Il bilancio della stagione
dell'Itinera CUS Ad Maiora nelle parole del Direttore Tecnico Lucas D'Angelo
La vittoria di domenica per 22-21 sul Monza 1949, nel torneo
interregionale "Franco Clavarezza", dell'Under 18 dell'Itinera CUS Ad
Maiora Rugby 1951, e la sua conseguente qualificazione al campionato Elite, ha
concluso una stagione molto positiva della società biancoblù. A tracciare un
bilancio complessivo è Lucas D'Angelo, Direttore Tecnico del progetto che
abbraccia serie A, Bulls, Under 18, Under 16 e Under 14.
Partiamo dalla fine, il
ritorno in Elite dell'Under 18?
«Abbiamo avuto un mese di fuoco, con i playoff nei quali abbiamo
affrontato nei quarti di finale il Fiumicello, in semifinale il Biella Rugby
Club e nella finale secca il Monza. Abbiamo incontrato le tre squadre più forti
del lotto e abbiamo chiuso imbattuti, con tre vittorie e due pareggi, segnando
sempre più mete degli avversari: 4-2 contro Fiumicello, 9-6 contro il Biella e
4-3 contro Monza. Dal punto di vista del gioco questo è stato un aspetto molto
confortante».
Missione compiuta, dunque?
(Luca D'Angelo in una foto di Mario Sofia)
«Per noi questa promozione era un obiettivo societario, per poter
offrire ai nostri ragazzi, negli ultimi anni di formazione prima di approdare
nel rugby seniores, la possibilità di disputare il massimo livello di
campionato possibile. In questa stagione dalle fasi territoriali è andata in
Elite direttamente solo una compagine e siamo stati noi. Lo staff ha lavorato
molto bene e gli atleti hanno risposto alla grande».
Cosa ti è piaciuto in modo
particolare di questo gruppo?
«La capacità che ha dimostrato di giocare sempre fino al 70',
recuperando nei match di ritorno anche situazioni che erano diventate
complicate. Dopo la sconfitta contro Savona nella seconda fase della regular
season, non abbiamo più perso, andandoci a prendere le rivincite in casa degli
avversari. Nella semifinale playoff di ritorno a Biella eravamo indietro di 12
punti a 6' dalla fine e in finale con il Monza abbiamo effettuato il sorpasso
decisivo con l'ultima azione. Ci serviva la meta, perché un calcio non sarebbe
bastato. Ragazzi di 17 anni, spesso e volentieri si abbattono per molto meno,
mentre i nostri hanno mantenuto la mentalità vincente fino al termine».
Una mentalità inculcata dai
tecnici?
(Luis Otano tecnico dell'Under 18 del CUS Torino)
«Lo staff ha svolto un grande lavoro e Luis Otaño, da vero condottiero,
ha avuto il merito di delegare alcuni compiti a Sergiu Ursache e a Manuel Musso
nel corso degli allenamenti. Fra loro si è creato un rapporto di collaborazione
molto proficuo e tutti hanno gestito con notevole perizia i ragazzi in un
momento delicato del loro percorso sportivo e umano».
C'era una squadra favorita
nei playoff?
«Vedevo molto bene il Biella. Per quanto ci riguarda eravamo fiduciosi e
i risultati ottenuti nel girone di ritorno ci inducevano a esserlo. Questo
rientro in Elite a distanza di tre anni è un traguardo di grande significato.
Ha pagato con l’approdo in Elite la scelta di mantenere nel gruppo dell'Under
18 gli atleti del 1999, così come nella scorsa stagione era stata produttiva la
decisione di portare in prima squadra i giovani del '98, contribuendo alla
promozione in serie A. Arrivando in Elite abbiamo svolto la parte difficile del
lavoro, ora ci attende quella difficilissima e la porteremo avanti con il
massimo slancio».
Scendendo di categoria, come
valuti la stagione dell'Under 16?
(Lucas D'Angelo ha guidato anche la squadra universitaria in Molise ai Campionati Nazionali ottenendo la medaglia di bronzo)
«È stata un'ottima annata. Potevamo contare su un gruppo di 25 ragazzi,
dunque un numero non molto alto, ma la percentuale di presenza agli allenamenti
è stato elevatissima. Da 19 a 21 atleti c'erano sempre e questo ha consentito
alla squadra di andare avanti in modo soddisfacente. Tutti hanno avuto dei
picchi di prestazione molto interessanti, sotto la guida dei tecnici Nicolas
Epifani, Roberto Modonutto e George Reeves, che, soprattutto nel girone di
ritorno, hanno avuto il merito, di dare minutaggio a tutti i giocatori, per
motivarli e garantire loro un'esperienza di qualità».
