YURI GAGARIN – 12
APRILE 1961
Come ogni sera alle
19.30 siamo a tavola già da mezz'ora. A casa mia si cena alle sette e un
quarto, soprattutto quando, il giorno seguente, mio padre inizia il turno
all’Ansaldo la mattina alle sei. Alla mezza in punto l'inconfondibile sigla di
“Radiosera", giornale radio dell'epoca, invade la cucina. Le ultime luci
di una giornata primaverile trafiggono gli spifferi delle imposte. Annoiato e
distratto da quegli ingessati notiziari, aspetto solo l'appendice del programma
che gracchia dal vetusto apparecchio a manopola, la parte dedicata allo sport.
Ma stasera anche la democristianissima Rai paludata non può esimersi dal
mettere nei titoli di testa la notizia che sta facendo il giro del mondo. Yuri
Gagarin è stato il primo astronauta a volare nello Spazio con la navicella
spaziale Vostok 1, restandovi per quasi due ore. La guerra per la conquista del
cosmo tra i novelli Icaro del XX Secolo aveva già visto il successo dei
Sovietici con lo Sputnik della cagnetta Laika quattro anni prima. Alla Casa del
Popolo di Pegli, quella proprio di fronte alla civettuola stazione ferroviaria,
si festeggia come neanche alla conquista di uno Scudetto da una delle squadre
genovesi. Siamo in piena guerra fredda, anche se i due Giovanni (Ventitreesimo
e F.Kennedy, cfr. Francesco Guccini) e il russo Nikita Kruscev sembrano far
intravedere spiragli di dialogo, e così la mezza Italia delle bandiere rosse e
delle “Settembrate" festeggia per il gol segnato dall'Orso Sovietico nella
partita dello spazio. E' una guerra quella tra i due colossi padroni del mondo
che vedrà il suo apice con lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong nell'estate
del 1967, ma che successivamente andrà a spegnersi tra i tanti astri
dell'immaginario collettivo mondiale. Ma oggi no: la mezza Italia “rossa” vede
nel successo dei Russi, il riscatto contro “I Padroni” che, sotto la maschera
del perbenismo cattolico scudocrociato, continuano a dominare l'Italia dello
sgangherato dopoguerra del “Miracolo Italiano”. Questa moltitudine che si aggrega
nelle fabbriche nelle Feste dell'Unità, coagulata da un Sindacato Rosso e dal
“Partito”, ignora o finge di ignorare la dura realtà del Regime d'Oltrecortina,
un coperchio che qualche apertura di Kruscev ha appena sollevato dalla pentola
staliniana. E' la rivincita contro i soprusi di qualche capofficina (servo dei
capitalisti) o contro le speranze di tanti contadini del Sud o del Basso
Piemonte attirati dall'industria del Triangolo Industriale, frustrate dalla
dura realtà della “vita agra” delle città. Un popolo che, ad ogni elezione dal
1948 in poi, aveva sognato il sorpasso sull'odiata Balena Bianca, e che ad ogni
occasione, dopo che un messaggero in Vespa aveva portato in Sezione le vittorie
schiaccianti di Crevari e Fabbriche, aveva visto la sera uccise le proprie
ambizioni dai risultati nazionali diffusi, con malcelata soddisfazione, dagli
speakers in grisaglia dei telegiornali nazionali. Nell'estate del 1961, con una
compagnia di bambini frequentavo, a Pegli, la spiaggia libera confinante con i
Bagni Lido e Castelluccio, oggi purtroppo scomparsa. Berto, un anziano che
frequentava la spiaggia tutti i giorni come dimostrava la sua pelle bruciata
dal sole invitò noi, tre bambini, a vedere da vicino, con la sua barca, la
mitica “Pria Pulla”, quello scoglio oggi soffocato dalla diga del porto di Prà.
Io ero l'unico dei tre che non sapeva nuotare, ma, pur con molta esitazione,
accettai per non essere deriso dai compagni. Quando fummo a vista di quel
piccolo isolotto che i più esperti ergevano a trampolino, vidi svettare una
bandiera rosso con in alto a sinistra il simbolo della falce e martello:
qualcuno aveva vergato con la vernice rossa una scritta indelebile: “W
GAGARIN!”.
Pino Gorziglia
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