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oggi ognuno di noi si trova a sperimentare un senso di perdita sebbene a
livelli differenti. Abbiamo paura per la nostra salute, per i nostri cari, per
il nostro lavoro, proviamo tristezza per non poter riabbracciare gli amici,
incertezza e ansia per quello che verrà, per la ripresa, per il futuro
professionale. Ripetutamente ci sentiamo dire “Siamo tutti sulla stessa barca”
eppure ognuno di noi esperisce questo senso di perdita in maniera diversa.
Comprendere meglio quelle che sono le nostre emozioni e reazioni individuali rispetto al dolore che sperimentiamo può aiutarci a riconoscere quello che proviamo, quello che stiamo vivendo ed il momento che stiamo attraversando.
Comprendere meglio quelle che sono le nostre emozioni e reazioni individuali rispetto al dolore che sperimentiamo può aiutarci a riconoscere quello che proviamo, quello che stiamo vivendo ed il momento che stiamo attraversando.
Nel 1969, Elizabeth Kübler-Ross ha descritto cinque fasi del dolore, quelle più
comunemente osservate e sperimentate, comunemente denominate diniego, rabbia,
contrattazione, depressione e accettazione. Queste fasi non sono lineari,
alcune persone potrebbero non provarne nessuna mentre altri potrebbero esperire
solo due stadi piuttosto che tutti e cinque.
La negazione è lo stadio che può inizialmente aiutarci a sopravvivere al
dolore. “Coronavirus? No, è solo una esagerazione dei media. Sono sicuro che
questo virus non mi riguardi”. Dunque, inizialmente è come se non fosse
successo niente. La nostra mente sembra voler negare e rifiutare l’esistenza di
una minaccia. Si tratta, in realtà, di una fase molto delicata di
rielaborazione di ciò che è accaduto. Successivamente, ricorriamo alla rabbia
nel tentativo di mantenere il controllo sugli altri e sulle nostre paure “Mi
stanno privando della mia libertà e diritti rinchiudendomi in casa.” In questo
modo, piuttosto che accettare ed affrontare il problema non facciamo altro che
proiettarlo all’esterno, divenendo ostili, incolpando gli altri, o non
rispettando le regole.
Tuttavia, si tratta di una fase importante in quanto la
direzione della rabbia verso qualcosa o qualcuno è ciò che potrebbe riportarci
al contatto con la realtà e a connetterci di nuovo con le persone. La rabbia è
qualcosa a cui aggrapparsi, un passo naturale in avanti verso la guarigione.
Lentamente iniziamo a prendere atto di ciò che è accaduto anche se non siamo
ancora pronti ad arrenderci all’illusione di avere ancora il controllo.
Iniziamo a prendere atto della realtà e ad ipotizzare nuove strategie per
riprendere il controllo della nostra vita, valutando le risorse su cui poter
fare affidamento e nuovi progetti su cui investire. Ed allora, come in ogni
compromesso, si patteggia una soluzione che possa essere favorevole per
entrambe le parti. “Ok, se osservo la distanza sociale per 2 settimane ogni
cosa andrà meglio, no?”. La quarta fase segna il momento dello sconforto, il
momento in cui siamo davvero consapevoli di ciò che è accaduto e ci arrendiamo
all’evidenza, al di la di chi siano le colpe. . “Non so se e quando tutto
questo finirà”. Ci si riversa sull’autocommiserazione e nonostante ci siano evidenze
contrarie, ci si prefigura il peggio. Allo stesso modo però, è anche la fase
che sottende la nostra reazione, ovvero il tentativo di mettere in atto tutti
gli strumenti in nostro possesso per uscire da questa situazione. Infine
l’accettazione subentra quando ci arrendiamo all’evidenza della realtà e ci
porta ad affrontarla nel modo più efficace possibile anziché continuare ad
opporvi resistenza. “Non posso controllare la pandemia, ma posso fare del mio
meglio per tenerla a bada.” Le emozioni iniziano pian piano a stabilizzarsi e
vi è un ritorno alla realtà.
Certo, provare a trovare un senso alla sofferenza non è semplice e generalmente
lo si coglie quasi esclusivamente a posteriori, quando il peggio è passato.
Quando ci si sente sopraffatti ed angosciati è difficile intravedere una via
d’uscita. Sicuramente, l’atteggiamento mentale influisce notevolmente sulla
capacità di sopportazione. Ciò che ci rende più forti probabilmente è la
consapevolezza del dolore e la necessità di metterci in relazione con gli
altri."
Dott.ssa Calenzo Vanessa
Dott.ssa Noviello Luisiana
Dott.ssa Noviello Luisiana
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