La formula del campionato
ora è cambiata. Quali sono le variazioni?
«Fino all'anno scorso si svolgevano dei barrage preliminari, per
ammettere le squadre all'Elite. Questa volta, invece, si partirà dai campionati
territoriali e i team classificati ai primi posti andranno a giocare le fasi
interregionali e poi l'Elite. Le prime quattro squadre classificate non
erediteranno dunque più la posizione in Elite e ognuno raggiungerà l'obiettivo
che sarà in grado di valere. L'esistenza dei barrage costringeva a costruire la
squadra in un mese, condizionando i restanti nove mesi di attività, adesso ci
sarà più tempo per giocare e crescere, preparandosi all'Elite».
Venendo all'Under 14?
«È l'annata più difficile da allenare, perché vede l'ingresso degli
Under 12, abituati a giocare su un campo molto più piccolo. La crescita è stata
comunque positiva valutando i ragazzi del 2004 che passeranno in Under 16 la
prossima stagione. Stiamo già facendo gli allenamenti con le nuove leve e
siccome i nostri ragazzi non hanno dei fisici imponenti, per fare la differenza
rispetto alle altre squadre, dovremo focalizzare l'attenzione sul lavoro dal
punto di vista tecnico».
I Bulls hanno raggiunto
l'obiettivo della salvezza in C1.
«Punteremo a garantire loro lo staff tecnico di qualità più alta
possibile, per dare ai ragazzi che arriveranno dal nostro settore juniores
l'opportunità di proseguire la loro formazione. Alcuni giocatori che escono dal
settore giovanile non sono ancora in grado di entrare in prima squadra e i
Bulls dovranno rappresentare per loro una palestra importante. Sarà
fondamentale che tutti rimangano all'interno del club, per dare il loro apporto
alla causa comune e continuare la loro formazione rugbystica».
La prima squadra ha avuto un
rendimento in crescendo.
«Abbiamo scelto di confermare l'ossatura che aveva conquistato la
promozione in serie A e abbiamo inserito quattro classe 1998. Le dieci partite
del primo girone sono state molto difficili, perché una buona parte dei ragazzi
non aveva esperienza della categoria e abbiamo dunque patito l’innalzamento del
livello tecnico e l'intensità del gioco. Alla fine non eravamo soddisfatti dei
risultati ottenuti e c'è stato un confronto franco all’interno della squadra.
Ognuno ha capito di dover potenziare il proprio impegno e il lavoro di tutti
nella stessa direzione ci ha permesso di porre le basi per una seconda parte
all'insegna dei progressi, sfociati nel secondo posto ottenuto alle spalle
della Pro Recco».
La ciliegina sulla torta è
stato il terzo posto ai Campionati Nazionali Universitari?
«Per la prima volta ci siamo qualificati sul campo alle finali e poi a
Campobasso siamo andati oltre, ottenendo quel bronzo che ha rappresentato anche
la prima medaglia cussina del rugby ai Cnu. Le buone prestazioni personali
hanno anche fruttato la convocazione in Nazionale Seven ad Alessio Lozzi, che
ha partecipato al Rovigo Rugby Festival ed è anche stato invitato al Roma Seven».
L'ultima buona notizia è
freschissima, vero?
«Certamente e ne siamo veramente orgogliosi. Riccardo Genovese è stato
chiamato all'Accademia Under 18 di Milano, una delle quattro rimaste operative
su tutto il territorio nazionale. Come staff tecnico lo abbiamo spostato di
ruolo, da centro a terza linea, e lui si è molto impegnato per metabolizzare
questo cambiamento. Alla fine la sua incidenza nel gioco complessivo dell'Under
16 è stato evidente e spesso ha fatto la differenza».
Con quale auspicio programmerete
la prossima stagione?
«Per me, come Direttore Tecnico e Head Coach della prima squadra, è
stato un piacere lavorare quest'anno in una società che, a partire dal
presidente Riccardo D'Elicio e dal presidente del CUS Ad Maiora Massimo
Malvagna, ha fatto il possibile per mettere tutti nelle condizioni di lavorare
al meglio e, come conseguenza di quella tranquillità, di ottenere dei
risultati.
Non posso che ringraziare loro e i dirigenti della sezione, guidati
da Marco Pastore, per il loro impegno quotidiano. Sul fronte tecnico sono
felice del rapporto che si è instaurato con gli staff di tutte le squadre.
Operiamo a livello tecnico su un'unica linea, confrontandoci fra noi per
risolvere i problemi che dobbiamo affrontare. Tutto è perfettibile, però continuando
a remare nella stessa direzione, ognuno con la massima disponibilità, possiamo
crescere tutti insieme».
(Roberto Levi)
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