Giovanni Nostro racconta la sua esperienza al Raduno
U18 della Nazionale Maschile di Rugby.
Soddisfazione in casa CUS Genova Rugby grazie alla convocazione al Raduno Maschile U18 della Nazionale Azzurra di un atleta cresciuto nel Settore Giovanile della Polisportiva Universitaria. Trattasi di Giovanni Nostro, da un anno in Irlanda alla St. Fintan's High School, chiamato per il Raduno de L’Aquila dal 1° al 4 luglio.
Ha cominciato a otto anni, rimanendo sempre in
Biancorosso dall’U10 all’U17. Per lui dall’anno scorso un’esperienza in terra
irlandese sia per questioni sportive sia di studio. Dopo le precedenti chiamate
da parte dell’Accademia Federale, presso la quale ha preso parte ad alcuni
raduni, in seguito alla sua partenza per l’High School il suo percorso è stato
monitorato attraverso il Project Exiles, ideato dalla FIR per gli atleti al di
fuori dei confini italiani.
Una chiamata, quella in Azzurro da parte di
Paolo Grassi, Responsabile Tecnico della Nazionale U18, che premia la sua
crescita e il percorso che ha intrapreso all’estero. Il tutto in un Paese in
cui l’equilibrio tra il campionato studentesco e quello federale è sbilanciato
in favore del primo, a cui Nostro ha preso parte alla St. Fintan's.
«Un’esperienza fantastica», racconta
Nostro, «ho avuto il piacere di avere a che fare con allenatori di altissimo
profilo che mi hanno fatto crescere molto, così come con compagni di raduno il
cui livello era molto alto». Com’è andato il raduno? «Penso di aver
fatto un buon raduno», afferma il rugbista, «è stata la mia prima
esperienza in Nazionale e spero assolutamente che non sia l’ultima».
Quale il momento più emozionante di questa
quattro-giorni? «Sicuramente quando mi hanno consegnato il kit dell’Italia
per allenarci», racconta Nostro, «quello è un momento che ricorderò per
sempre e che mi ha fatto riflettere sul fatto che vorrei ancora vestire quella
maglia in futuro». Per lui tantissimi anni in Biancorosso, dall’U10
all’U17. «Per me il CUS è come una grande famiglia», continua il
rugbista, «mi ha lasciato un segno indelebile e mi ha permesso di fare
amicizie dentro e fuori dal campo che dureranno una vita».
In chiusura il ringraziamento a tutti coloro
che hanno permesso all’atleta di realizzare questa esperienza. «Un
ringraziamento in particolare alla mia famiglia e a mio fratello che mi hanno
sempre supportato, perfino di persona prendendo l’aereo per seguirmi di persona»,
aggiunge, «poi un ringraziamento doveroso allo staff tecnico del CUS e
dell’High School per avermi permesso di crescere in tutti questi anni». «Infine
non posso non ricordare Pietro Imperiale», compianto giocatore e allenatore
giovanile scomparso biancorosso recentemente, «il quale è stato il mio primo
allenatore e che mi ha seguito per tanti anni».
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