Giacomo Biffi, nuovo ingresso
tra le fila biancorosse
Tra conferme e nuovi
arrivi, il Piacenza Rugby, neo promosso in Serie A, si prepara con rinnovato
entusiasmo e determinazione ad affrontare la nuova stagione, un campionato che
vede anche l’esordio dell’Head Coach Claudio Forte in serie A come allenatore.
Si è appena conclusa, infatti, una fase di preparazione, atletica sul campo e
fisica in palestra, in vista della vera e propria programmazione che prenderà
il via alla fine di agosto con il ritiro in Val Trompia, a cui seguirà la vera
e propria preparazione pre-season.
Ad affiancare Claudio
Forte, Sandro Pagani, Assistant Coach, e Fabio Berzieri, Scrum Specialist.
Tanti i giocatori della rosa della stagione 2023/24 confermati, solo per
citarne alcuni, il mediano d’apertura italo argentino Ignacio Cisint, l’ex
avanti azzurro Matteo Cornelli e il terza linea Miralem Lekic.
In quanto a nuovi arrivi, la società è tutt’ora in trattativa con alcuni
giocatori ma è già stata ufficializzata la presenza dell’U19 Giulio Manciulli,
utility back milanese provenienti dal CDFP di Milano, e dell’estremo/apertura
Giacomo Biffi.
Biffi, monzese, anno 1994 , estremo/apertura, con un’intensa carriera alle
spalle, comincia a praticare il rugby all’età di 4 anni.
“Ho sempre amato lo sport in generale – racconta Giacomo – e da piccolo,
all’oratorio, mi dividevo tra judo, calcio e, ovviamente, rugby. Quando poi i
miei genitori mi chiesero di fare una scelta, non ho avuto dubbi e questa cadde
sul rugby in quanto anche già ai tempi si erano creati forti legami con un
gruppo di amici che tuttora frequento.”
30 anni di
rugby, quando hai capito che sarebbe stato per sempre?
“Per sempre è una parola grande ma anno dopo anno i risultati arrivavano, io mi
divertivo, e allacciavo contatti con tante persone interessanti; ho vissuto
esperienze importanti, dall’uscire di casa e vivere con altri ragazzi, alla
parentesi di due anni all’estero; apprezzo tutto ciò che di positivo mi hanno
portato e faccio tesoro degli errori commessi. In generale, vivo un giorno alla
volta e quindi tendo a non pensare troppo a lungo termine.” (In foto sotto GIACOMO BIFFI)
Tra le varie
esperienze spiccano anche le tue presenze in diverse Accademie
“Si, a 16 anni sono andato a giocare a Viadana nell’Accademia degli Aironi,
sono poi entrato nell’Accademia di Parma della Nazionale ed infine, per mia
scelta, ho rifiutato l’ultima convocazione da parte dell’Accademia Tirrenia per
fare un’esperienza in Francia, a Clermont. Dopo due anni, sono tornato in
Italia ed ho giocato in vari Club, tra i principali il Rovigo e i Medicei.”
Come sei
riuscito a conciliare la tua vita sportiva con quella professionale?
“Ad un certo punto ho iniziato seriamente ad elaborare pensieri sul post rugby;
ho quindi approfittato del fermo dovuto al lungo periodo di emergenza e mi sono
iscritto ad un corso di programmazione informatica. Ho scelto quindi di
trasferirmi a Piacenza e di conseguenza di accettare la proposta del Rugby
Lyons grazie anche al fatto che la loro programmazione prevedeva allenamenti
serali che mi consentivano di studiare e poi, successivamente, di iniziare
subito a lavorare. Lo scorso anno è cambiata la richiesta di impegno da parte
della società e dei nuovi tecnici, e, complice anche il mio forte desiderio di
sviluppare miei progetti lavorativi, ho dato la mia disponibilità per un anno
ancora ma poi ho ritenuto che i due aspetti non fossero conciliabili. Ho
infatti rifiutato anche altre offerte, anche in eccellenza, sia perché a
trent’anni non ho voglia di spostarmi e ricominciare ancora tutto da capo, sia
perché nei quattro anni trascorsi a Piacenza mi sono trovato bene, ho
conosciuto tante persone, sia fuori che dentro al campo da rugby, e ho scelto
quindi di rimanere.”
Come sei
approdato al Piacenza Rugby?
“Seguivo le partite del Piacenza Rugby anche grazie a alcuni miei ex compagni
di squadra come Lekic, Rapone e Cornelli che militano tuttora tra le fila
biancorosse, e quando mi sono confrontato con il mio procuratore, ho ritenuto
che la proposta del Piacenza Rugby sarebbe stata la soluzione ideale in quanto
mi avrebbe permesso di fare quello che più mi piace, di divertirmi, di
impegnarmi seriamente ma sicuramente anche con un carico di lavoro inferiore
rispetto a quello richiesto dall’eccellenza.”
