A ricoprire il ruolo di Responsabile del gruppo Avis Rugby Livorno, composto da 22 donatori, giovani e meno giovani, è Fabrizio Bernini, protagonista nella prima squadra biancoverde anche nella massima serie: il seconda linea era agli ordini di Guglielmo Prima nella stagione di A 1980/81, quella – con sponsor ‘Bandridge’ – chiusa con un eccezionale settimo posto, secondo miglior risultato di sempre nella novantennale storia della società labronica, nata nel lontano 1931.
Bernini, che poi ha sviluppato la sua carriera di giocatore pure nelle fila del Quasar Fides Livorno, è sempre rimasto all’interno dell’ambiente della palla ovale. “Non darei peso – taglia corto – alle tappe della mia carriera. L’importante è che grazie al rugby, abbia, al pari di tanti amici, ricevuto determinati insegnamenti. Il rispetto, l’altruismo, la lealtà, la stima, la fiducia e la partecipazione: sono molti i valori che si ritrovano nel Dna di un rugbista e di un donatore.
In una società in cui assistiamo a nuovi muri dati dall’indifferenza e dalla diffidenza, è bello allargare quella mischia tanto cara ai giocatori di rugby, per dare una spinta e abbattere quei muri. Donare sangue dà molta più soddisfazione di una marcatura decisiva realizzata all’ultimo minuto.
Nello sport della palla ovale, per andare in meta, c’è bisogno del sostegno di tutti. L’obiettivo del rugbista è lavorare per la squadra per arrivare allo scopo. Il successo di una partita non rappresenta la cosa più bella per un giocatore di rugby: la cosa più importante è aiutare il compagno ed essere sempre pronto a sostenerlo.
Lo stesso spirito che anima i donatori di sangue, pronti ad affrontare qualche sacrificio per il bene del prossimo. Stendere il braccio per far sì che il nostro sangue venga dato ad altri diventa, ‘per noi rugbisti biancoverdi’, un gesto naturale. Appena si compie la maggiore età, è possibile recarsi al centro trasfusionale e dare il proprio sangue: il bene più prezioso, che non si compra e non si vende, ma si dona. Abbiamo la consapevolezza dell’importanza del nostro gesto: per il trapianto di midollo osseo, di fegato, di cuore e di rene, occorrono, in media, rispettivamente 80, 40, 10 e 4 donazioni di sangue e plasma; il sangue donato occorre inoltre per le cure di chemioterapia e di leucemie; per effettuare un parto cesareo è necessaria almeno una sacca di sangue intero.
Di fronte a certi dati, è diventato del tutto naturale per noi rugbisti presentarci, con una certa frequenza, al centro trasfusionale”. Nella lista di donatori legati al club biancoverde non figurano solo le 22 persone ufficialmente iscritte al gruppo Avis Rugby Livorno. “È diventato un gesto spontaneo – aggiunge Bernini – per tante persone, legate al Livorno Rugby, quello di ‘imitarci’ e presentarsi al centro trasfusionale. Tanti sono i rugbisti in attività e quelli che hanno smesso, magari per limiti di età, ora donatori abituali. Tanti pure i familiari che sono stati coinvolti. Oltre alle 22 persone inserite nel gruppo del quale sono Responsabile, sono numerosi i donatori, attivi alla nostra società, iscritti ad altri gruppi Avis, iscritti ad altre associazioni o donatori anonimi. L’importante, indipendentemente dalle sigle, è che la cultura del dono continui a viaggiare spedita. Noi rugbisti, ‘giocatori’ del Livorno Rugby crediamo in determinati valori ed organizziamo donazioni collettive”. (FabioGiorgi)
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