mercoledì 23 ottobre 2019


“Domenica 20 ottobre il team multirazziale delle Tre Rose rugby di Casale Monferrato ha ricominciato l'avventura in un campionato federale di Serie C/2 , questa volta la squadra è stata inserita nel girone Ligure/Piemontese insieme quindi a DF Ferroviaria ITALIA Spezia, CFFS Cogoleto, Lions Tortona, Saluzzo, CUS Piemonte Orientale. Prima uscita sul difficile campo del Valtanaro, formazione già incontrata varie volte.

(il folto gruppo delle Tre Rose con Paolo Pensa accolti in Vaticano da Papa FRANCESCO)

La partita è stata molto combattuta soprattutto sul piano fisico, purtroppo per i neroverdi casalesi si sono evidenziati molti errori di gestualità che non hanno permesso agli stessi di esprimere un gioco veloce e avanzante. La mischia chiusa dei casalesi ha avuto la meglio sugli avversari, mentre la touche è apparsa titubante e inefficace. Il risultato è stato è  in bilico fino alla fine e si è risolto con il punteggio 18 a 15 a favore dei ragazzi del valtanaro . Alla partita ha assistito in qualità di sostenitore delle Tre Rose il nazionale italiana Maxime Mbanda'.” Così si è espresso Raffaele Contemi, tecnico del club multietnico che domenica prossima osserverà un salutare turno di pausa, mentre riprenderà il cammino domenica 3 novembre sul proprio terreno di gioco del Ronzone ricevendo l’ostico Spezia. 

(in foto da sin. Lifredi capitano del team multirazziale e Paolo Pensa Presidente del club)


SOSTEGNO e integrazione scendono in campo contro ogni  forma  di  discriminazione  promuovendo  una  cultura di partecipazione e coesione sociale.
Il  “Progetto  Migranti”  ha  lo  scopo  di  promuovere, attraverso il Rugby, l’integrazione di coloro che sono stati costretti a fuggire dal proprio paese, dopo aver perso i propri familiari ed essere stati vittima di abusi e persecuzioni.
Il  Rugby  con  i  suoi  valori  di  SPORTIVITA’,  SOSTEGNO  e  RISPETTO  promuove  l’integrazione
sociale. 
Perciò la FIR attraverso deroghe alle regole Federali, che normalmente limitano la presenza di
giocatori stranieri nelle squadre, assegnando a tutti i richiedenti asilo la formazione Italiana.
Queste deroghe hanno, quindi, permesso l’esistenza ufficiale di squadre composte soltanto da
richiedenti asilo o squadre miste, ovvero formate da richiedenti asilo e atleti italiani.

(nella foto le Tre Rose con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella)

I richiedenti asilo parlano lingue differenti, hanno perso tutto e sono spesso completamente soli.
Grazie  al  Rugby  essi  entrano  a  far  parte  della  stessa  squadra,  diventano  un  gruppo  e  imparano  a comunicare tra di loro.
Il Rugby offre loro un poco di speranza e li aiuta a sentirsi parte della comunità. Infatti, il progetto ha anche l’obiettivo di abbattere i pregiudizi contro i richiedenti asilo. La conoscenza dell’altro abbatte la paura. La popolazione locale, allarmata dall’arrivo dei migranti impara a conoscerli attraverso il Rugby. 
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Grazie  alle  deroghe  concesse  dalla  FIR, le  squadre  che  partecipano  al  progetto possono  giocare  il  Campionato  di  serie C2, avendo così l’opportunità di allenarsi per un obiettivo concreto.

(il XV delle Tre Rose spettatori al Lanfranchi di Parma per un test delle Zebre)

Tra queste vi è la squadra delle Tre Rose Nere, primo e unico esempio di squadra composta  interamente  da  richiedenti asilo, che ha dato inizio al progetto e che è  protagonista  di  un  documentario diretto da Walter Zollino.
Le  altre  squadre  che  partecipano  al progetto sono miste o hanno in squadra soltanto qualche richiedente asilo.
Il campionato offre alle altre squadre partecipanti l’opportunità di venire a contatto con i migranti, con le loro storie e la loro cultura. Se non conosci il Rugby, pensi che se hai la palla trale mani puoi fare punto da solo, ma nel momento in cui capisci che puoi andare a meta soltanto con il SOSTEGNO degli altri, allora l’integrazione arriva automaticamente.
Inoltre, alcune società hanno partecipato a 



(Le Tre Rose sul campo di Farigliano con M'banda' - foto di Alfredo Baraldi)



l Progetto FAMI (2014-2020) promosso dal  Ministero   dell’Interno   e   dal  CONI,   finanziato  dalla  Comunità  Europea,  per favorire, attraverso lo sport, l’inclusione e l’integrazione dei giovani migranti di minore età sul nostro territorio, durante la loro permanenza nel sistema di accoglienza nazionale, che potranno  praticare  attività  sportive  presso  le  società  del  territorio,  insieme  ai  coetanei italiani.  
Mentre  altre  società  hanno  preso  parte  al  Bando  promosso  dal             Ministero  del Lavoro  e  delle  Politiche  Sociali  e  dal  CONI,         nell’ambito  dell’Accordo  di Programma  2018,  il  programma  Fratelli  di  Sport  che  mira  a  sostenere  progetti finalizzati all’integrazione attraverso lo sport rivolto a bambini e ragazzi tra i 5 e 17 anni provenienti da famiglie svantaggiate che ospitano migranti. 

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