‘O panaro, in dialetto napoletano è il
paniere intrecciato in vimini.
Il nostro, ieri sera, si è rotto.
Antonio Prisco, classe ’82, ha passato la palla facendola cadere per sempre da quel “panaro”, il suo buffo soprannome con cui tutti lo conoscevamo.
Cresciuto sin da ragazzo nelle fila della
era noto e ben voluto da centinaia di rugbisti
in Campania e Molise.
Amava il nostro sport, al punto che pur
di giocare macinava chilometri quotidianamente. Cambiava squadra per seguire
gli amici fidati, i coach a cui voleva bene.
Nella sua carriera da amatore, da
personaggio romantico e nel contempo simbolo di quel rugby di base che ci
contraddistingue, ha vestito anche le casacche degli
Tantissime le spiagge battute nel
meridione nei tornei di beach rugby.
Impegnato socialmente per i diritti dei lavoratori e degli immigrati, negli ultimi anni era divenuto un referente riconosciuto a livello nazionale della rappresentanza sindacale dei rider, lavoro che svolgeva anch’egli su Napoli città.
Antonio, era il classico bravo ragazzo
con gli occhi da scugnizzo, a tratti schivo e dal cuore d’oro. Cresciuto in un
posto difficile e abbandonato dal buonsenso di molti, a testa alta ha deciso di
prendere la strada giusta, e di questo ne siamo certi, anche grazie alla palla
ovale.
Come aveva scritto su Facebook qualche
anno fa, aveva sempre voglia di “discutere tanto di rugby quanto di tutte
quelle altre storie, di tutte quelle altre squadre, di tutti quegli altri
compagni, fratelli, cuori che, quindici contro quindici con un palla storta
piena di vento, continuano a giocare”.
Continua a giocare Antò, ciao ‘o panaro.
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