Jason Wright è ormai da tre anni responsabile tecnico del settore
giovanile e, a partire da questa stagione, riveste anche il ruolo di Head Coach
della squadra senior maschile. È proprio nella sua veste di allenatore che,
oggi, abbiamo scambiato con lui alcuni pensieri, inquadrando il lavoro fatto da
settembre con i ragazzi della A e B maschili, passando per un periodo difficile
come quello invernale dove l’impossibilità di allenarsi e giocare con il
“contatto” hanno obbligato a reinventare al
lenamenti e scelte di gioco.
J – Siamo riusciti a fare quelle cose che in una stagione sportiva “normale” non saremmo riusciti a completare. Abbiamo impostato il lavoro sulla struttura e sul sistema di gioco quando solitamente si dedica maggiore attenzione al contatto o alla difesa. Non facendo contatto abbiamo lavorato su attività specifiche come il calcio di rinvio e sulla nostra struttura di attacco e di difesa proponendo situazioni nuove, predisponendoci positivamente per la prossima stagione.
Come hai organizzato il
lavoro?
J – Abbiamo spesso diviso gli atleti in quattro squadre più piccole lavorando
sul fitness games e sulle competenze specifiche, avendo attenzione all’aumento
del livello qualitativo dei giocatori in termini di skills, necessarie per il
nuovo modello di gioco. Questa è stata una sfida per tanti atleti, nuova e impegnativa,
ma sicuramente motivante.
È piaciuta ai giocatori la
nuova programmazione?
J – Obiettivo primario è stato proprio quello di far divertire i ragazzi,
stimolandoli con modelli di gioco e di allenamento molto vari. La mia
sensazione è che siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo dando una nuova
e forte identità a questa squadra, che valuteremo nei prossimi mesi quando
inizieremo a giocare realmente con continuità.
Cosa ti aspetti per il futuro?
J – La mia speranza è che già da subito, con le prime partite che giocheremo
nei prossimi mesi, si possa verificare la bontà del lavoro svolto durante tutto
l’inverno. Sono fiducioso di trovare in questi ragazzi un’attitudine ed una
mentalità, quella che in New Zealand chiamiamo “mindset”, completamente nuove
rispetto alle esperienze passate, con atleti ai quali piace muovere il pallone,
giocare con continuità e prendersi anche qualche rischio. Una nuova identità
tecnica ed organizzativa, precisa e ben definita, che speriamo possa far
divertire anche chi ci guarda da fuori.
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