GARADUE Finale Play off: Petrarca Padova v. Bologna
Rugby 1928 44-8
Scritto da Andrea
Nervuti Mag 29, 2017
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“Il regionale veloce 2230 di Trenitalia diretto a Venezia Santa Lucia delle
ore 10 e 18 è in partenza dal binario 11; allontanarsi dalla linea gialla.”
Comincia così, con la più classica delle voci registrate dalle ferrovie dello
stato, la nostra ultima domenica ovale della stagione. La destinazione finale è
ovviamente Padova, terzo agglomerato urbano per abitanti del veneto, antico
polo culturale del XIV secolo ed ora fiorente culla del rugby italico. Ad
attenderci, una città tanto afosa quanto intrigante. La famosa Piazza delle
Erbe, il giardino botanico (patrimonio dell’UNESCO), ma anche tante altre
sfumature nascoste, come l’osteria “il falconiere” arroccata nei pressi di un
vecchio mulino in disuso da oltre 200 anni. Una locanda troppo invitante per
non rallentare il passo: detto fatto. Garganelli della casa e poi via
dritti verso lo stadio.
Il Match. Entrare al centro sportivo “Memo Geremia”, è un
po’ come varcare la soglia immaginaria dello “stargate” rugbistico
italiano. La struttura, l’accortezza e l’ambiente sono ideali per un pomeriggio
del genere. Non manca davvero niente. Alla mia destra, si stagliano campetti
secondari progettati in erba sintetica. A sinistra, davanti alla club House,
una manciata di gentiluomini è intenta a grigliare una mandria di mufloni
nordamericani sulla graticola, mentre la fila per procacciarsi una birra
rinfrescante è già quasi kilometrica. D’altronde, fa un caldo epocale e
bisognerà pur idratarsi.
Sulle tribune, la presenza di supporters giunti dall’Emilia è superba e
massiccia. Tante maglie rossoblu scortano una grande bandiera sventolante. La missione
è proibitiva, ma in moltissimi sono comunque accorsi fra le terre di
Sant’Antonio per salutare la squadra. Bravi. A prescindere.
Purtroppo però, sul rettangolo verde la partita dura appena una
dozzina di minuti. Alla meta sull’out destro dell’estremo Navarra,
risponde quasi immediatamente il piede di Bottone. Per un 5 a 3 che
alimenta solo parzialmente la flebile fiammella della speranza rossoblu, salvo
poi spegnersi inesorabilmente sotto i tremendi colpi del Petrarca. Un piazzato
di Cortellazzo prima ed una marcatura di Giacomo Del
Ry poi, decapitano anche il più utopistico sogno di rimonta bolognese,
rompendo definitivamente l’incontro.
A 10 minuti dallo scadere, timbra il cartellino anche l’ala sinistra Mattia
D’Inca (trasformata da Cortellazzo), per un parziale di
frazione che recita 20 a 3. In pratica una condanna senza appello: il percorso
verso la Serie A del 1928 si conclude definitivamente qua, lasciando la strada
spianata al club euganeo.
Nella ripresa, con la promozione già in tasca ed il
morale degli avversari sotto i tacchi, i padroni di casa si divertono dominando
in lungo e in largo. Nel giro di 23 minuti siglano la bellezza di 19
punti, chiudendo la porta ad ogni genere di spiffero felsineo. L’unico acuto
petroniano porta la firma dell’incontenibile Soavi, bravo ad
insaccare quella che se non altro risulterà esser la meta della consolazione
bolognese. Tra l’orgoglioso sussulto del 65’ ed il triplice fischio dell’ 80',
c’è il tempo anche per l’ultimo sigillo di marca padovana, ancora
una volta con Navarra, colui il quale l’aveva sbloccata.
Game, set and match: al stadio “Geremia” l’incontro termina sul
44 a 8 in favore dei locali.
Dopo una stagione da protagonisti, il sogno di Bologna s’infrange sulla
solida roccia nero scudata. Peccato davvero per quei punticini dilapidati
contro squadre medio – piccole durante il corso della regular season. Uno
sperpero che è costato alla squadra di Ogier il sorpasso
Perugino in campionato, con conseguente proibitivo accoppiamento agli spareggi.
Amen.
L’annata è stata sicuramente positiva. Giocatori e tifosi hanno onorato la
maglia dall’inizio alla fine del viaggio, creando i presupposti per una
prossima avventura da veri protagonisti. Lo stesso viaggio che per il
sottoscritto è cominciato in un tiepido pomeriggio di metà ottobre contro Jesi
e che si è concluso ieri, con birra e “panino unto” nel terzo tempo più
divertente dell’anno. Come ogni cosa però, prima o poi arriva il
momento in cui per forza bisogna fermarsi. È stata una lunghissima stagione e
ci tenevo davvero a ringraziare tutti coloro che hanno camminato insieme a me
lungo questo percorso. I lettori in primis, ma anche il direttivo di 1000 cuori
rossoblu che ha pienamente assecondato il mio progetto ed ovviamente lo staff
dirigenziale del Bologna Rugby. Il presidente Paolini, Lucio, Claudio e Mauro
mi hanno aiutato e fatto sentire parte del gruppo sin da subito; fidatevi,
questa non vuole una esser una frase di circostanza ma l'inappellabile verità.
A questo punto non so cosa ci riserverà il futuro, ma sento che questo sarà
soltanto un ARRIVEDERCI e non certo un addio!
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