Calcio
d’inizio alle 14:30.
Sul campo
Chersoni di Prato si affrontano Cavalieri Union Prato Sesto e Olbia Rugby 1982.
Le Api olbiesi, con gli otto punti conquistati nelle prime due partite
disputate, precedono i pratesi di tre lunghezze nella classifica generale di
Serie B, girone 4. Il match si rivela subito durissimo: le Api premono, ma i
calci dei padroni di casa fanno arretrare le linee gialle, che faticano a
trovare la via della meta.
A smuovere il
punteggio sono i calci di punizione. Il numero 15, Delli Carpini, non sbaglia
un colpo e calcio dopo calcio porta gli olbiesi in vantaggio. Dopo una
percussione insistita sulla difesa pratese arriva la prima meta dei gialloneri.
La risposta dei Cavalieri non si fa attendere, ma trova di fronte una difesa
potente, precisa e ben organizzata.
Nel secondo
tempo in campo ci sono praticamente solo le Api, che pungono con precisione
chirurgica. Il divario si allarga fino a diventare incolmabile. Nell’ultimo
quarto d’ora il match si fa spigoloso: l’arbitro è costretto a estrarre più
volte il cartellino giallo. Nel finale gli olbiesi rimangono addirittura in
dodici, ma nonostante l’inferiorità numerica gli avversari non riescono ad
aggiungere nulla ai tre punti iniziali.
L’Olbia
conquista così quattro punti fondamentali nel cammino verso la promozione. Il
risultato finale è 31 a 3 per le Api. Prossimo impegno: sabato 29 novembre, tra
le mura di casa, contro il Siena.
Guido
Cambareri (foto sotto)
Ci sono
personaggi la cui immagine, come un’icona vivente, incarna in modo sorprendente
il senso stesso dello sport che praticano. Intendo dire che questi uomini
diventano espressione corporea della disciplina sportiva a cui si dedicano. Nel
rugby, a mio avviso, è il pilone a rappresentarne l’essenza. Il pilone nasce
tale e, se ha la fortuna di crescere nell’ambiente giusto, può esprimere al
meglio il proprio ruolo.
Un pilone non
lo è soltanto in campo: lo è in tutto ciò che fa, nella vita di ogni giorno.
Quando lo vedi per strada, persino da lontano, lo riconosci immediatamente. Le
Api Olbiesi sono riuscite a portarne uno nel loro alveare e ora ne fa parte in
tutto e per tutto.
Più che
un’ape, lo definirei un calabrone: ma l’essenza del rapporto non cambia. Questo
perché il pilone possiede una qualità straordinaria: la capacità di adattarsi.
E se, come nel caso di Guido, arriva dall’Argentina, da Buenos Ayres, in breve tempo diventa più
locale dei locali.
Stiamo
parlando di Guido Gambareri, pilone delle Api Olbiesi per la stagione
2025/2026, allenatore della mischia e man of the match nell’ultima partita
disputata contro i Cavalieri Prato.
Partiamo dalle
sue dimensioni. È morfologicamente basso, nel senso brevilineo, malgrado superi
il metro e novanta.
Chi lo vede
senza qualcuno accanto andrà in giro a dire: «Quel piccoletto…», salvo poi
avvicinarsi e capire che è tutt’altro che piccolo. Pesa poco meno di
centoquaranta chili e, con quella testa, potrebbe sfidare a testate un
elefante.
Il pilone non
teme il freddo: persino in Groenlandia lo vedresti in pantaloncini e maglietta.
Quando la situazione lo consente, non indossa mai le scarpe. Non ama radersi la
barba e i suoi capelli — di un nero corvino — li taglia solo prima della
stagione estiva, quando iniziano a infastidirlo per il caldo. Preferisce il
contatto con il suolo: non ama sedie, divani o sedute classiche. Mangia come
due tre quarti e dorme completamente nudo.
È un uomo da
campo che si esprime al meglio dentro il rettangolo di gioco, proprio come un
pesce nel suo mare. Guido è un fortissimo giocatore, un ottimo allenatore e un
grande professionista. Domenica scorsa, nella trasferta di Prato, lo ha
dimostrato ancora una volta: ha gestito il pacchetto di mischia e portato la
palla in meta per ben due volte.
Una risorsa
preziosa per il coach Mirko Luciano, fondamentale per il raggiungimento degli
obiettivi delle Api in questa stagione.






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