Con dolore
abbiamo appreso la notizia della prematura scomparsa di Silvio Tassi,
grande giocatore dell’Amatori Rugby, che molti di noi hanno anche di recente
incontrato sulle tribune del Crespi, in occasione delle partite della nostra
prima squadra. Ai suoi familiari e ai suoi compagni di squadra, tra cui alcuni
nostri allenatori, vanno il cordoglio e l’abbraccio di tutta la famiglia
Amatori Union.
Di seguito
un ricordo di Simone Merlo.
Saluto Con dolore abbiamo appreso la
notizia della prematura scomparsa di Silvio Tassi, grande giocatore
dell’Amatori Rugby, che molti di noi hanno anche di recente incontrato sulle
tribune del Crespi, in occasione delle partite della nostra prima squadra. Ai
suoi familiari e ai suoi compagni di squadra, tra cui alcuni nostri allenatori,
vanno il cordoglio e l’abbraccio di tutta la famiglia Amatori Union.
Di seguito
un ricordo di Simone Merlo.
Saluto a Silvio Tassi
Silvio ci ha lasciato troppo presto, ma lui è così: fuori dagli schemi, imprevedibile. Addio compagno di tante battaglie, per lo più vinte, possiamo dirlo con orgoglio. Eravamo forti, di quella forza che nasce dall’amicizia tra compagni di squadra, ci si conosceva a fondo, dentro e fuori dal campo. Silvio è la punta dell’iceberg del vivaio della Amatori Rugby Milano, come me e come altri ragazzi, in quegli anni ’90 in cui la prima squadra vinceva scudetti e faceva record ancora imbattuti. In quella squadra c’erano campioni assoluti provenienti da tutta Italia e dall’estero, che giocavano con Silvio; e poi c’eravamo noi. Pierino Tassi, il papà di Silvio, giocava anch’egli nell’Amatori, anni prima: la passione per il rugby si custodisce e si tramanda di padre in figlio. Noi eravamo cresciuti sotto le cure di leggendari allenatori “milanesi” e non avevamo paura di giocare contro nessuno. Silvio era un leader silenzioso, leale, generoso. In campo si sacrificava per gli altri ed aveva il rispetto di compagni ed avversari. Vederlo giocare era uno spettacolo. Meritava la nazionale più di altri, che invece ci giocarono. Giocava con il fisico: era potente e veloce, ma giocava soprattutto con il cuore, quel cuore che qualche anno dopo lo avrebbe tradito portandocelo via. Ora me lo immagino camminare verso il paradiso col sorriso sulle labbra e con la borsa degli allenamenti in spalla. Arrivederci Silvio, parte di noi. A presto campione.
Silvio ci ha lasciato troppo presto, ma lui è così: fuori dagli schemi, imprevedibile. Addio compagno di tante battaglie, per lo più vinte, possiamo dirlo con orgoglio. Eravamo forti, di quella forza che nasce dall’amicizia tra compagni di squadra, ci si conosceva a fondo, dentro e fuori dal campo. Silvio è la punta dell’iceberg del vivaio della Amatori Rugby Milano, come me e come altri ragazzi, in quegli anni ’90 in cui la prima squadra vinceva scudetti e faceva record ancora imbattuti. In quella squadra c’erano campioni assoluti provenienti da tutta Italia e dall’estero, che giocavano con Silvio; e poi c’eravamo noi. Pierino Tassi, il papà di Silvio, giocava anch’egli nell’Amatori, anni prima: la passione per il rugby si custodisce e si tramanda di padre in figlio. Noi eravamo cresciuti sotto le cure di leggendari allenatori “milanesi” e non avevamo paura di giocare contro nessuno. Silvio era un leader silenzioso, leale, generoso. In campo si sacrificava per gli altri ed aveva il rispetto di compagni ed avversari. Vederlo giocare era uno spettacolo. Meritava la nazionale più di altri, che invece ci giocarono. Giocava con il fisico: era potente e veloce, ma giocava soprattutto con il cuore, quel cuore che qualche anno dopo lo avrebbe tradito portandocelo via. Ora me lo immagino camminare verso il paradiso col sorriso sulle labbra e con la borsa degli allenamenti in spalla. Arrivederci Silvio, parte di noi. A presto campione.
Ps: al
funerale c’erano anche diversi avversari incontrati negli anni: io credo
volessero assicurarsi di persona di aver finito di prendere botte …
a Silvio Tassi
Silvio ci ha lasciato troppo presto, ma lui è così: fuori dagli schemi,
imprevedibile. Addio compagno di tante battaglie, per lo più vinte, possiamo
dirlo con orgoglio. Eravamo forti, di quella forza che nasce dall’amicizia tra
compagni di squadra, ci si conosceva a fondo, dentro e fuori dal campo. Silvio
è la punta dell’iceberg del vivaio della Amatori Rugby Milano, come me e come
altri ragazzi, in quegli anni ’90 in cui la prima squadra vinceva scudetti e
faceva record ancora imbattuti. In quella squadra c’erano campioni assoluti
provenienti da tutta Italia e dall’estero, che giocavano con Silvio; e poi
c’eravamo noi. Pierino Tassi, il papà di Silvio, giocava anch’egli
nell’Amatori, anni prima: la passione per il rugby si custodisce e si tramanda
di padre in figlio. Noi eravamo cresciuti sotto le cure di leggendari
allenatori “milanesi” e non avevamo paura di giocare contro nessuno. Silvio era
un leader silenzioso, leale, generoso. In campo si sacrificava per gli altri ed
aveva il rispetto di compagni ed avversari. Vederlo giocare era uno spettacolo.
Meritava la nazionale più di altri, che invece ci giocarono. Giocava con il
fisico: era potente e veloce, ma giocava soprattutto con il cuore, quel cuore
che qualche anno dopo lo avrebbe tradito portandocelo via. Ora me lo immagino
camminare verso il paradiso col sorriso sulle labbra e con la borsa degli
allenamenti in spalla. Arrivederci Silvio, parte di noi. A presto campione.
Ps: al
funerale c’erano anche diversi avversari incontrati negli anni: io credo volessero
assicurarsi di persona di aver finito di prendere botte …
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