STEFANO RAFFIN É IL NUOVO RESPONSABILE
TECNICO DEL COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA DELLA FEDERAZIONE ITALIANA RUGBY
Parma – Dopo il saluto a Stefano Romagnoli il Comitato Regionale
Emilia-Romagna della Federazione Italiana Rugby da il benvenuto al nuovo
responsabile tecnico regionale: Stefano Raffin.
56enne nato a Napoli, si è formato rugbisticamente nelle
giovanili della Partenope Rugby di Napoli, squadra in cui ha militato anche il
padre. La carriera ovale ha portato Raffin ad allenare ad Udine, a Casale sul
Sile (TV), a Conegliano (TV) e poi ad Imola (BO), passando dall’Under 6 di
Udine alla promozione in serie B dell’Imola Rugby fino al seven. Raffin è
preparatore atletico-fisico e Responsabile Sviluppo Club della Federazione
Italiana Rugby.
Come ti sei avvicinato al rugby
e che esperienza puoi condividere coi tecnici dei 60 club affiliati al
CRER?
Il rugby è parte sostanziale della mia vita. Figlio d’arte, vengo da una famiglia di sportivi e rugbisti e lo sport, ed i suoi principi e valori, in generale sono stati la dorsale della mia personale formazione. Nel tempo ho ampliato molto le mie conoscenze e studi e oltre al rugby, che mi ha portato a girare, in veste di allenatore e direttore tecnico, parecchi club. In Veneto ed in Emilia Romagna ho allargato il campo raggiungendo la qualifica di Istruttore in FIDAL (Atletica Leggera) e Tecnico federale FIPE (Federpesistica). Una lunga gavetta, dall’Under 6 alle Senior mi danno sicuramente una visione a 360° gradi dell’esigenze dei club ed è questa sicuramente quella che voglio metter a piena disposizione del movimento regionale.
Cosa ti ha portato ad accettare
questo importante ruolo?
Come in tutte le sfide vi sono delle motivazioni estrinseche ed
altre personali. Ho percepito sin dal mio arrivo tre anni fa in regione
l’enorme potenziale di questo territorio. La rete di Società, di
Infrastrutture, di impianti sportivi, la ricchezza produttiva sono tutti
elementi che in Emilia-Romagna esprimono grandi eccellenze ed uno standard
mediamente alto di professionalità ed interesse. Abbiamo in regione una delle
massime espressioni del rugby ad alto livello quale la franchigia della Zebre
Rugby con cui sviluppare sicuramente progetti e sinergie. Un territorio
grandissimo che ha nella conformazione geografica, ad esempio, uno degli
elementi critici su cui lavorare; da Piacenza a Rimini per intenderci la
distanza è tanta e trovare modo di render tutti partecipi ad uno stesso
processo è sicuramente una delle motivazioni che sento; dare maggior omogeneità
su tutto il territorio al movimento rugbistico, in tutte le sue declinazioni, è
il focus.
Quelle personali sono motivazioni più dirette; amo le sfide e
percorrere dei viaggi importanti di crescita insieme a persone motivate,
godendo sia del viaggio che dei risultati raggiunti, è qualcosa che mi
appartiene profondamente. In questo caso percepisco e condivido da parte di
tutti i soggetti interessati, in primis il nuovo consiglio del Comitato
Regionale Emilia-Romagna della Federazione Italiana Rugby ed i tecnici e
dirigenti, che ho già avuto modo di incontrare, il desiderio di esser squadra;
lo considero un fantastico segnale del fatto che sarà un bellissimo
viaggio.
Una rivoluzione per quel che
riguarda la struttura dei centri di formazione, spiegaci cosa cambierà e in
cosa la struttura tecnica del comitato regionale potrà dare il suo fondamentale
apporto?
L’organizzazione del lavoro in Under 17 cambia radicalmente sulla
base delle indicazioni del nuovo Consiglio Federale. Da quest’anno l’attività
dei centri di formazione, in preparazione dell’alto livello, torna nei club ed
ogni società avrà il compito di sviluppare il percorso dei ragazzi in categoria
e, per quelli che risponderanno a criteri di individuazione e selezione, di
mettere a disposizione le risorse strutturali e tecniche per consentire lo
sviluppo delle capacità fisico/tecniche del singolo atleta. Andranno quindi
individuate le società che dispongono già di tutto il necessario per poter
avviare questo processo e quelle che richiederanno un maggior sostegno da parte
del Comitato Regionale che metterà a disposizione la propria rete di tecnici di
area e preparatori coordinati da un responsabile del progetto ed ovviamente
dalla mia figura.
Come sta a livello tecnico il
movimento regionale dopo questa lunga e difficile pandemia?
La pandemia ci ha costretti tutti a rivedere i nostri personali
orizzonti ed ha anche fortemente limitato la progettualità sia sul piano
personale che professionale. La volontà percepita però è stata quella di
esserci, di dare segnali forti di resilienza e di esser pronti a riprender il percorso
nei circa 60 club del territorio. Ho vissuto in prima persona tutto questa, da
tecnico e direttore di club del territorio ed ho quindi percepito sia le
difficoltà dei mesi di quarantena, quanto il riaffacciarsi al campo di tante
bambine e bambini, ragazzi, giocatori, genitori appena il virus ci ha dato un
attimo di respiro.
Nella lunga pausa, grazie anche alla nuova piattaforma di e-learning
sviluppata dalla Federazione Italiana Rugby, vi è stato un aumento esponenziale
di tecnici ora disponibili e spendibili nelle attività del movimento regionale
e che saranno sicuramente artefici della ripresa.
Come dicevo prima, il potenziale è enorme, le capacità tecniche
altrettanto e si tratta ora solo di metterle in moto nel giusto modo, seguendo
insieme una rotta ben precisa.
Vi sono alcune figure, che lavorano più in ambito gestionale e di
sviluppo, e mi riferisco agli RSC (Responsabili Sviluppo Club) e ESR (Educatore
Sviluppo Rugby), per cui la federazione ha sviluppato precisi percorsi di
formazione; ritengo che debbano esser presenti in ogni club del territorio e su
questo conto di impegnarmi molto nel raggiungere tale obiettivo.
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