FABIO NANNINI LASCIA IL
RUGBY GIOCATO !
Beh, la definizione "lunga" è
opinabile, purtroppo devo lasciare a 33 anni con ancora tanto tempo a
disposizione e vedendo amici che hanno smesso ben oltre i 40, magari non
lunghissima ma movimentata si. Ho iniziato per sbaglio letteralmente, visto che
pensavo di andare agli allenamenti della squadra di calcetto, nella squadra
della scuola ITI L. Da Vinci avevo 14 anni da compiere. Poi il passaggio a
Sesto in serie C con Valter Nutini che portò un blocco di giocatori U20 di cui
facevo parte quando venne ingaggiato, quell’anno centrammo la promozione in B
pur perdendo il primo play off con il Biella (che ironia della sorte abbiamo
incontrato anni dopo per la promozione in A), purtroppo il salto di categoria
fu eccessivo per noi e retrocedemmo subito. Poi altri anni tra alti e bassi
sempre con il raggiungimento dei play off per la B ma senza mai riuscire a fare
il "salto". Nel 2007 ho subito un infortunio al ginocchio (frattura
della rotula e rottura del crociato) mi ha tenuto lontano dai campi per un
anno, sono riuscito a rientrare in tempi ragionevoli ma onestamente ai tempi
pensavo che il rugby sarebbe rimasto un ottimo passatempo e non ci saremmo mai
schiodati dalla C. Poi la svolta nel 2009 l’annuncio della fusione tra Sesto e
Cavalieri e la nascita dell’Unione ed una ritrovata motivazione dopo anni
difficili. Ovviamente la squadra era troppo forte per la serie C ed abbiamo
centrato la promozione diretta in serie B dove abbiamo "bivaccato"
qualche anno.
Nel frattempo ho iniziato con il rugby League prima con "I
Magnifici" di Firenze per poi passare al "XIII del Ducato" di
Piacenza con i quali abbiamo conquistato 3 scudetti consecutivi. Poi c’è stato
il 2012 in cui sono andato in Australia a giocare a rugby League con gli “All
Saints” di Liverpool (subito fuori Sydney), dopo alcune presenze con la
nazionale (tra cui quella vittoriosa contro il Galles di Gareth Thomas) la
federazione mi ha trovato questa opportunità che ho deciso di sfruttare, ho
preso aspettativa dal lavoro e sono partito: 9 mesi intensi, nei quali ho avuto
modo di fare alcune presenze anche con una squadra di Rugby Union il “Knox
Rugby Club” di North Sydney. Poi il rientro anticipato dopo la chiamata di
Pippo Frati a "I Cavalieri", dove ho avuto la fortuna di poter
trascorrere alcuni mesi da professionista e giocare due scampoli di partita in
Challenge Cup contro lo “Stade Francais” di Sergio Parisse ma soprattutto il
privilegio di poter imparare sul campo da grandi campioni come Pino Patelli
(cito il Capitano per non stare a citare tutti, spero mi perdoneranno gli
altri). Al termine dell'aspettativa dalla TIM sono rientrato a "casa"
all’Unione giusto in tempo per far parte di quello straordinario gruppo che ha
centrato la promozione in Serie A nel 2013 inanellando 17 vittorie consecutive.
(Fabio Nannini durante un test di Beach Rugby)
Ora siamo al 4° anno di serie A ci sono stati momenti molto difficili, come
quando un paio di stagioni fa stavo per andarmene, ma poi parlando con amici ed
ex compagni de "I Cavalieri" rinunciai ad un accordo già preso con I
Medicei per rimanere (su questa parte i maligni infieriscono, ma chi chi mi era
veramente vicino in quel periodo sa bene i perché di entrambe le scelte e
quanto siano state dure da prendere e rettificare). Da lì è storia dei giorni
nostri il passaggio da Wakarua/Otano a Pratichetti/Romei i tanti addii di amici
di una vita e l'arrivo di tanti volti nuovi e di giovani che fanno molto ben
sperare per il futuro. Nel mezzo 10 anni di beach rugby con gli Strani Tipi a
giro per tutta Italia con gli amici di sempre.
Insomma come ti dicevo non molto lunga come
tempo ma molto lunga da raccontare...
Il tuo
ricordo più bello e quello più difficile della tua carriera? Un rimpianto?
Di ricordi belli ce ne sono tanti: la vittoria
in Galles con la Nazionale League, l’esordio Europeo anche se per pochi minuti
e la promozione in serie A si dividono il podio. Il momento più difficile
invece è stato sicuramente uno, ma molto lungo: la stagione 2007/2008 tra un
allenatore che insisteva perché io smettessi di giocare ed il brutto infortunio
al ginocchio, ho pensato più di una volta di smettere veramente, ma col senno
di poi, che peccato sarebbe stato....
Quali
sono i tuoi progetti adesso? Pensi di tornare in campo nei prossimi anni?
Al momento oltre al lavoro che ho in TIM ho
aperto un ristorante con il mio socio, anche lui ex Cavalesto, Emiliano Ciolli
(alias "Pape") che è il motivo principale del mio abbandono. Il
Progetto è il proseguo di un'amicizia di anni e anni nata da ragazzini sui
campi da rugby, ed in onore a questo abbiamo deciso di chiamare il ristorante
"La Prima Linea". Il ristorante sta andando discretamente bene ma
ovviamente richiede impegno e dedizione massima, che anche a livello di orari
non è conciliabile con il lavoro sul campo da rugby purtroppo.
(Nannini prima dell'inizio di un test internazionale)
Per un ritorno al giocato non saprei,
sicuramente rimarrò nell’ambiente e nella società che mi ha dato tanto, non so
in che veste, fosse anche solo quella di socio-supporter. Se il ristorante un
domani me lo permetterà sicuramente il tempo per una sgambata con gli amici la
troverò sempre, ma non sono certo di avere nuovamente il tempo e le energie che
questo sport richiede a certi livelli e come ripeto sempre "Le cose o si
fanno per bene o non si fanno", inoltre non sono tipo da “passi indietro”
o cose fatte tanto per fare, tanti mi criticano per questo ma non me ne curo.
Vuoi dire
qualcosa ai tuoi compagni di squadra per la prossima stagione in cui dovranno
fare a meno di te?
Che finalmente possono giocare tranquilli e
stare più comodi in pullman in trasferta... battute a parte non c’è molto da
dire, questa stagione ha parlato da sola: con lavoro e dedizione non c’è limite
che non possa essere raggiunto. Sulla carta quest’anno ci davano come l’agnello
sacrificale della serie A, per fortuna (come diceva un mio vecchio allenatore)
si gioca sulla terra e non sulla carta. Sappiamo tutti come è stato bello
zittire tutti i gufi, soprattutto quelli interni alla società (e ce n'erano
molti), partita dopo partita. Il gruppo è forte mentalmente, con l’arrivo dei
nuovi ragazzi che saliranno dalla U18 e guardando ancora più avanti dalla U16
prevedo un futuro roseo per noi, se non faremo grossi errori gestionali. Il
vero peccato è smettere proprio adesso che dopo anni di duro lavoro di
manovalanza sembra arrivato il momento di “riscuotere i frutti del lavoro”.
Auguro a tutti un gigantesco in bocca al lupo, sarò sempre vicino a questa
squadra ed a questi colori anche se non più sul campo come prima. DALE DALE
CAVALESTO!
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