Quale
campo della vita, se non quello sportivo, occupa il tempo libero della quasi
totalità degli italiani e ne influenza gli umori e le reazioni? Il movimento
sportivo italiano, in questo momento di grande difficoltà, tramite messaggi
pubblicitari, campagne di comunicazione, ma anche con iniziative concrete e
individuali, dettate dalla propria coscienza, sta fornendo il suo contributo
per tenere a galla il Belpaese. Le realtà agonistiche e dilettantistiche in
Italia sono molteplici e variegate, vi sono esperienze di affermazione
perentoria, di successo commerciale e presenza mediatica, e sono attive
attività sportive, invece, dal carattere più riservato, discreto, vere culle di
formazione e fucine dei talenti del domani.
Si potrebbe pensare, correttamente o erroneamente secondo la proprio personale
sensibilità, che le seconde siano le "cantere", usando un termine
calcistico, delle prime. In questo quadro dalle mille sfumature e suggestioni
che è lo sport italiano, ancora in fase di compimento e contraddistinto da
altissime vette e profondi abissi, si inserisce la sua funzione sociale e
pedagogica: si cresce praticando attività sportiva? La risposta sembrerebbe
scontata, banale, eppure una nuova Primavera per l'Italia non può prescindere
da una riflessione sul ruolo che la competizione avrà. L'attuale modello
economico, essenzialmente radicato in Occidente, ha trasformato una parte
consistente del gioco in spettacolo, alimentato dalle speculazioni finanziarie
e dal poco democratico intervento del denaro. Al contrario, la maggioranza
delle realtà è legata ad una logica emotiva, quasi romantica, che vede nello
sport un mezzo di riscatto sociale, di rivalsa personale, di morigerata
competizione, di superamento dei propri limiti fisici, caratteriali e umani, di
orgoglio cameratesco nelle discipline di squadra.
La funzione sociale non è
legata solo alla sfera individuale della persona, o di contro all'onore e al
prestigio nazionale, ma ad un importante capacità di sottrarre braccia, forza
lavoro, manodopera alla criminalità, a forme di associazione pericolose per sé
stessi e per gli altri. Il movimento sportivo in un contesto democratico non
diventa, dunque, solo uno strumento per rilanciare la posizione del Paese nel
consesso internazionale, ma assume una venatura politica, nel senso più alto
del termine, che alimenta circuiti di entusiasmo, vitalità, di rinnovata forza
e vigore nelle giovani generazioni e nelle classi dirigenti che hanno a cuore
il domani.
Immaginiamo una giornata di sole, mare e allegria, con gli ombrelloni sul
bagnasciuga e le famiglie spensierate: questo è un paesaggio naturalista che
non vedremo per molto tempo, ma ciò non toglie che il turismo e la fruizione di
un bene pubblico come la spiaggia non possano rinnovarsi e reinventarsi in
forme nuove, originali, capaci di confrontarsi con una sfida decisiva. Lo sport
è quel bellissimo paesaggio naturalista: non lo vedremo, non lo sentiremo, non
lo ameremo o odieremo per tanto tempo, ma sappiamo che esiste, che perdura
ancora, e che sarà ancora più forte e bello se saremo in grado di scoprire e
coinvolgere in modalità alternative e innovative.
Oggi abbiamo intervistato Fabio Manta,
esponente di primo piano del Rugby salentino e nazionale. Fabio Manta, classe
1982 vive ad Aradeo, con un passato da mezzo fondista e sprinter in atletica
leggera (8 anni di attività) intraprende la carriera rugbistica nella Stagione
Sportiva 2001/2002 con il CUS Lecce Rugby con il quale vincerà per 3 stagioni
il Campionato di Serie C2. Sarà tesserato nelle fila del Villa Pamphili Rugby
Roma in Serie C1 dalla Stagione Sportiva 2004/2005 e nel Forlí RFC dalla
Stagione Sportiva 2006/2007 sempre in Serie C1. Rientra a Lecce nella Stagione
Sportiva 2009/2010 nella quale guida da Capitano e poi da Coach nuovamente il
CUS Lecce Rugby. Dalla Stagione 2014/2015 scende in campo con la
debuttante Salento Rugby, Associazione che Presiede e con la quale dal 2006
organizza importanti tornei di Beach Rugby. Con la squadra tarantata vince il
campionato di Serie C2, la Coppa Puglia e il Magna Grecia Beach Rugby Cup
(importante competizione che da l’accesso alle Finali Scudetto) nella Stagione
Sportiva 2016/2017. É proprio il Beach Rugby la disciplina che predilige sin
dal 2002. Gioca 8 Master Finali per lo Scudetto e guida da coach la Nazionale
Italiana Femminile nel 2018 e la Maschile nel 2019 agli Europei di categoria,
vincendo un argento e un bronzo. Dal 2012 é il Delegato della Federazione
Italiana Rugby per la Provincia di Lecce. Insignito della Stella di Bronzo al
Merito Sportivo nel 2019.
