DE BRITANNICA EXPEDITIONE
11,
12 e 13 aprile 2019
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Lo sbarco in Britannia,
ideato e fortissimamente voluto da Be Be Zop Charlie, alla fine è stato
effettuato da una nutrita vessillazione equestre, desiderosa di esplorare i
meandri del gioco della palla ovale prendendo lezioni, pioggerella e freddo in
quel di Farnham (Surrey), ospiti della locale compagine old denominata Les
Escargot’s. L’operazione è stata resa possibile dall’impegno profuso
primariamente dal prefato BBZC, dal rigore ordinatorio del Piccolo Lord, dalle
cavillature mentali del Guardiano del Melo, dalle silenti ma preziose
ricognizioni di Afelix e dalla perenne buona predisposizione di Gattaka. Le
gesta dei Cavalieri, in campo ma soprattutto fuori dal campo, verranno seguite
e descritte passo passo, divenendo l’oggetto di queste brevi annotazioni di
viaggio.
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1. PROLOGO –
mercoledi 10 aprile 2019, ore 19.30, Club House del Carlini ovvero “ma mi
stanno meglio le braghette taglia M o è meglio che prendo quelle taglia L?” Gli
ultimi dettagli, la formazione degli equipaggi dei van affittati, il saldo
delle somme anticipate da alcuni volenterosi ma, soprattutto, la distribuzione
dei maglioni nuovi con il logo di San Giorgio sul petto e delle braghe da gioco
nuove, sono state le attività che hanno riscosso maggiore gradimento nella gran
parte dei Cavalieri accorsi. Il morale sembra alto e nessuno ha espresso dubbi
di alcun tipo. Oltre al pane ed ai pesci sono state distribuite n° 4 maglie
arlecchine messe a disposizione dalla Gens Arnulfa (A.II e A.III) che
unitamente ad Adriano (discendente diretto del costruttore dell’omonimo Vallo)
sono già sbarcati clandestinamente sull’Isola per costituire una efficace testa
di ponte.
Alcuni credevano si trattasse della trasferta a Isle sur la Sorgue
(F) che al momento pare, dico pare, essere saltata. Non ci sarà spazio per
assistere ad una partita di Guinnes Premiership (si chiama ancora così?) ma in
compenso verrà disputato anche un allenamento al tocco. Così sembra. E’ stata
ribadita a gran voce la necessità di salviettine detergenti stante la
deficienza inglese nell’ambito dei bidet. Si è raccomandata la puntualità (che
sta ai Cavalieri come il diavolo sta all’acqua santa) ed è stato consigliato di
portarsi dietro un asciugamano da bagno. Ma non dovremmo trovarne almeno uno
nel posto in cui dormiremo? Il Marchese della Provola all’ultimissimo momento
deve rinunciare alla trasferta per un improvviso ed importante problema di lavoro.
Anche Shunkawakan sarà assente non ostante abbia pagato per intero il costo del
viaggio. L’euforia generale è identica a quella delle gite ginnasiali con la
riserva mentale di mettere in ginocchio le professoresse accompagnatrici;
l’immagine evocata fa sorgere spontaneamente la domanda: ma nella nostra gita
ci saranno accompagnatrici e, soprattutto, professoresse e/o professoressi?
