sabato 20 giugno 2020

BENETTON RUGBY - Nasi Manu lascia Treviso con il cuore in mano!




NASI MANU: “TREVISO AVRÀ SEMPRE UN POSTO SPECIALE NEL MIO CUORE”

Sbarcato a Treviso nel 2017 da Edimburgo, Nasi Manu ha disputato 14 presenze con la casacca del Benetton Rugby. Un’avventura di tre anni nei quali il numero 8 tongano ha affrontato e sconfitto da Leone un nemico più ostico degli avversari in campo, vale a dire un tumore.






 Nasi ci è riuscito, contraddistinto da quella forza che lo accompagna solitamente quando indossa la maglia da gioco, con l’aiuto del popolo biancoverde, di un’intera città in cui lui ha trovato una nuova casa. Manu nell’ultimo scorcio di stagione è pure tornato ad indossare la maglia del Benetton Rugby, ma ora è pronto a trascorrere una nuova esperienza di vita.

Nasi, sei stato tre anni al Benetton Rugby, tre anni che hanno cambiato la tua vita. Come ti sei sentito a Treviso?
«Nei tre anni che ho trascorso in Italia e a Treviso, la prima volta che sono venuto qui con mia moglie e mia figlia Nadia eravamo davvero entusiasti. Treviso è un posto bellissimo, la gente è meravigliosa. Sono stati tre anni volati via velocemente, sono molto triste sia arrivato alla fine di quest’avventura. In un posto straordinario, con una cultura straordinaria, decisamente qualcosa che ci porteremo dietro per sempre».

A Treviso hai dovuto trascorrere anche momenti molti difficili. Quanto sono stati importanti il club e i compagni di squadra per te?
«In questo periodo a Treviso con il Benetton Rugby ho attraversato momenti difficili, senza dubbio i più difficili della mia vita. Mi è stato diagnosticato un tumore ai testicoli e penso non avrei potuto chiedere un supporto migliore dai miei compagni, dallo staff, da tutti quanti. Sento che il club avrà sempre un posto speciale nel mio cuore per l’aiuto e l’affetto che mi hanno mostrato».

Si può dire che hai trovato una vera grande famiglia al Benetton Rugby?
«Considererò sempre questo posto, Treviso, come la mia casa. Io, mia moglie e mia figlia considereremo sempre il Benetton Rugby come una famiglia. È difficile lasciare il Benetton, ho passato momenti molto belli qui proprio perché la posso considerare la mia famiglia e questa è diventata la mia casa. Spero un giorno potremo tornare qui e rivedere ancora tutti».

Qual è il tuo ricordo più bello in maglia Benetton Rugby e cosa ti mancherà di più?
«È triste, ma penso di non aver dimostrato abbastanza con la maglia biancoverde. Suppongo per gli infortuni e per la malattia avuta. Credo che il migliore ricordo avuto in campo è stato quando abbiamo battuto il Leinster fuori casa due anni fa, la reputo una delle mie gare migliori. Essere in spogliatoio dopo quella partita ci ha dato veramente molta fiducia e resterà un ottimo ricordo. Mi mancherà quasi tutto di questa squadra, io mi sono divertito molto qui, è triste andare via ma è parte della vita. Ora è giunto il tempo di qualcosa di nuovo per me, un prossimo capitolo e auguro al Benetton Rugby il meglio».

Che rapporto hai nutrito con i tifosi biancoverdi?
«Durante questi tre anni qui, ho visto Monigo diventare una fortezza. I tifosi hanno veramente fatto la differenza. Ovunque abbiamo giocato mi sono accorto come i fan possano dare alla squadra un’energia ulteriore. Penso Monigo sia diventato una fortezza e i fan del Benetton sono stati molto calorosi con me. Mi mancheranno e mi mancherà poter parlare con le persone dopo le partite, in giro per la città, mi mancheranno gli italiani e la lingua italiana stessa, se devo essere onesto. Il mio italiano è “pochissimo”, ma amo ascoltare le persone italiane parlare, osservare la loro continua gestualità. Penso mi mancheranno le chiacchierate nello spogliatoio, gli scherzi fra i ragazzi, ad esempio a Morisi. Sono stati dei bellissimi anni, mi mancherà certamente il loro affetto».

Sarai ricordato per sempre come un Leone.
«Voglio soltanto dire grazie a tutti, Treviso avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, specialmente questo club. È molto difficile spiegare quanto Treviso sia stata emozionante. Grazie per i bellissimi ricordi».



FEDERICO ARIGANO

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