Figlio – il papà Carlo si fece onore con la maglia
della Rugby Parma dal 1991 al 1997 -, ma soprattutto nipote d’arte, Tobia, classe 1997, inizia a giocare a
rugby a 7 anni contagiato dall’amore che per la palla ovale ebbe il nonno, il
grande Silvio Bocchi,
giocatore, allenatore (nel 1966-1967 guidò dalla panchina la squadra gialloblù
allo scudetto giovanile), dirigente, memoria storica della Rugby Parma alla
quale dedicò il volume “Rugby Parma Fc, 75 anni di cronaca”, a cui seguì un
secondo volume in occasione dell’ottantesimo. A lui è stato intitolato il Museo
del club dai Cuori Gialloblù, di cui fu cofondatore.
Proprio su forte
consiglio di nonno Silvio, grazie alle grandi doti atletiche che possiede, a 15
anni Tobia decide di dedicarsi esclusivamente all’atletica, vincendo il primo
titolo italiano da cadetto. Da triplista partecipa alle Olimpiadi di
Tokyo, si aggiudica due medaglie d’oro in Coppa Europa, un argento ai Giochi del
Mediterraneo e un altro agli Europei Under 20. Nonostante l’ottima forma,
l’anno dopo aver fatto il proprio record personale e pochi mesi dopo aver
partecipato ad un Campionato europeo assoluto, lo scorso anno rivoluziona
la propria vita: conclude la brillante carriera da triplista, si congeda
dal Gruppo Sportivo dei Carabinieri dove era entrato a 18 anni come atleta
professionista, intraprende una carriera lavorativa nel settore in cui ha
conseguito la laurea magistrale, Ingegneria Informatica, e a settembre si
riavvicina alla Rugby Parma tornando ad allenarsi con la palla ovale.
“Non mi era mai andato giù fino in fondo il fatto di aver dovuto scegliere tra l’atletica e il rugby, i due sport che amo di più in assoluto. La scelta di dedicarmi soltanto all’atletica è stata naturale visti i risultati che avevo ottenuto e che mi avevano portato a voler vedere cosa poteva succedere. È stata un’esperienza fantastica, ho partecipato a gare bellissime, ma ora, riprendendo a giocare a rugby, mi accorgo di tanti aspetti che mi piacciono molto di questo sport e che mi erano mancati. Oltre al gioco di squadra, mi mancava il lusso di poter performare anche senza essere tra il 98 e il 100% della forma fisica, perché la dinamica di squadra e la componente tecnica di gioco sono ancor più importanti rispetto alla forma fisica. In sostanza, potermi allenare anche con qualche acciacco è un lusso che nell’atletica non potevo permettermi. Sono molto contento di come sono stato reintrodotto al rugby prima da Rocco Trasatti e Damiano Mazza, i coach della squadra cadetta con cui ho ripreso gli allenamenti a settembre e che mi hanno aiutato tanto, e ora da Filippo Frati con la prima squadra con cui mi sto allenando da metà dicembre. Con questo gruppo gli allenamenti sono più intensi e mi sento messo un po’ più sotto pressione e quindi ho possibilità di crescere più rapidamente.
Con tutto il gruppo dei seniores mi sono trovato subito molto
bene; le due squadre hanno dinamiche diverse ma credo di essere riuscito ad
inserirmi bene in entrambi i gruppi. Il mio obiettivo di quest’anno è
reimparare a giocare il prima possibile così da poter dare il mio contributo
alla squadra. Con la mia preparazione atletica ho la fortuna di poter
trascurare un po’ questo aspetto per potermi concentrare di più su quelli
tecnici così da poter ritrovare certi automatismi che al momento mi mancano. È
molto impegnativo, ma mi piace molto mettermi alla prova. Le due partite con la
cadetta e con la prima squadra sono stati due momenti molto profondi per me a livello
sentimentale per quello che la Rugby Parma in particolare e il rugby in
generale sono stati per la mia famiglia ed è bellissimo venire in club house e
poter andare al museo a dedicare un pensiero al nonno”.
Bentornato Tobia!
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