GIULIO BISEGNI PRESENTA LA SFIDA COL
LEINSTER: “SARÀ UNA GARA PUNTO A PUNTO: DOBBIAMO CERCARE DI DEMOLIRLI
FISICAMENTE”
Parma – Si avvicina sempre più l’ora del big match tra Zebre e Leinster.
Il calcio di inizio della sfida, valevole per il 4°
turno di Guinness PRO14, è fissato
alle ore 18:15 allo Stadio
Lanfranchi diParma, con diretta televisiva
su Dazn.
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[Giulio Bisegni sul prato del Lanfranchi]
Il
percorso di avvicinamento della franchigia federale alla gara contro i sei
volte campioni in carica del torneo ha conosciuto un’importante novità
proprio in questo inizio di settimana. Lunedì scorso, infatti, lo staff
tecnico presieduto da coach Michael Bradley ha potuto riabbracciare assieme a
tutti gli altri giocatori multicolor i dodici atleti della Nazionale Italiana
al rientro dalla Rugby World Cup in Giappone.
Fatta
eccezione per il tallonatore reggiano Luca Bigi, il gruppo di Azzurri si è
inserito a pieno organico nel programma di allenamento delle Zebre in vista
della partita contro la formazione irlandese.
A
margine della giornata di lavoro odierna, il centro della franchigia federale
di base a Parma e della Nazionale Italiana Giulio
Bisegni è intervenuto ai microfoni del sito web del
club, presentando l’incontro di sabato pomeriggio.
Originario
di Frascati, Bisegni è cresciuto nel club della sua
città natale prima di esordire nel 2011 nel massimo campionato italiano con
la maglia della S.S. Lazio Rugby 1927. Dopo
una stagione da permit player a cavallo tra Roma e Parma, il passaggio
definitivo nella rosa delle Zebre avverrà nel
2014/2015. Da allora, il duttile trequarti ha disputato
complessivamente 87 gare ufficiali con la
sua attuale squadra, registrando 60 punti
segnati.
Già
protagonista delle selezioni U17, U18, U20 e della Nazionale Emergenti, il
27enne laziale ha bagnato il suo esordio con gli Azzurri il 14 febbraio 2015
nel 2° turno del Sei Nazioni perso a Londra contro l’Inghilterra. Sono 14 i
caps con Parisse e compagni raccolti sin qui dall’ironman del Guinness PRO14
2017/2018 (titolo ricevuto dal comitato organizzatore del campionato celtico
in virtù del record di minuti giocati nell’allora stagione regolare del
torneo: 1504 minuti in 19 presenze).
Ti mancava un po’ lo spogliatoio delle Zebre
Giulio? “Sì
senz’altro la cosa che manca di più dopo grandi assenze prolungate è
sicuramente i compagni di squadra, lo spogliatoio e l’atmosfera che si crea
dentro. E’ stato un bellissimo rientro e una fantastica accoglienza da parte
di tutti: c’è tanto entusiasmo”.
Anche perché sei qui a Parma dal lontano 2014.
Prima di allora, un passato nel Frascati – club della tua città natale -, tre
stagioni in Eccellenza con la S.S. Lazio Rugby (di cui una da permit player
per le Zebre). Stai diventando pian piano un senatore della franchigia
federale. Dal punto di vista tecnico che tipo di crescita hai conosciuto
negli anni? “E’
stata una crescita che è iniziata prima attraverso una miglior gestione
di determinati momenti della partita e poi è passata dalle prese di
consapevolezza. E’ stato un percorso che è passato anche attraverso tanti
allenatori e che mi ha portato ad entrare dentro a dei sistemi difensivi di
squadra. Cerco sempre di stare dentro lo spogliatoio e vicino ai miei
compagni anche quando dobbiamo decidere le difese strategiche, quindi c’è
stata un’evoluzione portata anche dal ruolo che ricopro in campo visto che la
mia è una posizione un po’ esterna. Questo però mi permette di avere più
sensibilità e di vedere un po’ di più gli spazi nelle difese. E’ stato un
processo importante che mi ha visto crescere assieme ad altri miei compagni
di squadra all’interno dello spogliatoio come figure di rilevanza”.
