Serie A - Premiership e ritorno: Francesca ci racconta il suo anno a Gloucester
1.Come giudicheresti
La tua annata a Gloucester dal punto di vista sportivo e personale e quali sono
state le maggiori difficoltà di adattamento che hai incontrato?
"Premettendo che sono davvero felice della scelta che ho fatto e che non rimpiango nulla del mio anno inglese, non è stato facile. La difficoltà maggiore inizialmente è stata la lingua, mi è sempre piaciuto l'inglese e anche a scuola non ho mai avuto problemi, ma parlare al tavolo di un bar è una cosa, parlare nel gioco tutta un altra! Parole a metà, frasi mangiate, abbreviativi, una giungla di termini.
Le mie compagne sono sempre state molto gentili con me, quando mi vedevano perplessa dopo la spiegazione dell'allenatore cercavano di ripetermi lentamente tutta le parti utili a farmi comprendere l'esercizio. Insieme a questo la vicinanza di Gloucester al Galles non aiuta, 3/4 della squadra sono ragazze gallesi, con un modo di parlare e un accento molto differente da quello inglese.
L'altra difficoltà
importante che ho avuto è stata il livello, sia degli allenamenti e ovviamente
poi delle partite. Una velocità, un intensità e una fisicità che sinceramente
non mi aspettavo.
L'atteggiamento sempre
positivo di allenatori e team ti danno davvero la sensazione di essere li per
te, per renderti una giocatrice migliore. Questo mi ha aiutato molto a superare
i miei limiti e globalmente mi sento migliorata dopo questa esperienza, sia
come persona che sopratutto come atleta"
2. Il Covid-19 ha
falsato un po’ tutti i campionati, la Premiership che campionato è stato e
quali insegnamenti hai tratto, come rugbista, da questa esperienza?
" Tornare a casa
in emergenza covid è stato abbastanza deludente in quanto eravamo tra i
migliori 4 team della premiership e quasi sicuramente avremmo disputato i
playoff.
Ho imparato
sicuramente ad andare oltre ai miei limiti, sono arrivata molto insicura, mi
sentivo molto in difetto rispetto alla media delle giocatrici, ma sono tornata
a casa molto più consapevole dei miei mezzi.
L'Inghilterra mi ha
insegnato prima di tutto la cultura rugbistica, in una regione
(Gloucestershire) dove il rugby conta più di tutti gli altri sport, dove a fine
partita gli ex rugbisti ti fermano per raccontarti di come era giocare ai loro
tempi, oppure cercano di darti qualche dritta, o ancora ti dicono la loro
impressione sulla partita. Ho giocato nei migliori stadi di Inghilterra, a
volte vuoti, a volte pieni, ma è sempre stata una emozione grandissima"
3.Qual è la differenza
tra il fare la semiprofessionista in Premiership e la dilettante nella serie A
italiana dal punto di vista dell’impegno personale?
" In Premiership
siamo semi-professioniste, veniamo parzialmente retribuite, casa pagata
(comprese spese e bolletta) quindi l'impegno richiesto è importante ma
ragionevole, purtroppo lo stipendio non ti permette da vivere e un lavoro
almeno part-time devi averlo. Gli allenamenti con tutta la squadra sono
soltanto due settimana ma ogni giorno della settimana ci sono diversi allenamenti
di skills da fare a orari diversi per poter permettere a tutti di parteciparvi.
In realtà in Italia ci
alleniamo molto di più, a Colorno facevamo 3 allenamenti a settimana e spesso
diventavano 4. Io avendo anche il viaggio in auto spendevo circa 5 ore tra
viaggio/allenamento e doccia.
Quindi forse l'impegno
maggiore, quanto a tempo dedicato al Rugby, l'ho avuto qui in Italia!"
4.Quest’anno
Calvisano, affronterà il suo secondo anno nel campionato a XV, che campionato
ti aspetti e che giudizio dai di quanto fatto la stagione scorsa dalle tue
compagne?
"Ho sempre
seguito con interesse i risultati delle "calvignare" e sono molto
contenta del loro percorso. Ho immensa fiducia in Michele "Pino" e
sono certa che quest'anno aggiungerà altra qualità ad un gruppo in crescita.
Sono convinta che sarà un anno pieno di soddisfazioni per le ragazze"
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