
EXTRA - Rugby
oltre le sbarre
[ dalla Casa Circondariale Pesaro - Villa Fastiggi ]
lettera trascritta | R. K. | 29 settembre 2018
A volte crollo sul letto e, quasi privo di sensi, mi addormento provando
ancora una lunga sensazione dolorosamente “piacevole”.
Il ritorno alla realtà è terribile, non riesci a sopportarlo, quindi ti
ripieghi nuovamente in te stesso e cerchi di dormire, di sognare.
È strano come a volte, quando la mente si allea con il buio, i brutti ricordi
si trasformino in incubi; quanto porto dentro da anni è archiviato in una parte
del mio cervello e durante il sonno, se arriva, non ti lascia scampo.
Resto inchiodato, prigioniero di quello che la mente rimanda... sono persino
arrivato a nominare il sonno come “veleno”; l'oscurità della camera mi regala
vuoto e tristezza, accompagnati da silenzio, solitudine e una nuova dose di
“veleno”.
Il “veleno”, però, ti dà anche la possibilità di riguardare tutta la tua vita
passata, ripassando tutto fino alle più piccole minuzie; ti giudichi
inesorabilmente e quella solitudine che tanto temevo fuori, mi ha dato la
possibilità di arrivare a questo sereno giudizio su me stesso.
Interrogarmi sullo scopo della vita, sembrava esagerato e fuori contesto, ma
quale fosse il fine del mio giocare a Rugby, era obbligatorio e,
apparentemente, più semplice: AVANZARE PER FARE META!
Ognuno di noi vuole vincere perché, dicendoci la verità, a nessuno basta
partecipare, non più... è nella stessa natura dell'uomo; ciascuno vive per
migliorare il proprio “IO”, per avere successo, una vita piena di emozioni e
tanto altro.
A dire il vero IO ero uno di quegli uomini, IO volevo fare meta... in tutto!
Non importava né come, né quante persone avessi scavalcato o quanti amici,
compagni di squadra in altri sport, dovessero proteggermi per riuscire
nell'intento.
Nella mia mente era impressa soltanto la META, il come lo lasciavo ad altri: IO
volevo quel punto tutto per me, per la MIA gloria personale; ma ora non più...
Nella vita fai scelte sbagliate, perdendo gli affetti e ritrovandoti steso a
terra come giocando a Rugby; però, se hai forza devi lottare, lo devi a te
stesso, ai compagni che ti sostengono e, soprattutto, a coloro che ami.
Lo scopri a tue spese e grazie a qualcosa di “EXTRA”... che più che un corso
sportivo in carcere è una condotta di vita.
Dura, ma efficace.


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