martedì 26 maggio 2020

EMERGENZA RUGBY - Vittorio Munari su RUGBYTOTALE



IL CORONAVIRUS ha colpito duro, senza pietà, e soprattutto con troppi decessi, e continua anche se in tono minore ad arrecare danni di vario tipo. Problemi sanitari ovviamente in prima fila, situazioni difficili nel mondo del lavoro e di carattere sociale, si sono maggiormente evidenziati con il trascorrere dei giorni e dei mesi. 

Non parliamo poi delle attività sportive, al palo da febbraio, come il movimento rugbistico che è stato costretto a sospendere tutti i campionati senior e giovanili. Proprio in questi giorni è stato pubblicato il protocollo FIR per la ripresa degli allenamenti, ed alcuni club hanno già calcato i manti erbosi per prendere un primo contatto, sempre pero’ nelle limitazioni igienico/sanitarie imposte dal Governo.
“ C’è poco da fare a queste condizioni non si puo’ giocare a rugby – interviene da noi sollecitato VITTORIO MUNARI (foto sopra), DirettoreGenerale del Petrarca Padova – Certo che c’è gente che pensa di aprire le attività, e lo puo’ anche pensare per carità, ma sono convinto che lo puo’ fare unicamente se esiste un concreto vantaggio economico. Ricominciare le attività per perdere ulteriori risorse economiche, pero’,  non mi sembra un esito intelligente. Anche noi del Petrarca in effetti abbiamo tutta la gente in cassa integrazione. Non è mica facile gestire tutto questo movimento quando esistono degli stipendi. Riprendere, bene, ma purtroppo si puo’ facilmente  andare anche incontro a delle serie responsabilità di ordine penale, i rischi concreti ci sono eccome!”
Certo la ripartenza sarà difficile per chiunque, e poi praticare il classico rugby di questi tempi, e con le limitazioni imposte dal nuovo protocollo FIR diventa arduo potersi esprimere al meglio. Idee ne scaturiscono a josa, addirittura si vocifera per vie non ufficiali di praticare rugby senza ingaggio della mischia.
“ La gente puo’ tranquillamente dire, parlare, ogniuno dice quello che vuole -  prosegue MUNARI – la bocca per parlare l’abbiamo tutti si puo’ utilizzarla! Che dicano, che facciano, vedremo  semmai cosa scaturirà nel tempo, e quanti  verranno a comprare i biglietti per le partite di rugby! Insomma o si trovano delle cure sicure per debellare questa terribile pandemia, proteggendo in qualche modo la gente, ma non si puo’ giocare a rugby  rischiando delle sanzioni penali. Ci sarà chi andrà avanti e faranno attività, forse bene o forse male, ma comunque saranno ad alto livello solo quelli che potranno avvalersi dei diritti televisivi. “














(in foto Vittorio Munari e Antonio Raimondi coppia indissolubile che racconta dettagliatamente in video le vicende del rugby)

I club storici potenzialmente piu’ capaci ed organizzati, e con qualche copertura finanziaria di rilievo potranno andare avanti, ma molte Società di stampo dilettantistico, privi di appoggi economici, rischiano la chiusura totale.
“ Non sono d’accordo – ribatte VITTORIO MUNARI – sono invece convinto che i club che riusciranno a riprendere attivamente e bene saranno quelli  che avranno la possibilità di ottenere qualche forma di sussistenza. Poi sia chiaro i problemi credo bene o male li avranno tutti i club piccoli, i medi ma soprattutto i piu’ grandi in quanto impegnati a sostenere un team con degli atleti stipendiati.”
Chiaramente le Società di C/2 non fanno parte di questa categoria, ed anche in C/1 il dilettantismo vige da sempre, ma ancora troppe incognite si segnalano all’orizzonte.
“Non bisogna dimenticare poi che anche le federazioni  sono a rischio. Non vedo bene questo tipo di ripartenza, comunque, poi va bene è stata promulgata la linea guida per riprendere l’attività per i primi allenamenti, ma è tutto materiale per parlare un pochino. E poi se per riprendere l’attività bisognerà farci correre a due metri di distanza, con un proprio pallone che dovrà essre obbligatoriamente disinfettato, meglio che ci lascino stare! Un’attività a questo livello vuol dire prendere in giro la gente! Ci vorrebbero delle linee guida ben diverse, del resto è la F.I.R. che conosce e monitorizza il nostro rugby e lo stato in cui versa. Occorrono linee guida chiare, adottando migliori strategie per poi renderle pubbliche  per instradare nel modo giusto gli atleti. “
Dunque qualche perplessità sorgono in questo difficile momento, augurandoci tutti logicamente che l’attività possa riprendere nel migliore dei modi.
“ Noi siamo qui – chiude MUNARI – dall’ultimo contatto avuto con F.I.R. è scaturito che non si gioca e che non sono certi nemmeno i contributi.  (rr)

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