E dal punto di vista mentale? “Quella è stata una crescita che è passata
nel momento in cui mi sono affacciato al Guinness PRO14. Può succedere di
incappare in situazioni di infortuni o in cui senti pressione addosso perché
puoi sbagliare una partita o una gara con particolare visibilità, per cui ti
senti un po’ anche sotto il giudizio degli altri. La crescita che uno fa
mentalmente è soprattutto quella di approccio alla gara, nel senso di fare
una cosa e cercare sempre di scinderla da quella che devi fare dopo senza
farsi influenzare dalle situazioni più difficili in cui uno può cadere e da
cui poi non è facile uscirne. E’ una crescita che passa anche un po’ dalla
confidenza, per cui devi sempre pensare al dopo e cercare di mantenere alto
un livello di gioco non soltanto nella singola gara ma per tutto il
campionato”.
Sei poi un leader carismatico anche fuori dal
campo. Quant’è importante fare spogliatoio tra voi ragazzi lontano da
allenamento? “Questa
è una delle cose che preferisco, è una cosa che a me diverte tantissimo
perché stare in mezzo ai ragazzi e starci per giocare e per crescere
divertendosi è il modo migliore per far maturare un gruppo. Sono quello che
di solito si mette vicino ai ragazzi più giovani, ci scherza e ci parla
quando c’è bisogno di dire qualcosa di serio. Cerco sempre di costruire
un percorso insieme a loro e di farlo anche divertendosi”.
Quello in Giappone è stato per te il primo
mondiale. Qual è il momento che ricordi con più piacere?“Sicuramente è stata un’esperienza
bellissima. Dal punto di vista tecnico sono stato coinvolto nella partita
contro il Canada per cui non posso che essere contento e grato di essere
sceso in campo e di aver giocato quella partita. Però l’esperienza in sé è
quella complessiva, quella di aver visto la popolazione come ha risposto ad
un evento organizzato in un Paese che non ha un grande trascorso rugbistico
ma che ha comunque garantito un grande tifo agli incontri di tutte le
Nazionali, non solo di quella giapponese”.
Hai giocato 80’ col Canada, mentre hai
saltato le due sfide con Namibia e Sudafrica e, per altri motivi, anche
quella con gli All Blacks. Cosa porti di positivo dalla tua esperienza alla
Coppa del Mondo? “E’
stato un piccolo cerchio che si è chiuso perché ho iniziato a giocare ala
nelle prime partite col ct Conor O’Shea e mai mi sarei aspettato di giocare
centro. E’ stata quindi una piccola evoluzione che si è portata avanti anche
dal punto di vista tecnico e che mi ha portato a giocare anche in questo
ruolo. Mi ha dato tanta soddisfazione, è stato il culmine di un piccolo
percorso di evoluzione, cosa non sempre semplice a livello internazionale”.
Come interpreti il tuo ruolo e cosa ti piace
di più della tua posizione in campo? “Sempre parlando del fatto che è un po’
esterno al gioco, mi piace chiamare le difese e cercare di anticipare quelle
che sono le giocate offensive, per cui cerco sempre di essere molto
comunicativo con la squadra. Mi piace portare energia e inserirmi tra le
linee sapendo che perdo un po’ sulla contesa delle palle alte, quindi cerco
anche lo spazio con la seconda linea d’attacco. E’ una cosa che a me piace
particolarmente”.
Sabato pomeriggio al Lanfranchi arriverà il
Leinster. L’ultima volta che è sceso in Italia è stato il 16 febbraio a
Viadana, gara in cui sei peraltro partito titolare. Conosci bene gli
Irlandesi.. che avversari saranno? “Sarà una sfida tosta. Loro si presentano
come primi della classe, sono confidenti delle loro capacità tecniche. Noi
dovremo cercare di mettere una grande pressione e una grande aggressività per
far crollare prima le loro certezze dal punto di vista mentale. Per loro poi
è una sfida che può rivelarsi un po’ un’arma a doppio taglio visto che vengono
a Parma senza i propri giocatori nazionali. Questo deve essere un motivo per
metterci un po’ di pressione perché dobbiamo anche cercare di capitalizzare
quando ci sono queste occasioni così importanti. Dobbiamo cercare di
demolirli fisicamente e con aggressività, facendo la nostra partita che sarà
una gara punto a punto”.
Sei pronto a tornare a vestire la maglia multicolor? “Sempre pronto! Dopo il mondiale, la cosa più
importante,il primo pensiero è stato quello di tornare a sostenere i propri
compagni di squadra. Si creano delle dinamiche sempre bellissime”.
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Simone Del Latte
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