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2. PARTENZA
– giovedi 11 aprile 2019, ore 10.05, aereoporto C. Colombo ovvero “chi manca,
ci siamo tutti? Chi non c’è lo dica! I biglietti chi ce l’ha?”. Le
raccomandazioni erogate nella riunione di ieri sono servite a poco (ma era fin
troppo facile prevederlo): un discreto numero di marinaretti con il pon pon ed
il sorriso stampato sulla berretta d’ordinanza sono arrivati ben oltre l’orario
suggerito dai mèntori. Ma pur sempre in tempo per partire, ch’è quello che
conta! Qualche insignificante dimenticanza, qualche documento di prossima
scadenza ma ancora in corso di validità. Si rivedono tra i ranghi Hank
Mantovacci e Sir George Frozenbeard. Una bellissima presenza quella dei
giovanissimi Tommaso Juvara, Tommaso e Nicolò Galliano, Giovanni e Filippo
Nostro, Thomas Avigliano. Alla combriccola giova il compassato sorriso di Gaja
Villa che controlla con discrezione i movimenti dei giovani avanguardisti che
solo sull’aereo smettono di passarsi la palla ovale. Ripetute disquisizioni
suIle misure del bagaglio ammesso in cabina risolte d’imperio dal personale di
terra della compagnia. Alcune timide richieste di non far sedere il Necchi, il
Sasso e Frà Corizio da Varagine nello stesso lato della cabina. Il bar del
Colombo - che ci fa ritrovare dietro al bancone il sorridente e massiccio
Alenoto - si affolla per l’ultima striscia di focaccia (portata ed offerta dal
sempre generoso Chierichetto Mestruato) e l’ultima moka prima delle ciofecherie
d’oltremanica. Balza agli occhi nel mare di magliette bianche d’ordinanza la
polo bordeaux dell’Oplomaco, dovuta all’interminabile trasloco in corso. Il
Supremus Rigidis Dictator si aggira felpato tra i capannelli dispensando, a
piene mani, sonori mandamenti affanculo. Insomma tutti abili, arruolati e
dunque imbarcati. Qui piove come sarà il tempo su? Farnham cave Equites.
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3. ARRIVO –
ore 11.30, Luton airport, rent a van, partenza per Farnham. Quello che si
avverte appena varcata l’uscita dell’aeroporto è la temperatura rigida volgente
al puro freddo. Subito dopo ci prende e ci tiene prigionieri per un bel po’
l’odore acre del cherosene degli aviogetti nel loro incessante muoversi da e
verso le piste. Qualche anziano Cavalieri (leggi Rigidus) scruta con occhio
esperto i cantieri che circondano l’area aeroportuale. Le operazioni di
recupero dei van e di imbarco sugli stessi – che una comitiva di ottantenni
giapponesi in gita in Europa avrebbe compiuto ordinatamente in non più di 15
minuti – assorbe circa un’ora e mezzo di tempo, in un concitato vociare che
richiama alla mente l’indovinello basato sull’attraversamento di un fiume in
una barca dove non possono stare contemporaneamente la pecora, il lupo ed il
cavolfiore. Cinque veicoli, due autisti abilitati su ognuno. Il Clan dei Mc
Pampers (Amish, Acropt, Ziotarzàn e il Rigido) è rimasto unito nel van condotto
dal Guardiano del Melo. Per le doti organizzative e l’abilità nei calcoli si
mettono in questa fase in luce Maicol Supplay e Matt Wales. Gattaka invece
esibisce la sua interminabile pazienza. Dopo circa due ore di viaggio sulla
corsia sbagliata si raggiunge il Premier Inn di Aldershot dove la truppa si
acquartiera prendendo possesso di camere semplici ma pulite e razionali; gli
accoppiamenti, rectius la formazione delle coppie, per ogni stanza avviene
quasi in tempi normali; nei rapporti con gli aborigeni addetti al servizio di
camera incomincia la litania dell’inglese creativo e macheronico, condito nelle
risposte dal rituale “io no spik inglìsh”, colonna sonora di ogni gita di
italiani in terra sassone. All’esterno l’aria è sferzata dall’inconfondibile
odore di burro marcio, di cipolle e di olio esausto che ha cotto quintali di
patate fritte, che puoi avvertire in qualsiasi stagione, in ogni luogo ed a
qualsiasi ora. Si consuma il primo pasto, scorrono le prime pinte. Gli
avanguardisti provano schemi, si rincorrono ixando passandosi incessantemente
la palla. Viene costituito il duo Ollio & Ollio costituito dai gemellini
uguali: il Necchi e il Sasso.
