Il rugby italiano è in lutto. Oggi piange la perdita dell'icona per antonomasia di questo sport, Marco Bollesan. Non c'è bisogno di descrivere chi fosse per chi lo ha conosciuto o visto giocare. Per noi pero' è importante descrivere chi fosse: per i nostri piccoli ruggers, perchè possano conoscere la sua figura.
Marco ha calcato lo stesso campo che calcano loro, ha usato la stessa palla dalla forma strana che usano loro, ha fatto mille evoluzioni che sono quelle che sognano di fare anche loro. Tutto parte da qui: tante cose sono cambiate da quando giocava lui, molto sono cambiate grazie a lui. Tutto parte da qui, dicevamo, perchè pur essendo nato a Chioggia, la squadra dove ha sfiorato lo scudetto è proprio il CUS Genova che con lui in campo per tre anni di seguito, ha sfiorato lo scudetto. Quante battaglie all'interno dello stadio Giacomo Carlini, quante mete, tra cui una che ora, in tempo di social, diventerebbe subito virale. Era solito dire di sè che aveva piu' punti addosso lui di un abito sartoriale.
Erano tempo duri, dove si giocava per passione ed il professionismo non esisteva, non esistevano i social ad amplificare le imprese delle squadre o dei singoli, c'era solo passione ! E quella passione ha fatto sì che Marco arrivasse in nazionale e poi ne diventasse il capitano e poi il Commissario tecnico ai primi mondiali di rugby ed infine team manager ad altre due spedizioni mondiali. E' l'unico rugbista presente nella Walk of Fame del CONI, un viale che raccoglie i nomi dei piu' grandi sportivi italiani. Nel CUS è poi tornato anche come allenatore, facendo crescere tanti piccoli rugbisti. Questo era Marco, ragazzi, non dimenticatelo mai, metteteci la stessa passione.
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