Buon sangue non mente. Il terza linea ala Giorgio Gragnani, classe ’97,
è già dottore in economia e commercio ed ha già avuto l’onore di indossare i
gradi di capitano della prima squadra del Livorno Rugby. Il flanker labronico,
al contrario di suo nonno (suo omonimo) e di suo padre Luca, entrambi attivi
qualche lustro fa come seconde linee (manco a dirlo con la gloriosa maglia
biancoverde), non ha avuto l’onore (almeno per ora…) di festeggiare ‘la meta
promozione’. Nonno Giorgio è stato protagonista nella mischia della formazione
livornese negli anni ’50 e nei primi anni ’60: al suo attivo il salto dalla C
alla B del ’54 e dalla B alla A (la massima serie dell’epoca) del ’58. Babbo
Luca, nel pacchetto biancoverde negli anni ’80 e nei primi anni ’90, ha celebrato
in campo, nel ‘drammatico’ spareggio di Noceto del maggio ‘89, la promozione
dalla serie A2 all’A1 (la massima serie). E proprio a Noceto, alle porte di
Parma, nella stagione 2014/15, Giorgio - appena maggiorenne - ha esordito,
nella stagione 2014/15 nella prima squadra del Livorno Rugby. “Battagliare in
mischia - illustra il 23enne avanti - è per noi una vera e propria tradizione
di famiglia.
Anche mio cugino, il seconda linea Giacomo Gragnani è un atleta
del pacchetto del Livorno Rugby. Ho iniziato l’attività nel 2008, con la
rappresentativa biancoverde under 11. Non sono mancati grandi soddisfazioni,
sia nelle categorie propaganda, sia tra gli under 16 e gli under 18. Ricordo
con grande piacere il successo nel Trofeo dell’Appennino, proprio con gli under
18”. In prima squadra, per il valido ‘figlio e nipote d’arte’, dopo l’esordio
della stagione 14/15, è arrivato un lungo stop. “Mi sono sottoposto ad
intervento chirurgico per l’asportazione della milza ed ho saltato tutta la
stagione agonistica 15/16”. Poi l’atleta è rientrato nei ranghi e, con un
esaltante crescendo rossiniano, è diventato uno dei punti di forza della
formazione labronica, ai vertici del campionato di B. “E’ un motivo di grande
orgoglio per me l’esser stato scelto, all’inizio dell’annata 2018/19, ad appena
21 anni, capitano della squadra”. Il rugby è però sport praticato per puro
divertimento, almeno dalle nostre parti e ‘può essere sacrificato’ di fronte a
traguardi scolastici e professionali di tutto rispetto.. “Dopo la laurea mi sono
trasferito a Bologna, per proseguire gli studi. Nella prima parte della
stagione 2019/20, pur costretto a cedere i gradi di capitano, sono riuscito a
conciliare gli impegni fuori regione con l’attività agonistica. Alla distanza,
però, mi è stato impossibile proseguire con la giusta intensità e la dovuta
presenza al campo”. Per lui, in tutto, in questa annata interrotta circa a metà
per la pandemia del Covid-19, solo 5 presenze (ed una sola presenza nel
quindici titolare). L’obiettivo promozione per ‘emulare’ nonno e babbo è dunque
rinviata alla prossima stagione? “No, nella nuova stagione non farò parte della
squadra. Ho già parlato con dirigenti e tecnici per comunicar loro la mia
decisione. Nella nuova stagione agonistica, oltre agli impegni universitari,
sarò per sei mesi, per il progetto erasmus, in Francia”. Scarpette
definitivamente appese al chiodo? “No, questo non posso saperlo. Chissà: la
voglia di allenarmi e di sacrificarmi per i colori biancoverdi non l’ho certo
persa”. La stessa voglia che ha ereditato da nonno Giorgio e da babbo
Luca… (FabioGiorgi)
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