giovedì 16 aprile 2020

EMERGENZA RUGBY - La cronaca di un anno di rugby con Mariano Vergassola del R.C.Spezia.










 “Mai così grandi”, questo il titolo che avevo preannunciato al nostro Presidente all’arrivo dell’attesa duecentesima iscrizione, che è arrivata, a pandemia iniziata, con il tesseramento del secondo medico sociale che si era reso necessario già da tempo vista la densissima attività giovanile.








 Con la prima squadra che a febbraio, prima della sospensione definitiva del campionato, veleggiava sola al comando con 11 punti di distacco a due partite dalla conclusione del girone e che già si preparava per le semifinali con l’obiettivo dichiarato della promozione nella serie C nazionale e un settore giovanile che fino a pochissimi anni fa poteva sembrare neanche pensabile: “mai così grandi” era il titolo giusto.
Scorro i numeri: tre squadre under 6, due squadre under 8, tre under 10, una under 12, due under 14 e due franchigie (con ProRecco) per i 16 e i 18. I dodici tecnici con cui eravamo partiti erano diventati insufficienti, ma altri quattro a febbraio hanno terminato la prima parte del corso e sostenuto l’esame per l’abilitazione temporanea. Ora ci sono i numeri per la “squadra" dei tecnici che con 16 unità potrebbe scendere in campo permettendosi anche una riserva (che in questo caso forse sarebbe il posto più ambito).









 “Mai così grandi”. Mi piacerebbe che nonostante la sospensione definitiva del campionato, la grandiosa performance della prima squadra con 288 punti fatti (44 mete) e 86 subiti, fosse comunque ricordata e in qualche modo celebrata dalla città per onorare non solo i meritevoli atleti che hanno partecipato alle gare, comunque tanti, ma tutti i 56 giovani adulti che in questa stagione sono scesi in campo ad allenarsi con ogni condizione climatica, senza risparmiarsi, al cento per cento come si fa nel rugby e sempre dopo una giornata di lavoro: “mai così grandi”. La pandemia ci ha fermato, anzi per un po’ ci ha fatto perdere la voglia di giocare, ci ha riportato bruscamente a quelle che sono, che dovevano essere, le nostre priorità, come quelle di tutti gli italiani. Federugby ha per prima, tra le federazioni sportive italiane, preso una posizione netta rispetto ai sacrifici necessari per combattere l’epidemia, la nostra Scuola Rugby ha ancor prima sospeso le attività seguendo i provvedimenti delle scuole, nell’assoluto rispetto dei nostri piccoli atleti e delle loro famiglie. 










Ma i primi che ci hanno ricordato l’importanza del gioco, anche nei momenti più difficili, sono stati i nostri bambini. Poi siamo stati costretti tutti ad ammetterlo: la vita prima di tutto, ma una vita piena non può essere senza il gioco, che per noi è il rugby. Allora in questa quarantena, che rispetteremo fino alla fine, non vogliamo perdere la concentrazione e rilanciamo con forza l’idea di un centro rugbystico provinciale degno di questo nome, i tempi sono maturi. Ci stiamo lavorando. Pensiamo ad un impianto nuovo, di nuova concezione, un impianto post pandemia. Un centro della salute fisica e mentale, con spazi adeguati per sportivi giovani e meno giovani, un centro di prevenzione primaria. Un centro sportivo educativo che si autosostenga, che crei occupazione e crescita soprattutto umana. Ci stiamo preparando per presentare un nuovo progetto alla città che sia un segno di rinascita. Noi che siamo abituati a ricevere la palla indietro per riportarla avanti, che sappiamo organizzare fasi di riconquista, che siamo abituati a risalire il campo centimetro per centimetro, ora, che il gioco si fa duro, lavoriamo per poter riaffermare ancora: “mai così grandi”.
(Mariano Vergassola D.S. Rugby Club Spezia, foto nr. 2)

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