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4. PRIMO
CONTATTO. Alle 19.00 si arriva sul campo del Farnham Rugby Club. C’è freddo ma
non ci sono comitati di accoglienza. Restiamo in balia di noi stessi e
dell’invidia per un campo splendido, infestato da erba soffice, verde e
compatta. I giovani avanguardisti lo occupano immediatamente riprendendo i
giochi interrotti nei dieci minuti di macchina occorsi per arrivare. Si fa vivo
alfine Paul l’amico di penna di Be Be Zop che propone di conoscersi sul campo
in un amichevole tocco. Impressionante il ritmo e l’handling di questi giovani
old (l’età media è sui 38/40) che si sparano passaggi come con la fionda, ad
una velocità impensabile alle nostre latitudini e senza cagarsi una palla. La
prestanza è notevole ed anche i 3 o 4 che come età si avvicinano ai 50, seppur
in sovrappeso di birra e con panza pronunciata, corrono come indiavolati, fanno
passaggi di venti metri come niente e sanno sempre dove stare. Grande
cameratismo, sorrisi e strette di mano alla fine. Ma era meglio non conoscerli;
era meglio scoprire la dura realtà domani in partita. Si mangia in club house
un piatto unico costituito da salsiccia al forno, salsiccia impanata e fritta,
purea e piselli senza sale al costo di 4 sterline. La birra è buona e costa
altrettanto. Si festeggia il genetliaco di BBZC con il (generatore d’orchiti)
canto della mosca. Gli avanguardisti, anche fra i tavoli della gente intenta a
mangiare, continuano a rincorrersi ed a divertirsi passandosi la palla.
5. SECONDO
GIORNO – venerdi 12 aprile, mattina e primo pomeriggio. Da sottacere le
quantità industriali di cibo consumate al breakfast. Una persona normale non
potrebbe mai farcela nemmeno a pensarlo. Acropt è dell’avviso che il personale
prenderà nota dei cognomi di tutti i facenti parte del gruppo e se ci dovesse
essere una nuova occasione di soggiorno, dopo una consultazione rapida alla
black list, al richiedente verrebbe opposto un sobrio ma rigoroso “sold out”.
Si parte in gita suddividendosi in variegate vessillazioni: quelli che vanno a
Londra e poi straripano nel centro città; quelli che vanno a Stonehenge ed al
fine di far venire più meglio la foto ricordo spostano qualcuna delle pietre
che per farle vedere gli inglesi chiedono 25 pounds; quelli che vanno a
visitare il castello Windsor ed i luoghi sacri del rugby e quelli che vanno
alla National Gallery a ripercorrere i luoghi e gli itinerari artistici
trasportati poi nei vari film cult. In quest’ultima mini unit, che ospitava sul
proprio van transfughi di altri veicoli, la Commissione per le Massime
Onorificenze – a Londra convocata in seduta permanente – adotta importanti
decisioni. Insignisce il Capo di Prima Classe Rock Hartman del titolo di Best
Driver de Noantri e cioè Il Marchese del Van (col voto determinante dei
transfughi che avevano avuto modo di valutare gli altri conducenti “quello ha preso
troppi marciapiedi, quell’altro guida a strappi nervosi, quell’altro è troppo
remissivo”). Nella peregrinazione sotteranea, per l’abilità dimostrata nel
trovare le linee giuste della metropolitana e per la non chalance con cui
individua percorsi e fermate sempre il Capo di prima Classe R. Hartman viene
insignito ipso jure del titolo Lord of Tube che per i non anglofoni significa
grossomodo Il Signore del Tubo.
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6. SECONDO
GIORNO - Venerdi 12 aprile tardo pomeriggio. Le varie turme riguadagnano a metà
pomeriggio l’accampamento per ritirare le borse ed essere puntuali
all’appuntamento con gli ospiti. Si fanno sentire per l’aere i risultati
venefici dell’ingestione scriteriata di quintali di uova con carne di porco,
fagioli col ketchup e salsicce di struzzo. Il primato nella diffusione di
queste micidiali miscele spetta al Sasso che viene all’istante, inaudita altera
parte, insignito del titolo di Sir Zyklon B Bomber che, per ringraziare, ha
impestato a più riprese gli spogliatoi e le vie adiacenti al campo da gioco con
bombe da far impallidire anche Giorgello Frozenbeard. Il tempo scorre lento ed
inesorabile. Nessun lieve terremoto, nessun lutto nelle scuderie della Royal
Family e nessuna rivolta dei discendenti dei reggimenti Gurkha per l’aumento
del costo della birra. Insomma niente che possa motivare l’annullamento della
partita senza perdere la faccia.
