Sbarcato a
Treviso nel 2017 da Edimburgo, Nasi
Manu ha disputato 14 presenze con la casacca del Benetton
Rugby. Un’avventura di tre anni nei quali il numero 8 tongano ha
affrontato e sconfitto da Leone un nemico più ostico degli avversari in
campo, vale a dire un tumore.
Nasi ci è riuscito, contraddistinto da
quella forza che lo accompagna solitamente quando indossa la maglia
da gioco, con l’aiuto del popolo biancoverde, di un’intera città in
cui lui ha trovato una nuova casa. Manu nell’ultimo scorcio di
stagione è pure tornato ad indossare la maglia del Benetton Rugby, ma
ora è pronto a trascorrere una nuova esperienza di vita.
Nasi, sei stato
tre anni al Benetton Rugby, tre anni che hanno cambiato la tua vita.
Come ti sei sentito a Treviso?
«Nei tre anni che ho trascorso in Italia e a Treviso, la prima
volta che sono venuto qui con mia moglie e mia figlia Nadia eravamo
davvero entusiasti. Treviso è un posto bellissimo, la gente è meravigliosa.
Sono stati tre anni volati via velocemente, sono molto triste sia
arrivato alla fine di quest’avventura. In un posto straordinario, con
una cultura straordinaria, decisamente qualcosa che ci porteremo
dietro per sempre».
A Treviso hai
dovuto trascorrere anche momenti molti difficili. Quanto sono stati
importanti il club e i compagni di squadra per te?
«In questo periodo a Treviso con il Benetton Rugby ho
attraversato momenti difficili, senza dubbio i più difficili della
mia vita. Mi è stato diagnosticato un tumore ai testicoli e penso non
avrei potuto chiedere un supporto migliore dai miei compagni, dallo
staff, da tutti quanti. Sento che il club avrà sempre un posto
speciale nel mio cuore per l’aiuto e l’affetto che mi hanno
mostrato».
Si può dire che
hai trovato una vera grande famiglia al Benetton Rugby?
«Considererò sempre questo posto, Treviso, come la mia casa. Io,
mia moglie e mia figlia considereremo sempre il Benetton Rugby come
una famiglia. È difficile lasciare il Benetton, ho passato momenti
molto belli qui proprio perché la posso considerare la mia famiglia e
questa è diventata la mia casa. Spero un giorno potremo tornare qui e
rivedere ancora tutti».
Qual è il tuo
ricordo più bello in maglia Benetton Rugby e cosa ti mancherà di più?
«È triste, ma penso di non aver dimostrato abbastanza con la
maglia biancoverde. Suppongo per gli infortuni e per la malattia
avuta. Credo che il migliore ricordo avuto in campo è stato quando
abbiamo battuto il Leinster fuori casa due anni fa, la reputo una
delle mie gare migliori. Essere in spogliatoio dopo quella partita ci
ha dato veramente molta fiducia e resterà un ottimo ricordo. Mi
mancherà quasi tutto di questa squadra, io mi sono divertito molto
qui, è triste andare via ma è parte della vita. Ora è giunto il tempo
di qualcosa di nuovo per me, un prossimo capitolo e auguro al
Benetton Rugby il meglio».
Che rapporto hai
nutrito con i tifosi biancoverdi?
«Durante questi tre anni qui, ho visto Monigo diventare una
fortezza. I tifosi hanno veramente fatto la differenza. Ovunque
abbiamo giocato mi sono accorto come i fan possano dare alla squadra
un’energia ulteriore. Penso Monigo sia diventato una fortezza e i fan
del Benetton sono stati molto calorosi con me. Mi mancheranno e mi
mancherà poter parlare con le persone dopo le partite, in giro per la
città, mi mancheranno gli italiani e la lingua italiana stessa, se
devo essere onesto. Il mio italiano è “pochissimo”, ma amo ascoltare
le persone italiane parlare, osservare la loro continua gestualità.
Penso mi mancheranno le chiacchierate nello spogliatoio, gli scherzi
fra i ragazzi, ad esempio a Morisi. Sono stati dei bellissimi anni,
mi mancherà certamente il loro affetto».
Sarai ricordato
per sempre come un Leone.
«Voglio soltanto dire grazie a tutti, Treviso avrà sempre un
posto speciale nel mio cuore, specialmente questo club. È molto
difficile spiegare quanto Treviso sia stata emozionante. Grazie per i
bellissimi ricordi».
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