Qualche
impressione dopo questo primo mese di allenamento?
I ragazzi mi hanno decisamente fatto una buona impressione, tutti gentili e ben
disposti; siamo in tanti e non ho ancora avuto modo di conoscerli tutti ma
sicuramente l’ambiente è ottimo, i campi sono curati e anche la club house è
molto accogliente; ritengo che avere a disposizione uno spazio per ritrovarsi
prima o dopo gli allenamenti e le partite per stare insieme sia sicuramente un
valore aggiunto.
E per quanto
riguarda lo staff tecnico?
“A parte il preparatore atletico Giorgio Bertoglio con cui ho collaborato un
paio d’anni, non conoscevo nessuno dello staff allenatori. Ai colloqui
individuali, prima che iniziassero gli allenamenti, è seguita una riunione con
tutta la squadra e lo staff incentrata sulla presentazione della programmazione
di giorni e orari, dei metodi di gioco e degli obiettivi. Ritengo che sia un
buon punto di partenza, ora non rimane che lavorare per raggiungere gli obiettivi
che ci siamo posti.”
Nel tuo bagaglio c’è anche un’importante esperienza all’estero, c’è una lezione da parte di un allenatore che ricordi in particolare?
“Più che da un allenatore ho avuto una grande lezione da un Club! In
Francia era consuetudine che l’ultimo che entrava in una stanza, o andava in
cucina, o in qualsiasi zona del club, prima di tutto salutava ad uno ad uno
tutti i presenti. Capitava spesso di essere con i tuoi compagni di 18/20 anni e
ti vedevi arrivare giocatori della Top 14 della nazionale francese, giocatori
che magari avevano 30 caps in nazionale e giocavano contro gli All Blacks e che
ti venivano a stringere la mano. Lo stesso però valeva anche per te e questa
sensazione è una cosa che mi porto dentro ancora oggi ed è un atteggiamento che
ho adottato e che mi viene assolutamente spontaneo.”
Arrivi in un
Piacenza Rugby neo-promosso in serie A, cosa ti aspetti e che obiettivi ti poni
per la prossima stagione?
“Rispetto alla prossima stagione sicuramente quello che mi aspetto è di divertirmi,
di mettermi in gioco e dare il più possibile il mio contributo a una squadra
che si è meritata questa possibilità di competere. Sono sincero, non conosco
ancora bene le altre squadre ed il livello dei giocatori del girone,
sicuramente dobbiamo cercare di fare quello che ci viene chiesto durante gli
allenamenti avere una struttura e cercare di rispettare i piani di gioco,
ovviamente divertendosi! Se ci sarà qualcosa da aggiustare col lavoro lo
sistemeremo, Sarebbe bello vincere due campionati di fila, perché no? L’anno
scorso questi ragazzi le hanno vinte tutte e ciò dimostra il fatto che hanno
tutto il diritto di stare in questo campionato, partiamo da zero poi vediamo
cosa succede.”
C’è
un’esperienza che in particolare ha lasciato il segno nella tua vita
rugbistica?
“Sicuramente l’esperienza in Francia è stata molto stimolante in quanto c’erano
ragazzi da tutto il mondo, Australia, Sudafrica, Fiji, quindi confrontarsi con
tanti ragazzi che hanno tutti lo stesso obiettivo è davvero incredibile. Ai tempi
delle giovanili ricordo l’entusiasmo dei tour con la Nazionale U18, la
partecipazione al Quattro Nazioni con amici di sempre. A livello di Club,
indimenticabile la finale scudetto che ho giocato con la maglia del Calvisano
ahimè persa con Rovigo; è stata comunque un’emozione fortissima, grazie anche
alle tifoserie di entrambi i Club. Da piccolo, infine, con l’Accademia di
Viadana ho avuto il privilegio di partecipare ad un tour di tre settimane in
Sudafrica, esperienza indimenticabile!”
Quanto conta
il talento e quanto il carattere per il raggiungimento dei propri obiettivi?
“Fino ad un certo punto vanno di pari passo, poi un atleta può avere talento ma
se non ha un carattere forte rischia di rimanere quasi bloccato e di non
riuscire a mettersi in gioco, a farsi valere e a combattere per i propri valori
e i propri meriti. Per quanto mi riguarda, ci sono stati casi in cui
sicuramente avrei dovuto combattere di più ma a volte è difficile perché quando
arrivi in squadre nuove, anche titolate, devi prima capire come funziona
cercando sempre di rispettare il gruppo squadra. Secondo me bisogna sempre
spingere il più possibile e se non si riesce ad emergere in una squadra non è
un problema, ci saranno sicuramente altre occasioni. Determinante è anche il
lavoro costante, perché a parità di talento, un atleta che continua a lavorare
e a migliorarsi ha più possibilità di tenere il passo di un rugby che è in
continua evoluzione. Il talento può essere la base ma il carattere ed il lavoro
pagano sempre!”
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