IL CORONAVIRUS ha
colpito duro, senza pietà, e soprattutto con troppi decessi, e continua anche se in tono minore ad arrecare danni
di vario tipo. Problemi sanitari ovviamente in prima fila, situazioni difficili
nel mondo del lavoro e di carattere sociale, si sono maggiormente evidenziati con
il trascorrere dei giorni e dei mesi.
Non parliamo poi delle attività sportive,
al palo da febbraio, come il movimento rugbistico che è stato costretto a
sospendere tutti i campionati senior e giovanili. Proprio in questi giorni è
stato pubblicato il protocollo FIR per la ripresa degli allenamenti, ed alcuni
club hanno già calcato i manti erbosi per prendere un primo contatto, sempre
pero’ nelle limitazioni igienico/sanitarie imposte dal Governo.
“ C’è poco da fare a
queste condizioni non si puo’ giocare a rugby – interviene da noi sollecitato
VITTORIO MUNARI (foto sopra), DirettoreGenerale del Petrarca Padova – Certo che c’è gente
che pensa di aprire le attività, e lo puo’ anche pensare per carità, ma sono
convinto che lo puo’ fare unicamente se esiste un concreto vantaggio economico.
Ricominciare le attività per perdere ulteriori risorse economiche, pero’, non mi sembra un esito intelligente. Anche noi
del Petrarca in effetti abbiamo tutta la gente in cassa integrazione. Non è
mica facile gestire tutto questo movimento quando esistono degli stipendi.
Riprendere, bene, ma purtroppo si puo’ facilmente andare anche incontro a delle serie
responsabilità di ordine penale, i rischi concreti ci sono eccome!”
Certo la ripartenza
sarà difficile per chiunque, e poi praticare il classico rugby di questi tempi,
e con le limitazioni imposte dal nuovo protocollo FIR diventa arduo potersi
esprimere al meglio. Idee ne scaturiscono a josa, addirittura si vocifera per
vie non ufficiali di praticare rugby senza ingaggio della mischia.
“ La gente puo’
tranquillamente dire, parlare, ogniuno dice quello che vuole - prosegue MUNARI – la bocca per parlare
l’abbiamo tutti si puo’ utilizzarla! Che dicano, che facciano, vedremo semmai cosa scaturirà nel tempo, e
quanti verranno a comprare i biglietti
per le partite di rugby! Insomma o si trovano delle cure sicure per debellare
questa terribile pandemia, proteggendo in qualche modo la gente, ma non si puo’
giocare a rugby rischiando delle
sanzioni penali. Ci sarà chi andrà avanti e faranno attività, forse bene o
forse male, ma comunque saranno ad alto livello solo quelli che potranno
avvalersi dei diritti televisivi. “
(in foto Vittorio Munari e Antonio Raimondi coppia indissolubile che racconta dettagliatamente in video le vicende del rugby)
I club storici
potenzialmente piu’ capaci ed organizzati, e con qualche copertura finanziaria
di rilievo potranno andare avanti, ma molte Società di stampo dilettantistico,
privi di appoggi economici, rischiano la chiusura totale.
“ Non sono d’accordo –
ribatte VITTORIO MUNARI – sono invece convinto che i club che riusciranno a
riprendere attivamente e bene saranno quelli
che avranno la possibilità di ottenere qualche forma di sussistenza. Poi
sia chiaro i problemi credo bene o male li avranno tutti i club piccoli, i medi
ma soprattutto i piu’ grandi in quanto impegnati a sostenere un team con degli
atleti stipendiati.”
Chiaramente le Società
di C/2 non fanno parte di questa categoria, ed anche in C/1 il dilettantismo
vige da sempre, ma ancora troppe incognite si segnalano all’orizzonte.
“Non bisogna
dimenticare poi che anche le federazioni sono a rischio. Non vedo bene questo tipo di
ripartenza, comunque, poi va bene è stata promulgata la linea guida per
riprendere l’attività per i primi allenamenti, ma è tutto materiale per parlare
un pochino. E poi se per riprendere l’attività bisognerà farci correre a due
metri di distanza, con un proprio pallone che dovrà essre obbligatoriamente
disinfettato, meglio che ci lascino stare! Un’attività a questo livello vuol
dire prendere in giro la gente! Ci vorrebbero delle linee guida ben diverse,
del resto è la F.I.R. che conosce e monitorizza il nostro rugby e lo stato in
cui versa. Occorrono linee guida chiare, adottando migliori strategie per poi
renderle pubbliche per instradare nel
modo giusto gli atleti. “
Dunque qualche
perplessità sorgono in questo difficile momento, augurandoci tutti logicamente
che l’attività possa riprendere nel migliore dei modi.
“ Noi siamo qui –
chiude MUNARI – dall’ultimo contatto avuto con F.I.R. è scaturito che non si
gioca e che non sono certi nemmeno i contributi. (rr)
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