ANCHE quest’anno l’ADVENTURE
RUGBY CAMP si è svolto al Centro Sportivo Mombarone di Acqui Terme, un’altro
insostituibile appuntamento per tanti giovani promettenti rugbisti fra gli otto
e i diciotto anni di età. Una settimana di tanto rugby, ma non solo. E’ stata
una nuova esperienza di vita che di anno in anno ottiene sempre maggiore
accoglienza dalle Società piemontesi. Una cinquantina di ragazzi dell’Acqui
Septebrium, Alessandria, San Mauro Torinese, Alba, Unione Monferrato, CUS
Torino, VII Rugby Torino, Ivrea piu’ un ragazzo proveniente dal Regno Unito
hanno trascorso una settimana full-immersion con tecnici estremanete preparati
ed organizzati per questi eventi.
PIER PAOLO RUGGIERO,
con Chris De Meyer principale organizzatore dell’evento, ci ha confermato la
buona riuscita di questa iniziativa.
“ In pratica questo è stato il nuovo primo
vero Campus post pandemico – dice appunto il tecnico – è anche vero che già
l’anno scorso avevamo sviluppato un evento simile, sempre al Centro Sportivo del
Mombarone, ma con la pandemia maggiormente presente, ci eravamo dovuti limitare
nelle nostre prestazioni raggiungendo un numero minore d’iscritti. Ora che il
Covid 19 è percepito in maniera diversa si sono trovate delle altre modalità
per combatterla, il timore è calato anche per le famiglie degli stessi ragazzi,
tanto che i numeri dei partecipanti è salito in modo consistente.”
Una cinquantina di
giovani hanno preso parte al Camp di sei giorni
del Mombarone di Acqui Terme con
una giornata conclusiva allietata da una vigorosa e simpatica dimostrazione
finale.
“E’ stato un Campus
full immersion – dice RUGGIERO – dove i giovani hanno pranzato tutti insieme,
si sono riposati, hanno giocato, hanno vissuto in questa splendida struttura
allenandosi intensamente in palestra, sul campo in erba, e divertendosi anche
in piscina. Questo è un Camp rivolto a giocatori di rugby ovviamente, ma noi
abbiamo puntato anche a tutte le sue
forme come il beach ed il seven, senza escludere pero’ attività anche con la
palla rotonda. Giocando anche a basket ed a volley per esempio, puo’ risultare
utile a creare nuove motivazioni. Questi
ragazzi hanno risposto benissimo dimostrando grande interesse a tutte le
attività proposte dal nostro gruppo. Abbiamo dovuto su loro richiesta,
soprattutto per i piu’ grandi, attivare maggiormente la preparazione sulla
tecnica individuale. Logicamente abbiamo diviso i corsi per età, con la
collaborazione di almeno un allenatore ogni dieci atleti.”
(ieri ad Acqui Terme, da sin. Laura Ingrosso, Chris De Meyer, R.R., Pier Paolo Ruggiero)
Durante la settimana
scorsa si è anche svolto un incontro fra il gruppo del Camp ed alcuni tecnici
dei vari club, e tutto questo per scambiarsi opinioni e possibili nuove idee onde
risultare sempre piu’ utili a questi giovani.
“ Tutto questo è
partito comunque da una programmazione – ammette il sudafricano CHRIS DE MEYER,
principale tecnico del gruppo, ed attualmente Direttore Tecnico dell’Ivrea
Rugby di Serie B – e per quanto riguarda il nostro principale obiettivo puntiamo ancora
a migliorarci sulle lezioni, per esempio sugli skills. Noi tecnici abbiamo
chiesto direttamente a questi ragazzi su cosa desideravano migliorare il loro
bagaglio tecnico, ed abbiamo ricevuto prontamente concrete ed intelligenti
risposte e richieste. Abbiamo cercato in questa settimana di dare risposte in
merito alle tecniche anche sui lanciatori,
sui saltatori nelle touche, ed è stato gratificante per noi poterci rendere
utili nei limiti del possibile a questi giovani atleti che in ogni modo hanno
saputo accogliere con vivo interesse le nostre lezioni e consigli.”
“L’anno prossimo
vorremmo riuscire ad essere accolti dalle Società – afferma PIER PAOLO RUGGIERO
– prevedendo magari due o tre giornate con lavori specifici per chi volesse
avere maggiori info, completando il lavoro che loro normalmente seguono nel
loro club, senza travalicare i compiti dei loro allenatori.
Dopo due lunghi e
travagliati anni che hanno colpito duramente tutti gli sport, e così pure il
rugby, riducendo purtroppo il numero dei partecipanti, c’è bisogno di un
importante risveglio, di un costante impegno di tutti per ritornare alla
normalità.
“ Ovviamente abbiamo percepito questo problema – dice RUGGIERO – e purtroppo sappiamo che esiste una evidente contrattura di numeri, pero’ ritengo che a noi del Camp questo problema non ci ha colpito in modo così diretto e profondo. Infatti superato il primo deleterio anno di lockdown eravamo riusciti a presentarci al Mombarone con già 35 giovani, mentre quest’anno abbiamo raggiunto un considerevole numero di partecipanti. Ci siamo salvati con il classico passaparola, e lavorando in modo efficace siamo riusciti a migliorarci di anno in anno anche nell’organico.
Intanto siamo stati agevolati dalla collaborazione di CK De Meyer, da Carlo De Meyer e da Nicolo’ Binelli, giovani atleti sotto i venti anni di età che hanno saputo legare meglio con i piu’ giovani ragazzi, facendo da tramite con gli organizzatori del Campus. Fra l’altro quest’anno grazie a Laura Ingrosso,che fa parte del nostro gruppo, per esempio, si è riusciti a creare un cordone ombelicale fra noi, i ragazzi e soprattutto con i genitori degli stessi giovani, utilizzando un nuovo gruppo di Whats App.”
E noi siamo pienamente
concordi che la comunicazione è da ritenersi fondamentale per qualsiasi club di
rugby che mira a migliorare i rapporti fra gli stessi tesserati, tecnici
compresi. (rr)









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