Sono stati i 70 giorni più impegnativi della mia vita.
Ho trasportato più di 100 pazienti, fatto turni
massacranti dove pranzavo alla sera, perché non potevo togliermi quella tuta
per non rischiare di contagiarmi finché non venivo sanificato.
Mi sono fatto una promessa prima di entrare per la
prima volta su un’ambulanza ed ho cercato di rispettarla.
Durante il periodo più intenso ho pianto la sera,
sfogandomi per quello che vedevo durante il giorno ed a cui non ero abituato,
non riuscivo a prendere sonno la notte nonostante fossi distrutto e mi sono
ritrovato anche a svegliarmi alle 3 del mattino tutto bagnato per poi scoprire
che mi ero fatto la pipì addosso.
Quella tuta è stata così tanto la mia seconda pelle in questi due mesi che una volta dopo ore di servizio (e per fortuna avevo finito l’ultimo trasporto della giornata) non sono riuscito a trattenermi e me la sono fatta sotto, di nuovo. Pensavo di avere problemi, stavo vivendo una seconda infanzia in pratica, ma semplicemente non stavo rispettando il mio corpo.
Volevo essere in servizio il più possibile e mi sentivo addirittura in colpa quando non ero in Croce Gialla ad aiutare gli altri volontari.
Quella tuta è stata così tanto la mia seconda pelle in questi due mesi che una volta dopo ore di servizio (e per fortuna avevo finito l’ultimo trasporto della giornata) non sono riuscito a trattenermi e me la sono fatta sotto, di nuovo. Pensavo di avere problemi, stavo vivendo una seconda infanzia in pratica, ma semplicemente non stavo rispettando il mio corpo.
Volevo essere in servizio il più possibile e mi sentivo addirittura in colpa quando non ero in Croce Gialla ad aiutare gli altri volontari.
Detto questo, rifarei tutto dall’inizio.
Anzi, ho ammesso più volte in questo periodo di essermi
pentito di non aver iniziato prima e consiglierò d’ora in poi a chiunque di
provare a svolgere dei servizi di volontariato e di cercare di percepire le
emozioni che lascia, che sono imparagonabili con qualsiasi altra esperienza. È
giusto pensare ai soldi ed alla sopravvivenza nella vita, ma a volte fare
qualcosa senza pensare ad una retribuzione ma facendola partire dal cuore ha un
sapore che per me è paragonabile a quello di un tiramisù, il mio dolce
preferito.
E spero che, chiunque mai si possa trovare a bussare
alla porta di un’associazione, trovi dall’altro lato delle persone splendide
che lo accolgano come una persona di famiglia come è stato per me qui in
@seirs.crocegialla.parma
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