, ha messo in vetrina buonissime
qualità. Buono il sesto posto colto dai miei amici amaranto, prima della
sospensione dettata dall’emergenza coronavirus. Porterò sempre nel mio cuore il
club dei Lions: è stata la mia seconda famiglia. Nonostante la distanza
dall’Italia e le differenze degli orari, riesco a seguire le sorti degli
amaranto, tra messaggi che mi arrivano dai miei ex compagni e cronache che
leggo sul sito della società. Sono orgoglioso dei risultati che i Lions hanno
saputo cogliere”.
– Sei un trequarti che può giocare in più ruoli. In
Australia dove vieni normalmente utilizzato?
“Sono stato impiegato mediano di apertura e secondo
centro, ma soprattutto come estremo, il ruolo in cui riesco ad esprimere tutte
le mie caratteristiche offensive e difensive. Sono contento quando vedo
divertirsi, magari grazie ad una mia giocata, i supporters che ci seguono la
domenica”.
– Dopo l’avventura con la terza squadra degli
Harlequins, per te è arrivata ‘la promozione’ in seconda e prima squadra, vero?
“Esattamente. Dopo l’ottima annata con la terza
rappresentativa, sono stato convocato nella seconda formazione. In tale
campionato siamo arrivati secondi battuti in finale dal Malbourne, una delle
favorite. Sono riuscito a scalare le gerarchie e ‘toccare’ la prima squadra. I
campionati della prima e della seconda squadra degli Harlquins sono
paragonabili rispettivamente alla Top12 e alla serie A italiane”.
– In Australia hai potuto conoscere grandissimi
giocatori della palla ovale..
“Mi tremano ancora le gambe se penso di aver
conosciuto e aver stretto amicizie con atleti che militano nel super rugby. Tra
loro Trevor Hosea, Taylor Acheson e Angus Arundel, ragazzi che mi hanno aiutato
in questa esperienza nella terra degli Wallabies”.
– Ora non sei più un tesserato degli Harlequins..
“Il rapporto con gli Harlequins non si è chiuso nel
migliore dei modi, purtroppo. Tra me e la società sono sorti problemi. I
rapporti lavorativi non si sono conclusi benissimo. Per non rimanere fermi, io
e molti altri giocatori che hanno vissuto la mia stessa situazione, ci siamo
affidati ai nostri procuratori. Attualmente sono in preparazione, in un periodo
di prova, con la Power House Rugby, squadra che milita nello stesso importante
campionato della prima squadra Harlequins. Purtroppo anche da noi, per colpa
della pandemia da Covid-19 (che qua in Australia chiamano il jolly) attualmente
è tutto fermo e non si sa quando potremo tornare a giocare”.
– Al di là del rugby, come vive l’Australia
l’emergenza coronavirus?
“Stanno cercando di cautelarci, facendoci restare a
casa il più possibile. Ma ancora è tutto molto confuso. Non siamo in
quarantena. Alcune attività lavorative non hanno subito stop. Ma è una
situazione in divenire: ogni giorno assistiamo a conferenze stampa e mi sembra
che non ci sia una linea coerente. Mi sembra che in ogni momento, chi deve decidere
cambi idea. Ovviamente, come ogni italiano all’estero, mi tengo informato il
più possibile per sapere cosa sta succedendo in patria. Lunghe le videochiamate
con i familiari. Ci tengo da matti a ringraziare tutte quelle persone che danno
una mano agli anziani e alle persone in difficoltà nella spesa e, soprattutto,
è doveroso ringraziare i nuovi ‘supereroi’ col camice che sono rinchiusi dentro
un ospedale tutto il giorno, per cercare di salvare il maggior numero di
pazienti. Grazie davvero”.
– Hai un motto per questo amaro periodo storico
che, nostro malgrado, stiamo tutti quanti vivendo?
“Direi che #DISTANTIMAVICINI è il motto giusto”.
– Concludiamo parlando dei tuoi obiettivi futuri…
“Beh, attualmente vivo bene qua in Australia.
Questo campionato mi diverte. Ho richieste in Europa, soprattutto in Spagna e
in Inghilterra. Mai dire mai: chissà, forse riesco ad avvicinarmi a casa.. I
miei obiettivi sono sempre gli stessi: voglio giocare ad alti livelli. Forse
qualcuno mi potrà giudicare un immodesto, ma sono consapevole delle mie doti e
di quello che posso dare, crescendo allenamento dopo allenamento, partita dopo
partita. Può anche darsi che sia una crescita a piccoli passi, ma voglio
dimostrare tutto il mio valore”. (FabioGiorgi)
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