Il Direttore Sportivo Pierfrancesco Anibaldi fa il punto della
situazione a fine anno.
“Siamo
alla fine di un anno controverso per tutto il rugby aquilano, il completamento
degli impianti sportivi di Villa Sant’Angelo segna un traguardo importante per
la Gran Sasso e per l’Amministrazione di Villa Sant’Angelo.
La nostra Società vive un momento di complesso rinnovamento, il progetto
comune avviato con il rugby Sambuceto mai come oggi mostra i suoi frutti e i
giocatori della costa rappresentano insieme a quelli aquilani l’ossatura della
squadra che scende in campo ogni domenica, chiamata a gettare le basi per
garantire il futuro dei colori grigiorossi.
(In foto Pierfrancesco Anibaldi, D.S. del club abruzzese)
E’ doveroso porre l’accento sui
quanto sia difficoltoso per i nostri ragazzi onorare gli impegni presi con la
Società, gli atleti provenienti da Sambuceto si allenano sul campo di Vila
Sant’Angelo e due ore di viaggio tra andata e ritorno sono davvero un grande
carico mentre per i ragazzi aquilani dopo una dura giornata di lavoro l’impegno
è altrettanto gravoso. Tuttavia sono una squadra e la domenica scendono in
campo compatti nonostante le mille difficoltà, mostrando la faccia bella e
pulita del rugby. Vogliamo ringraziare il territorio che ci ospita e le tante
persone che dall’Aquila vengono a sostenerci, ben interpretando il nostro
sentimento verso lo sport cittadino, a coloro che invece ci guardano con
ostilità vorremmo chiedere cosa sia cambiato rispetto a qualche anno fa, quando
eravamo una delle società più simpatiche d’Italia, ricevevamo riconoscimenti da
ogni parte e la città ci sorrideva come si fa con i simpatici cugini di
campagna; al Fattori furono in 2500 a fare il tifo per noi nella finale
promozione. Da quando ci siamo avvicinati all’Aquila, o meglio L’Aquila rugby è
retrocessa al nostro livello, in pochi ci guardano con l’apprezzamento di quei
giorni, eppure noi non siamo cambiati molto e questo ci amareggia
fortemente. In questi mesi difficili, per tutti, non solo per L’Aquila,
la cosa che più ha fatto male è stata vedere in occasione del derby cittadino,
bambini entrare in campo accompagnando soltanto una delle sue squadre, una
scena mai vista in trentuno anni sui campi, mi ha fatto male, ci ha fatto male,
si resiste a tutto, ma a queste cose no, non all’odio gratuito. Sono sicuro che
neppure i pur duri dirigenti aquilani di una volta, mai avrebbero permesso una
cosa del genere. C’è gente a gestire queste dinamiche che non conosce lo sport,
non il rugby, lo sport in generale e se questa è la palla ovale del futuro,
dove si confonde odio e rivalità, probabilmente non siamo dissimili da altri
spettacoli e non c’è spazio per noi, siamo fuori tempo e fuori luogo.
Intanto
continuiamo a rispettare gli impegni presi, contribuendo, anche in prima
persona, per riuscire ad adempiere all’obbligatorietà giovanile imposta dalla
Federazione Italiana Rugby, abbiamo la disponibilità di un campo come previsto
dal regolamento, paghiamo le tasse a scadenza e tesseriamo i nostri giocatori
come gran parte delle squadre d’Italia entro i termini previsti prima
dell’inizio del campionato. Lavoriamo a 15 km dalla città con staff e atleti
impagabili, che dopo giornate dure di lavoro e studio trovano ancora la forza e
la voglia di allenarsi con temperature spesso vicine allo zero, cercando di
rispettare regole e persone. A fine anno, dopo mesi di lavoro non retribuiti
per tutti i componenti della società, ci accorgiamo che la FIR non rende
pubbliche le deleghe per l’attività obbligatoria, che alcuni possono derogare a
tutte le norme previste, tempi di tesseramento, bilanci, debiti con i tesserati
e così via ed ogni giorno l’amarezza di chi cerca di rispettare le regole
aumenta. Resta tuttavia immutato il desiderio di crescere e di mostrare che un
rugby diverso è possibile grazie ai nostri atleti e al nostro staff, alla loro
disponibilità e al legame che si è creato all’interno della Gran Sasso rugby”.
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