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7. SECONDO
GIORNO – Venerdi 12 aprile, partita alle ore 19.30. Scesi in campo sotto lo
stendardo con la Croce di San Giorgio:
Zucchi – Capitàno (sempre
sia lodato), Avigliano, Bagnara, Barbagelata, Borzone, Capalbo, Cavalleri,
Corinni, Crotti, Elies, Felici, Galiberti, Galliano, Gropplero I Gropplero II,
Juvara, Mangiapanello, Martino Tomaso, Micco, Morasso, Nostro, Olivieri
Alfredo, Provvedi, Rocca, Saturnino, Vassallo.
A bordo campo a soffrire,
prendere freddo e bere birra e sidro: Arnulfo II, Arnulfo III, Andrea Oliva,
Giuseppe, Gaja & Avanguardist, Adriano Montano, Hank Mantovacci, Il Necchi
e Peter Van Zaam.
Per dirla chiara e farla
semplice: non avremmo mai potuto vincere ovvero “ad impossibilia nemo tenetur”.
Avevamo le stesse possibilità che ha un fromboliere di tirare giù con una
pietra un elicottero Apache. Cilindrata e carrozzeria delle due squadre sono
molto distanti tra loro provenendo da fabbriche molto diverse. Non ci è stato regalato
niente dagli avversari in fase difensiva; essi però hanno dato l’impressione di
voler gigioneggiare in attacco per non infierire (questo sentire non è tipico
dei british in generale e del rugby in particolare “onori per davvero
l’avversario se lo sotterri sotto una caterva di punti”); infatti quando hanno
voluto hanno impresso accelerazioni cui resisti non potest che si sono
trasformate, senza soverchie difficoltà, in meta. Le segnature arlecchine sono
state tutte meritate e forse gli avversari non si aspettavano tanta
determinazione e tante mete. Una di potenza (il Tonitruante), una di spinta
(John Eatlittlebread), una di rapina (Matt Wales in combutta con ‘Ntony ‘Nduja)
ed una di fino (Be Be Zop Charlie). Per la bella prestazione di Valentino schierato
nei centri (che in un paio di percussioni si è portato dietro, appesi per le
cosce e per dieci metri, una coppia di impotenti difensori) la Commissione per
il Conferimento dei Nomi di Battaglia ha stabilito di insignirlo dell’evocativo
nome di ValTonga.
Caduti sul campo
dell’Onore: Il Piccolo Lord, uscito per una storta alla caviglia; Von Skik
uscito per sospetto stiramento non mi ricordo dove, Kaiser Franz che già
dall’allenamento della sera precedente si portava dietro qualcosa di muscolare,
forse alla coscia sinistra e Fat Bub che a seguito di un placcaggio a ribaltare
ha sbattuto la capoccia sul terreno restando per qualche tempo visibilmente
stranito.
Tre tempi da 20 minuti
disputati e 4 Cavalieri del Match: il Tonitruante, il Sannita, Maicol Supplay e
Juvi. Cavalieri della Trasferta i mai domi giovani Avanguardisti. Cavaliere ad
honorem per il coraggio dimostrato a venire con noi Gaia Villa. Tutti i
partecipanti all’evento – che verrà trascritto a futura memoria nei registri
eponimi e collocato tra i dies fasti – sono insigniti del titolo di Duchi del
Surrey, trasmissibile in via successoria.
