mercoledì 17 luglio 2024

RUGBY EVENTO/ Il CFFS Cogoleto Rugby compie cinquanta anni di età ! (Parte 2 Il campo)

 


Il Campo

Ovvero quando siamo diventati adulti.

Tra maggio e giugno 3 importanti eventi rugbystici si sono svolti a Cogoleto (il secondo Torneo dell’Acciuga  dedicato a Pompeo De Bernardi, il primo Memorial Luca  Delfino e la seconda edizione del camp Haka Rugby  Global) ed hanno coinvolto centinaia di bambini e  ragazzi che si sono dati battaglia ma, soprattutto, si  sono divertiti regalando a tutti i presenti uno spettacolo  impagabile.

Constatare il successo di queste  manifestazioni è motivo di orgoglio che tutto questo sia  stato possibile grazie all’impianto completamente  dedicato al rugby, è stato emozionante vedere i sorrisi,  l’impegno e il rispetto degli atleti ma ancora, per me, più  emozionante è stato vedere Gabe (Domenico Gabelloni)  dopo quasi 5 decenni ancora impegnato a curare e a  pensare soluzioni per migliorare il Campo, si con la  maiuscola perchè il “Marco Calcagno” permette che la  vita del rugby a Cogoleto continui e la sua costruzione è  sicuramente la cosa più importante che abbiamo fatto.











Forse “abbiamo fatto” sembrerà anche un pò  presuntuoso e se qualcuno si domanderà come mai  esista questa struttura solo per il rugby può essere  d’aiuto ricordare alcuni fatti.

Nella prima parte dell’attività agonistica la convivenza  sul campo da calcio non era assolutamente idilliaca e  non ci si sforzava neanche per migliorare i rapporti.













Nasce quindi per noi il bisogno di un posto più consono  al gioco del rugby, solo qualche metro più in la oltre i  campi da tennis si estendeva l’area dell’ex cantiere per  la costruzione del raddoppio autostradale che aveva  quasi le misure adatte a un campo sportivo, ci volle  poco a pensare che poteva essere la soluzione ideale, perciò con una sorta di accordo impensabile ai giorni  nostri, i ragazzi della squadra si impegnarono a un  lavoro di volontariato e il Comune si impegnava a fornire materiale all’occorrenza per cui nella primavera del 1976  iniziò un’impresa che sembrava impossibile, realizzare  un terreno di gioco dedicato esclusivamente al nostro  sport.












IIl Comune faceva trasportare camionate di terra  da ditte che effettuavano sbancamenti perlopiù in aree  costruttive, noi attrezzati con carriole, pale e rastrelli  (qualche volta, nei fine settimana, si potevano usare un  paio di motocarri comunali) la stendevamo e ripulivamo  dalle pietre per ampliare, inspessire, ricoprire e livellare  il futuro terreno di gioco, a volte nel materiale riportato  c’erano più pietre che terra ma la volontà nell’impegno  non cedeva, le pietre più grandi erano levate a mano  caricate sulle carriole e buttate ai lati verso il torrente poi  con i rastrelli si cercava di pianeggiare il terreno,  cercando di rispettare il dogma della schiena d’asino, si  ammucchiavano le pietre più piccole per poi portarle via  anch’esse con le carriole, per quasi 3 anni questa  attività divenne una routine pressochè quotidiana dei  pomeriggi invernali e delle serate estive oppure delle  giornate intere durante le feste o i week end e, piano  piano, il sogno prendeva forma .












 All’inizio della  primavera del 1979 avevamo un campo, furono montati i  pali, procurati grazie a Luigi Cola personaggio  importante dello sport e della politica cogoletese nonché  futuro sindaco, che li recuperò a Genova dovevano  servire per una nuova struttura poi non realizzata,  furono posizionati insieme alla recinzione (alta 2 metri,  tantissimi i palloni che finirono nel torrente Arrestra)  dalla ditta di costruzioni Pesce Pietro, dopodichè si  procedette alla semina, naturalmente a mano, e nei  mesi successivi tutte le sere l’innaffiamento come fosse  un enorme giardino, con un’unica manichetta spostata  per tutto il campo, alcuni ci passarono anche intere notti.












Mentre si svolgevano i lavori, verso la metà del  novembre 1977, un terribile lutto ci colpì, Marco  Calcagno venne travolto a Napoli mentre attraversava  sulle strisce pedonali e dopo alcuni giorni di coma ci  lasciò nell’incredulità generale, era stato con noi fin dai  primi momenti, un atleta capace di distinguersi in diversi Bsport partecipando, oltre che nel nostro, anche a  campionati di calcio e di pallavolo, aveva chiesto  l’anticipo della leva partendo a 19 anni ed era stato  arruolato presso la compagnia atleti dell’Interforze  Napoli che partecipava al campionato di rugby in serie B  utilizzando rugbisti in servizio militare provenienti da  squadre di A e di B e lui si era conquistato il posto da  titolare come n° 8, unico giocatore proveniente dalla serie C.










Nel settembre del 1979 fu inaugurato il Campo, dedicato  a Marco, con una partita contro i ragazzi che erano stati  suoi compagni nell’Interforze, quel giorno tutti ci siamo  sentiti più maturi, eravamo diventati adulti.









P.S.

Naturalmente non finirono i lavori sul Campo,  riassumendone brevemente alcuni:

scavi per migliorare il drenaggio, riporti di terra con  concimazione e riseminazione, la manichetta diventò  una girandola poi 2 poi 4 poi 8 e quindi un impianto con  temporizzatore, pompe e bomboloni per  accumulare l’acqua, i pali delle H furono innalzati più  volte fino a diventare, orgogliosamente, tra i più alti d’Italia, il primo impianto di illuminazione con i faretti  della Tubi Ghisa, le panche per gli spettatori recuperate  all’Ospedale Psichiatrico e dopo le sedie di un cinema,  ristrutturazione degli spogliatoi poi diventati Club House,  trasporto e montaggio ex spogliatoi del PalaPriccone  diventati prima Sede e Club House poi palestra e  sicuramente molto manca all’elenco, mi preme far  sapere che in molti hanno partecipato a tutti questi lavori  ma che il punto di riferimento ed artefice principale era  e, come ho visto, ancora è Gabe. (Giuliano Ibba)

 

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