mercoledì 28 agosto 2019

Nel Chieri Rugby si insegna ai ragazzi che per correre più veloce devono studiare; per essere più intelligenti, devono correre.
Può sembrare una provocazione, ma recenti studi hanno confermato che è proprio così.


Sono ormai noti a tutti i benefici del movimento fisico sulla salute, sul benessere e sulla forma fisica; parlandone si cade quasi nel banale; è in oltre noto a molti che l’attività sportiva può influire positivamente sul profilo psicologico e può aiutare a combattere l’ansia a favore della serenità e l’autostima.
Recenti ricerche riguardo gli effetti dell’attività aerobica sullo sviluppo di capacità conoscitive (proprietà del linguaggio, logica matematica, etc..) hanno avuto risultati sorprendenti.
Ma andiamo per ordine: torniamo indietro ai primi anni 2000, quando tramite test su animali, era stato documentato come un ambiente che stimolasse il movimento permettesse di avere effetti positivi sulla formazione dei sistemi neurali, capacità di apprendimento e di memorizzazione proprio perché l’esercizio fisico influisce sulla crescita e costruzione del cervello attraverso una migliore irrorazione del sangue alle cellule nervose.
Ovviamente cominciarono subito una serie di studi per capire se ci fosse una simile relazione anche sull’essere umano: i risultati sono stati straordinari.
Proprio grazie allo sviluppo di nuove tecniche capaci di leggere le attività neuronali, è stato possibile mettere in relazione l’esercizio fisico con la formazione delle strutture neurali nel cervello, confermando e soprattutto misurando quello che i più grandi filosofi Greci avevano già intuito 2.500 anni fa: se vuoi essere più intelligente, devi correre!

La domanda nasce quindi spontanea, che cosa hanno misurato e confermato le ricerche nel campo?


Hanno misurato quello che ogni genitore già intuisce quando vede il proprio bambino sdraiato sul divano mentre guarda la TV o gioca ai videogiochi. E’ facile avvertire che mentre il bambino è “imbambolato” sul divano, non stia facendo esperienze quindi il cervello non sia stimolato, non si stia arricchendo, non stia crescendo. Tutto confermato dai dati che la ricerca pubblicata su Nature (tra le più autorevoli riviste scientifiche del mondo) ha messo in evidenza:
c’è una relazione diretta tra l’attività fisica e le performance cognitive dei bambini tra i 4 e 18 anni.
Quali performance cognitive? Praticamente tutte: capacità percettive, quoziente intellettivo, capacità comunicative, capacità di calcolo matematico, con ripercussioni positive sui risultati scolastici. Questi risultati hanno stimolato altre ricerche su base statistica per il confronto dei risultati accademici tra studenti che praticassero una vita sportiva regolare e chi no: di nuovo i risultati sono stati impressionanti.

E’ emerso che mediamente, i ragazzi con migliori capacità aerobiche, hanno ottenuto punteggi più alti ai test sulla padronanza del linguaggio e capacità di calcolo matematico.
Sono stati fatti gli stessi studi sugli adulti ed è stato riscontrato che la pratica di attività aerobica favorisce in modo evidente ed inequivocabile lo sviluppo di capacità organizzative, di pianificazione, facilità nel prendere decisioni, multi-tasking, gestione delle ambiguità: tutte capacità molto ricercate nei profili dirigenziali. 
Ma non è tutto qui. Negli ultimi 20 anni sono anche stati studiati gli impatti sull’attività celebrale e formazione del cervello: è emerso che chi fa più sport ha mediamente più attività celebrale (più connessioni e stimoli elettrici rilevati) e soprattutto zone del cervello con volumi maggiori: corteccia prefrontale, lobo temporale e sostanza bianca anteriore.

Le conseguenze degli studi

Questi risultati fecero ovviamente fatto molto rumore a livello Europeo, tanto che partì subito un progetto per la creazione di una scuola in Svizzera dove i bambini delle elementari, dai 6 agli 11 anni, potessero seguire le lezioni stando in movimento. Dopo i primi cinque anni sperimentali hanno cominciato a verificarne gli effetti sulla resa scolastica degli studenti. E’ emerso che grazie al movimento l’apprendimento è più efficace: gli allievi sono più concentrati e recettivi e raggiungono migliori risultati perché le lezioni in movimento consentono una forma di apprendimento «a più canali» attraverso tutti i sensi.
Altri istituti negli Stati Uniti hanno adottato una strategia opposta, hanno completamente rimosso le ore di ginnastica a favore di materie didattiche nella convinzione di poter migliorare i risultati accademici: ebbene, dai test effettuati, non è stato riscontrato nessun dato empirico che mostrasse un miglioramento nelle prestazioni accademiche. Al contrario è stato verificato che in caso di problemi di obesità, i risultati scolastici in media tendono a diminuire.
Quindi perché non trasformare le risorse e gli investimenti spesi per queste ricerche in benefici per i nostri bambini, magari attraverso politiche educative innovative nelle scuole: facciamoli correre! Noi del Chieri Rugby siamo già pronti al cambiamento.

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