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8. SECONDO
GIORNO – Venerdi 12 aprile, terzo tempo e notte. Ovvero “ma non potevate darmi
una cazzo di salsiccia qui, a bordo campo, senza farmi scarpinare per un’ora a
piedi e condurmi in un cazzo di posto in cui non mi piace la roba da mangiare
che danno?” Effettivamente riusciamo a mettere sotto i denti qualcosa (sembrava
provenire da un take away pakistano o giù di li) dopo più di un’ora di cammino
a piedi. Ci hanno suggerito di lasciare, non si sa bene per quale motivo, le
macchine al campo. Chi sente freddo, chi si lamenta del cibo, chi cerca di
rimorchiare, chi beve qualche birra, chi resta in disparte incazzato ma gli
Avanguardisti, per niente paghi, continuano a giocare, a rincorrersi e ad
inventare trastole con la palla ovale. Cala improvvisamente la notte fonda, il
gran freddo non si è mai allontanato, si fa ora di ritornare ai quartieri. Il
ritorno coi van è reso possibile da una lunga scarpinata di Arnulfo III che
recupera tornando a piedi il proprio veicolo, ritorna nel bar del terzo tempo
per caricare i drivers e portarli dunque al campo per il recupero dei mezzi.
Sono state segnalati riti
ossianici celebrati da un nutrito gruppo di affamati ed insonni Equites sulle
panchine pertinenti al Premier Inn. Sono state consumate birre, bottiglie di
vino cancarone, formaggio britannico, qualche insaccato di provenienza asiatica
e, (horribile visu), sono state bevute uova crude, il tutto acquistato nel
supermercato h24 adiacente all’hotel.
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9. TERZO ED
ULTIMO GIORNO – sabato 13 aprile, abbandono dell’accampamento, gita a Londra,
aeroporto di Luton, ritorno. Sono resistibili le attività che hanno occupato le
varie turme tra il ritorno a Londra ed il ritrovo in aeroporto a Luton. Due
però vanno segnalate per la loro singolarità. La prima è avvenuta a margine di
un canale navigabile che adduce al quartiere di Camden verso il quale, in
ordine sparso, un buon numero di marinaretti stava procedendo. In acqua
numerose imbarcazioni con fuoribordo elettrico ed occupanti intenti al consumo
di un brunch supplementare allietato da vino e birra. In acqua anche vaporetti
turistici della stazza di quelli che infestano il Canal Grande a Venezia.
Appartati a qualche metro dal detto canale ma visibili da tutti, alcuni
marinaretti iniziano a mingere in compagnia, come dice la famosa filastrocca,
volgendo pudicamente le terga al pubblico fluviale. Gli è che le occupanti di
una delle barchette trabiccole, per scattare foto ricordo ai minzionanti, hanno
per qualche secondo trascurato il governo del natante che è andato a sbattere
contro un vaporetto che le ha scaraventate sull’argine di mattoni danneggiando
il fuoribordo e lasciandole dunque in balia di se stesse. Il secondo fatto
davvero singolare, da rasentare il limite dell’impossibile, riguarda
l’Ispettore Rock che appena ieri aveva meritato il titolo di Lord of the Tube
per la maestria e bravura nel muoversi tra i binari della metro a cento metri
di profondità. Ebbene, sarà per la serataccia che i nostri anfitrioni gli hanno
fatto passare ieri sera, sarà che l’ora di sole presa nei giardinetti
dell’hotel dopo la colazione avvenuta alle 06.30 local time non gli è bastata a
ricaricare le batterie, sarà che la visita ad Harrods gli sarà costata una
cifra, ma sta di fatto che si è presentato all’appuntamento con il contubernio
trasportato dal suo van con 35 minuti di ritardo perché “ha sbagliato a
prendere una linea, perdendosi nei meandri sottoterra”. Pochi secondi sono
bastati al Sesto Conte di Brufen Sir Acropt perché sottoponesse alla Commissione
per le Punizioni delle Gravi Manchevolezze Equestri l’increscioso episodio.
Ancora meno tempo è bastato alla Commissione per revocare, con effetto
immediato e retroattivo, il titolo di cui per brevissimo tempo ha goduto
l’Ispettore Rock. Del che è verbale.
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10. ARRIVO A
GENOVA – sabato 13 aprile ore 21.30. Le operazioni di sbarco sono state
rallentate dalle ultime norme anti immigrazione (ma dde chè) e dalla voglia di
lavorare dei preposti al controllo passaporti. Fuori troviamo la piova. Alla
prossima trasferta.
O’mero Stanco.
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