LA FORZA DELLA DIFESA E LA LEADERSHIP
Nessuno può dirsi e/o qualificarsi "giocatore di rugby" se non placca e non si impegna nella fase difensiva almeno quanto in quella offensiva.
Salvare con un placcaggio una meta è
altrettanto importante quanto segnarla. Anzi, spesso, lo è di più.
La fase difensiva non è solo il placcaggio, ma è partecipare attivamente con i tuoi compagni a coprire tutti gli spazi per impedire all'avversario di avanzare.
Domenica scorsa, a Rovigo, è evidente che
qualcosa in questo senso non ha funzionato, almeno tre mete sono state subite
in prima fase senza aver saputo opporre alcuna resistenza.
Gianluca Guidi e Lorenzo Cittadini sanno
bene cosa fare e sul campo questa settimana sapranno allenare al meglio per
ovviare a questi inconvenienti.
Ma ciò che gli allenatori non possono fare sono le trasfusioni di leadership. Mancano quattro partite alla fine della stagione regolare e tutti i giocatori devono sentirsi addosso la responsabilità di una maglia che in queste ultime 10 stagioni ha fatto la storia del massimo campionato italiano. Ogni giocatore per arrivare al top delle proprie prestazioni, soprattutto quelle difensive, deve spogliarsi completamente del proprio "io" e indossare, senza riserve, il "noi".
Questo atteggiamento altro non è che la
leadership, quel processo mentale che deve portare ogni giocatore ad assumersi
le responsabilità anche degli altri, arrivando dove gli altri, per errore o per
distrazione hanno mancato. Non si tratta di tecnica, ma di volontà e
disponibilità a combattere per se stessi e per gli altri, nessuna squadra ha
mai vinto uno scudetto in maniera differente.
(foto 1 archivio di Stefano Delfrate)
(foto 2 archivio di Pino D'Amico)
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