Quale futuro si può programmare il
rugby italiano in questo momento? Continuerà nella sua forma attuale, che
erroneamente alcuni definiscono "violenta", oppure cambierà?
"Purtroppo in questo momento possiamo solo cercare di prepararci a
qualunque evenienza. É difficile programmare dato che non conosciamo né per
quanto tempo durerà l’epidemia né come si evolverà. Sono al vaglio un ventaglio
di ipotesi e la collaborazione con le Associazioni sul territorio ci consente
di non perdere il contatto con tutti gli atleti e gli appassionati".
Uno sportivo di professione, che
dell'agonismo ha fatto una missione di vita, quali consigli può dare alla
cittadinanza, anche a chi svolge attività amatoriale, per tenersi in forma e
coltivare le proprie passioni?
"Di professione non sono, ahimè, uno sportivo. Il Rugby occupa buona parte
della mia vita, nella quale ci sono anche gli affetti e il lavoro. In questo
periodo di quarantena e di lontananza dai campi ho comunque coltivato la mia
passione informandomi, cercando di organizzare il futuro e comunque non
perdendo mai i contatti con i ragazzi e le ragazze che alleno. Ho proposto loro
lavori e schede di ricondizinamento fisico perché devono essere in forma per la
ripartenza".
Il movimento sportivo italiano uscirà ridimensionato da questo stato di fermo
oppure si può utilizzare questo spazio sapientemente per delineare nuove
strategie del domani, sperando di ridurre il divario con il calcio, la
disciplina più apprezzata nel nostro Paese?
"Nessuno sport ne uscirà ridimensionato. Questa pandemia é senza dubbio un
evento eccezionale. Per ovvi motivi più economici, che sportivi, non possiamo
in alcun modo pensare di primeggiare sul calcio, almeno nel breve periodo. Per
quanto mi riguarda ne usciremo vittoriosi se riusciremo a riconfermare tutti i
tesserati della Stagione in corso. Anche se il lavoro in campo é fermo non
bisogna dimenticarsi mai di tutto ciò che c’è dietro, la parola d’ordine è
'organizzazione'".
È giusto sospendere definitivamente
tutte le competizioni per quest'anno oppure si deve aspettare?
"La Federazione Italiana Rugby é stata la prima ad aver annullato la
Stagione Sportiva 2019/2020. La decisione, seppur difficile, non può che essere
condivisa da tutti. La situazione senza precedenti ha reso necessario il blocco
di tutte la competizioni soprattutto quando ad essere messa a rischio è la
salute degli atleti e di tutto il loro entourage, priorità e obiettivo principe
di ogni attività sportiva per definizione. Per me è stata una scelta giusta,
alla quale hanno fatto seguito anche altre importanti Federazioni, nonché il
Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Ritorneremo presto a calcare i campi,
palla ovale tra le mani, con ancora più entusiasmo".
Gli sportivi di tutta Italia sono
alacremente impegnati, individualmente o collettivamente, in azioni di
solidarietà a sostegno del sistema Paese. Come può il movimento sportivo, nel
suo insieme, incidere positivamente nelle dinamiche sociali ed economiche che
fronteggiano questa pandemia?
"Lo sport è un elemento di aggregazione. La sua funzione principale é
quella di far stare bene chi lo pratica, far divertire chi lo segue e dunque
portare benessere. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) e le
Federazioni stanno facendo tanto per sostenere chi vive di sport e dunque le
Associazioni che rendono fruibili le diverse discipline. Come al solito,
l’Italia ha dato prova di saper reagire bene nei momenti difficili. Dobbiamo
ancora essere focalizzati sulla meta finale, ne usciremo bene... grazie anche
allo sport".
Il rugby, storicamente, è visto come
una pratica sportiva inclusiva, sia fisicamente sia socialmente. A livello di
valori, che cosa può trasmettere il rugby in questo momento?
"Essere un rugbista ti da la capacità di superare qualunque ostacolo e
difficoltà. Sostegno, coraggio, rispetto sono solo tre dei valori che il Rugby
ha nei suoi fondamenti... ed in questo periodo credo che servano e non
poco!".
(Thomas Invidia)
RUGBYTOTALE ringrazia BRINDISI SETTE NEWS.
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