Approda a Treviso nel 2012 a 26 anni,
catapultato direttamente dal Giappone. Il seconda e terza linea Dean
Budd ha collezionato 115
presenze e 14
mete in maglia Benetton Rugby, tanto da divenire il capitano
dei biancoverdi per due stagioni (2017-2018 e 2018-2019). Budd a
Monigo sarà sempre ricordato come un pilastro della storia recente
dei Leoni e otto anni dopo il suo arrivo in Italia ha deciso di
ritirarsi.
Dean, giungi a
Treviso nel 2012 dal Sol Levante. Come è stato l’approdo al Benetton
Rugby?
«Nel 2011 stavo giocando in
Giappone con Hottie Louw, un giocatore che ha militato al Benetton
Rugby ed è un mio amico. È stata dura perché in Giappone lì il rugby,
la cultura, lo stile di vita e le persone sono fantastiche, ma è
molto diverso rispetto a qui in Italia. Lui mi ha messo in contatto
con Franco Smith, poi sono venuto qua e mi hanno dato un bel
benvenuto, abbracciandomi e facendomi sentire subito a casa».
Puoi raccontare
come sono stati questi otto anni in biancoverde?
«Alla fine, gli otto anni
posso dire che sono stati bellissimi. Sono state delle montagne
russe, alcuni punti bassi come livello di performance, come accade
dappertutto, e poi gli ultimi tre, quattro anni con Kieran abbiamo
trovato veramente il nostro livello di performance, quel
professionismo che mancava e la società è messa veramente bene
adesso».
Quanto è stato
difficile decidere di ritirarsi?
«È stato molto difficile
prendere la decisione di ritirarmi. Treviso era casa mia, dopo otto
anni qui, ma adesso non so cosa mi aspetterà. Mi sento triste
nell’andare via, la mancanza degli amici, della società, del rugby
più che altro. Anche lo spritz – sorride – non c’è in Nuova Zelanda.
L’altro giorno siamo stati in montagna a bere prosecco e a mangiare
bene, è tanto bella la vita qui».
Hai disputato più
di 100 gare con i Leoni e sei anche stato capitano. I tifosi
biancoverdi ti ricorderanno sempre con affetto.
«È stato un onore giocare
più di 100 partite con il Benetton Rugby. È sempre stato il mio
obiettivo da quando sono arrivato diventare capitano, è un onore che
non dimenticherò mai. Essere il primo fuori dagli spogliatoi a
Monigo, sentire il “Leoni” dei tifosi sono cose che rimangono con me
per tutta la vita».
Sei anche stato
capitano dell’Italrugby.
«Essere il capitano
dell’Italia è stato un altro passo che non mi aspettavo, è ancora più
bello giocare a quel livello. Ricordo quando ero andato via dalla
Nuova Zelanda che ero contento di non giocare mai rugby
internazionale. Ma avere l’onore di indossare la maglia dell’Italia,
di essere capitano di un gruppo di ragazzi straordinario è stato
bellissimo».
Quanto è stato
importante l’ambiente trevigiano in questi otto anni?
«La città di Treviso,
l’ambiente che c’è qui per il rugby, come mi hanno trattato quando
andavo in giro, “Ciao Budd come stai?”, basta un saluto e ti fa
sentire veramente a casa. Sono cose che non trovi ovunque, sono
veramente uniche».
Hai quindi
solidificato un grande rapporto con i tifosi biancoverdi.
«I tifosi sono straordinari
qui. Arrivare in Ghirada, trovare cinque, sei persone, Umberto,
Roberto e gli altri ogni giorno. Quando piove, col sole, se c’è la
tempesta, ci sono sempre al nostro fianco. Quando alcuni giorni non
vanno bene tutte le cose, ci sono sempre loro alle nostre spalle. Non
dico che danno sempre i consigli che vuoi sentirti dire, ma sono
onesti e c’è bisogno anche di questo, non solo una pacca sulla
spalla, ma bisogna sentire ogni tanto la prospettiva dei tifosi. Qua
a Treviso l’ho trovata».
Qual è la partita
che non dimenticherai mai in maglia Benetton Rugby?
«Il ricordo più bello per me
è la partita a Ravenhill. Era un periodo difficile, ero in scadenza
di contratto, abbiamo giocato contro Ulster e ho segnato tre mete.
Una tripletta che succedeva per la seconda volta nella mia vita, ma
la prima qui al Benetton e mi ricordo proprio quando ho marcato
l’ultima meta nell’angolo per il pareggio della partita. Mi sono
sentito proprio a casa in quel momento, l’abbraccio dei compagni di
squadra, i sorrisi a 32 denti, mi ricordo come fosse successo ieri».
I momenti più
belli vissuti fuori dal campo?
«I ricordi più belli fuori
dal campo sono quelli di una mezz’ora, un’ora o anche un’ora mezza
dopo un allenamento duro che siamo tutti in spogliatoio parlando di
niente e di tutto, risolvevamo ogni nostro problema. Sono questi i
momenti più belli, quando sei stanco morto in inverno e sei con i
tuoi amici. Le amicizie, proprio le amicizie».
Cosa ti mancherà
del rugby giocato?
«Mi mancherà il sabato qua a
Treviso, quando giochiamo alle 14.30. Mi sveglio la mattina, mi
carico, faccio una passeggiata sotto il sole, torno a casa e gioco un
po’ alla playstation per iniziare a concentrarmi. Poi quelle due ore
prima della partita, la musica a casa che ti fa concentrare ancora di
più. Dopo il tragitto in macchina da casa a Monigo, si vedono i
parcheggi pieni, la gente per strada. Dal parcheggio la camminata
verso lo stadio ed entrare in spogliatoio. Avevo la routine di
salutare ogni persona, ogni giocatore, ogni membro dello staff.
Appoggiare la borsa, indossare la maglia, prenderla in mano,
guardarla e apprezzarla per un momento, poi la indossi, esci dallo
spogliatoio con i ragazzi alle spalle. Sono cose difficili da
spiegare, è una sensazione bellissima. Dopo inizia la guerra in
campo, dai tutto e quando abbiamo vinto, come sta succedendo spesso
negli ultimi anni, è la cosa più bella. Poi quando perdiamo, sapere
di avere dato l’anima e il cuore, tutto, ci dà comunque
soddisfazione».
Cosa vedi nel tuo
futuro?
«È difficile poter dare una
risposta sul mio futuro al momento. In giro per il mondo c’è
veramente un caos, ci sono limitazioni e non so bene cosa posso fare.
Ho sempre avuto nei miei piani quello di fare una vacanza per tutto
il mondo, andare a trovare tutti i miei amici, con chi ho giocato,
chi ho conosciuto nel mio viaggio di rugby. Per il momento penso che
tornerò in Nuova Zelanda, passerò un po’ di tempo libero con la mia
famiglia, visto che devo recuperare dopo questi otto anni, e poi
deciderò cosa fare».
Puoi mandare un
ultimo saluto alla grande famiglia del Benetton Rugby?
«Alla società, allo staff,
ai miei compagni di squadra, a tutti i miei amici qua a Treviso e più
che altro ai tifosi biancoverdi che sono sempre stati con noi, vi
ringrazio per tutto quello che avete fatto per me in questo percorso
di otto anni e vi lascio con un cuore pieno e con tanti bei ricordi,
grazie mille».
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