PER MARIANO CHIERICO
Aveva ragione, c’è
poco da capire nel rugby. Prendi la palla e vai avanti. Stringila forte con due
mani, non fartela strappare da nessuno. Ma della palla non te ne innamorare,
passala. Quando serve, attira gli avversari verso di te, alleggerirai il
movimento dei compagni.
Cerca il sostegno dei
tuoi, e fai lo stesso per loro.
Quando sei in difesa, usa il tuo corpo, il tuo peso, la tua forza. Alza quel muro ed impedisci agli altri di farti meta.
Devi combattere
sempre, è facile.
L’arbitro fischia
l’inizio, e tu, noi, combattiamo insieme.
Tutto questo in
ottanta minuti.
L’importanza che ha la
temporalità nei match non viene mai considerata.
C’è un tempo, e in
quel tempo ci sono delle regole da rispettare per provare a vincere. Alza al
massimo le tue capacità per esprimere il tuo potenziale in quei minuti.
Se fai bene il tuo
lavoro, alla fine sei finito, non ne hai più. E pure, ti sei preparato per
farlo. Negli sport da combattimento, poi, la comprensione per tutto questo,
dall’esterno spesso vacilla. Mentre, in realtà, non c’è nulla che somigli di
più alla vita.
Ma attenzione, quel
tempo, quello della battaglia, della forza, del sostegno, della disciplina,
della tua squadra, spesso, possiamo deciderlo noi.
“Nessuno mai verrà a
correre due metri facili sul nostro campo”.
Mariano aveva ragione.
Il rugby ci somiglia.
Ed io, Capitano, sarò
sempre uno dei tuoi.


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