“Devi giocare
a 15”
E’ domenica
mattina e comincia così a volte l’incubo di molti trequarti, abituati a
scorrazzare felicemente all’ala o a placcare ogni essere vivente si trovi sulla
loro strada giocando ai centri, costantemente in mezzo alla baruffa.
Ma quando non
c’è l’estremo titolare tocca a loro, e sanno benissimo che non potranno mai
giocare come gioca “lui”.
Perchè “lui”,
l’estremo titolare è un cavallo pazzo, un giocatore che ogni tanto trovi a
parlare da solo, è un sognatore che sembra incatenato nei suoi ventidue ma che
desidera solo di correre furiosamente penetrando nel caos della battaglia per
poi riemergere nella metà campo avversaria, clamorosamente ancora con la palla
in mano.
E’ il giocatore
che quando c’è caldo sente più caldo, quando c’è freddo prende più freddo,
quando c’è pioggia pare attirare più acqua degli altri.
Eppure lo vedi
sempre li in fondo al campo a studiare le traiettorie dei calci degli
avversari, a cercare di trovare lo spazio giusto per entrare nel gioco
d’attacco dei compagni oppure i tempi adatti per l’ultima disperata difesa.
Ma soprattutto
lo vedi li nei suoi ventidue, spesso in completa solitudine, che si sposta come
un pendolo quasi giocasse un gioco tutto suo, ogni tanto parlando con un
compagno immaginario, principe e re di un regno che non c’è...
@moorisso e la
poesia


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