lunedì 5 agosto 2024

RUGBY API OLBIESI/ Luigi Birardi è l'allenatore dell'Under 12 di Olbia.

Luigi Birardi,

allenatore Olbia Rugby, Under 12 per la stagione 2024/2025, in bocca al lupo.

L'incontro con il rugby avviene nei primi anni Ottanta. Ero un giovane appassionato di sport, ma non come la maggior parte dei miei coetanei, che giocavano a calcio; io provenivo dalla pallavolo. Del resto, la scuola non proponeva molte alternative: chi non amava rincorrere il pallone poteva scegliere tra l’atletica, la pallavolo o il basket.

                               (In foto Luigi Birardi)

Quasi per caso, incontrai questo distinto signore argentino, trasferitosi da poco in città per motivi di lavoro. Ex giocatore con una grande passione per il rugby, il suo entusiasmo mi travolse. Quando cominciai a comprendere le regole del gioco, me ne innamorai perdutamente.

Gianni Buraggi si offrì di allenarci, a condizione però, che riuscissimo a coinvolgere un cospicuo numero di ragazzi. Ci mettemmo subito al lavoro e, al primo appuntamento, una domenica mattina, ci presentammo in venti.

Luogo dell’incontro fu il porto vecchio, più propriamente detto “Molo Brin”.

Fu un giorno emozionante per il coach argentino. Raccogliere venti ragazzi per uno sport che quasi nessuno conosceva era stata una vera impresa. Era il periodo delle grandi compagnie: una volta coinvolti quei due o tre trascinatori, il resto veniva da sé.

I primi due anni furono caratterizzati da allenamenti sporadici: ci si allenava principalmente la domenica e, di tanto in tanto, si riuscivano persino a organizzare delle partite. I nostri avversari di quel periodo erano quasi sempre i catalani.

Nel periodo estivo, ci incontravamo sulla spiaggia di Pittulongu; la nostra presenza attirava numerosi ragazzi, incuriositi da questo sport così originale e coinvolgente.

Successivamente i Carabinieri dell’eliporto di Vena Fiorita, ci concessero di allenarci su una delle piste. Fu proprio in questa location che ospitammo l’Alghero per la nostra prima vera partita.

I colori non sono sempre stati quelli attuali; inizialmente, ci furono forniti dei completi dalla Federazione Italiana Rugby, la casacca era a strisce blu e bianche. Ricordo con nostalgia il fatidico giorno in cui ci consegnarono il pacco, qualcuno pianse e chi non lo fece è perché trattenne l’emozione. Nell’immaginario di ognuno di noi, quello fu il giorno di in cui diventammo una squadra di rugby.

Poi arrivò anche la nostra prima partecipazione a un campionato. Immaginate l’emozione. Non avevamo un campo definito su cui giocare; di volta in volta ottenevamo una concessione per effettuare le partite.

Nel 1986 dovetti partire per il servizio militare ed ebbi la fortuna di essere destinato a Viterbo. Appena giunto nella città laziale, mi recai subito nella sede del Viterbo Rugby. Mi allenai e giocai con la squadra per un intero campionato. Mi offrirono persino un lavoro purché rimanessi con loro, ma non ci fu nulla da fare: il richiamo delle api era troppo forte.

In realtà, ebbi un attimo di tentennamento, ma quando tornai in città per una licenza, fui contattato da un personaggio che fugò ogni mio dubbio. Si chiamava Stefano Diliberto, un imprenditore genovese con interessi in città. Stefano mi convinse a rimanere; le sue ambizioni erano davvero grandi e ne rimasi ammaliato.


(Stefano Di Liberto oggi, immagine inserita da RUGBYTOTALE&SOCIALE)

In parte le aspettative furono realizzate, con la partecipazione a tornei interessanti e a partite con squadre venute in Sardegna appositamente per giocare con noi. Tuttavia, a questo periodo d’oro seguirono anni bui, durante i quali il club si sosteneva a malapena, solo grazie alla passione di pochi. Era evidente la difficoltà nel reperire sponsor: sebbene questo sport suscitasse l’interesse di molti, le aziende preferivano il calcio, molto più seguito e radicato nel tessuto sociale della città.

Fu proprio nel bel mezzo di questa crisi che focalizzammo il nostro impegno quasi esclusivamente sulle giovanili. Ci fu, per questo, un esodo di forze verso aree con squadre senior. Molti dei nostri giovani over venti si trasferirono ad Alghero e Sassari. Una scelta che, inizialmente, apparve disastrosa, ma che nel tempo portò ai risultati auspicati.

La svolta vera e propria ci fu quando si presentò all'Olbia Rugby Roberto Palomba, un personaggio proveniente da Alghero. Uomo di rugby con una particolare attitudine per le giovanili, Palomba portò con sé un'energia e una competenza che cambiarono radicalmente la situazione. Il club, usando un termine dinamitardo, esplose letteralmente.

Fu una vera fortuna per il club che questo grande allenatore si trasferisse in città per esigenze lavorative, perché il suo arrivo cambiò radicalmente il corso degli eventi. Si iniziò a lavorare con le scuole e, ben presto, il campo si ripopolò di decine di ragazzi volenterosi. Fu una sensazione di rinascita, come se un corpo inanimato si destasse all'improvviso e cominciasse a correre: un vero e proprio miracolo.

Furono anni di crescita, coronati da importanti successi. Più avanti, negli anni Duemila, dopo un’ulteriore crisi seguita al ritorno di Roberto Palomba ad Alghero, cercammo nuove forze. Convinsi vecchi giocatori come Luigi Piredda e Marco Buioni, e appassionati come Piero Campesi e Nino Deiana. Il loro apporto determinò una nuova ripresa che ci ha portato fino ai giorni nostri.



(Luigi Birardi)

Nella nuova struttura, guidata da Mirko Luciano, sarò allenatore dell’Under 12. Sono molto fiducioso e non vedo l’ora di iniziare. Sono passati quarantadue anni, ma vi dico la verità: nel mondo del rugby, mi sento ancora un ragazzino.

Nessun commento:

Posta un commento

RUGBY SERIE A ELITE/ Oggi pomeriggio al "WalterBeltrametti" di Piacenza i Lyons sfidano il Rovigo Delta.

Seconda gara di campionato consecutiva in casa per la Sitav Rugby Lyons, che ospita il Rugby Rovigo Delta per la sfida valida per la quinta...