Come l’anno scorso l’Adventure Rugby Camp, che si chiudera’ sabato prossimo, è organizzato su tre distinti stage. Il primo si è sviluppato a Feisoglio, uno splendido piccolo borgo in provincia di Cuneo a 700 metri di altitudine, non lontano da Alba, la cosiddetta “capitale” delle Langhe, gli altri due sono stati programmati al centro sportivo Mombarone di Acqui Terme.
(Da Feisoglio con Chris De Meyer e PierPaoloRuggiero)
Ieri mattina noi di RUGBYTOTALE&SOCIALE siamo andati a trovare proprio in questo ben strutturato centro sportivo Chris De Meyer, responsabile tecnico di questo terzo evento che si chiudera’ entro questo fine settimana. I ragazzi iscritti a questo Camp provengono dai vari club piemontesi dell’Alba, del Val Tanaro, Settimo Torinese, Alessandria, Ivrea, U.R.P.A che raggruppa attività giovanili di Novi Ligure, CUS Piemonte Orientale, Lions Tortona etc.etc..
I principali tecnici presenti agli stage sono
Pier Paolo Ruggiero e Chris De Meyer e quest’ultimo lo abbiamo incontrato ieri
mattina appunto ad Acqui Terme impegnato con i ragazzi degli Under 16 e under
18.
“ Siamo arrivati all’ottava edizione di questo
Camp – ammette il tecnico sudafricano, in Italia da molti anni – e vorrei
rimarcare che lo sport del rugby si sviluppa di settimana in settimana, quasi di giorno in
giorno, ed ovviamente anche noi dell’organizzazione desideriamo rimanere al
passo dei tempi aggiornandoci costantemente. Abbiamo provato ugualmente a
mantenere gli stessi programmi ma questi cambiamenti tecnici cerchiamo di
insegnarli anche in questa particolare occasione. “
“ I nostri insegnamenti puntano logicamente a
migliorare globalmente la tecnica di questi giovani dai placcaggi, ai punti
d’incontro, noi rimaniamo sulle principali basi del rugby. Lavoriamo molto su
tanti piccoli dettagli. Comunque rimaniamo sempre sul consueto trand, anche se
si cerca costantemente di migliorare la base tecnica dei ragazzi. Si sono
divisi per eta’ i rispettivi Camp con il primo di Feisoglio dedicato piu' al minirugby,
il primo di Acqui per i piu’ giovani sino ai 14 anni ed il secondo ed ultimo per i 16 e 18 anni.
Con questo appuntamento personalmente chiudo il mio impegno estivo, in quanto
non andro’ come l'anno passato in Irlanda ad una altro Camp curato da un mio amico ex Springbok, perche' occupato in Italia. “
“ Nel rugby c’è sempre bisogno costantemente
di cercare di migliorare il gioco di squadra, d’inventare qualche cosa di nuovo
– afferma DE MEYER – tutto cio' deve risultare una sorpresa per l’eventuale successivo
avversario che si verra’ a confrontare. Oggi come oggi e soprattutto dal Sud
Africa, da dove arrivo anche io, si è evidenziato una grande crescita, e si
nota una continua ricerca della novità. Tecnicamente anche gli Sprigbok li
abbiamo visti con gli Azzurri modificare alcune impostazioni in campo, anche
durante alcune touche, ottenendo buoni risultati. L’Italia è mancata un poco
nelle fasi difensive, ovviamente il Sud Africa sta cercando di sviluppare il
suo gioco e non è piu’ come nei tempi dietro quando puntava quasi tutto
sull’impatto fisico, adesso lo sviluppo del gioco è molto piu' aperto, in generale, non è
solo mischia – forza – touche, ed è anche chiaro che proprio dalle rimesse
laterali che il Sud Africa è vero Campione, ma ora il gioco è sempre
maggiormente dedicato alle azioni in velocità sui trequarti, avanzando, pressando. Il
rugby del resto presenta sempre nuove teorie e tutti stanno cercando di provare
qualche cosa di nuovo.”
E così è successo per esempio l’altra sera nel Mondiale Under 20 fra Italia ed Australia…….
“ Infatti proprio i giovani Wallabies stanno
portando nel rugby delle teorie di gioco importate dal Football Americano –
riprende CHRIS DE MEYER – e nell’occasione
hanno utilizzato ottimamente il gioco al piede. Anni fa era
l’Inghilterra con Jonny Wilkinson a utilizzare ottimamente questo particolare e
i frutti si erano largamente evidenziati. Anche la giovanile dell’Italia mi è
piaciuta, ma commettendo qualche errore di troppo con un avversario molto
preparato non si poteva sperare di piu’.”
Chris
De Meyer giocava mediano di mischia e da tempo ha intrapreso in modo prolifico la
carriera di allenatore. Anche quest’anno ad Ivrea ha portato avanti un
importante lavoro con il club dell’Ivrea dove in Serie B ha offerto alcune
prestazioni di rilievo, mantenendo anche la stessa categoria. L’Ivrea tra
l’altro è stata una delle poche formazioni che è riuscita a superare sul campo quel sorprendente Stade Valdotain
il quale l’anno prossimo giocherà in Serie A2.
“ Noi abbiamo giocato tutte le nostre carte
sino all’ultima giornata di gare – conclude il tecnico – e penso che tutti
abbiano constatato che in campo abbiamo fatto giocare tanti giovani
atleti. Quest’anno avevo a disposizione almeno una dozzina di ragazzi delle
classi 2005/6/7 che hanno giocato in Serie B. Ragazzi molto bravi, ma abbiamo
purtroppo perso alcune partite per poco distacco nel punteggio, e solo per
mancanza di una certa inesperienza. Purtroppo per queste categorie, vale a dire
per gli U18, per loro specificatamente c’è poco spazio alternativo alla
categorie seniores, e logicamente giocando appunto fra i seniores l’impatto
puo’ risultare difficoltoso. Alcuni ex U18 non sono ancora idonei a frequentare un Campionato seniores, insomma teoricamente mancano le attività per gli U20/21.” (rr)








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