mercoledì 17 maggio 2017

La scorsa settimana, a Roma, durante il meeting riservato agli Addetti alla Comunicazione dei  rispettivi Comitati Regionali della F.I.R., tra gli altri interventi ha preso la parola anche GIULIO  BISEGNI, atleta della Nazionale oltre che delle Zebre il quale, sollecitato dalle richieste dei presenti, ha voluto precisare come si sono vissuti certi importanti momenti in seno al Club Italia. In particolare come si è vissuto il cambio tecnico da Jacques Brunel a Conor O’Shea, e il dopo SudAfrica: “ Certo che in alcuni momenti, il nostro lavoro, la nostra fatica non viene evidenziata come si dovrebbe.  Abbiamo perso un poco in continuità nei risultati, è vero, ma la partita di cui stavamo parlando, quella appunto con il Sud Africa, per noi deve essere un punto di partenza, certo  non un  punto di arrivo. Per noi è stato un inizio di un percorso – dice il trequarticentro frascatano – del resto il nostro nuovo trainer Conor O’Shea sta cercando di motivare il gruppo, e da quel momento ci siamo imposti di creare delle performance; in questo senso  il nuovo coach ha impostato questo lavoro in modo molto diverso dal precedente tecnico. “

(da sin. Andrea Cimbrico, Patrick Popelin e Giulio Bisegni)


Ma quali differenze sostanziali si sono riscontrate tra la gestione Brunel e quella attuale?
“ Una differenza abissale, sicuramente – replica BISEGNI -  rispetto all’approccio alla francese come era con Brunel, lo staff attuale è molto piu’ rigido, piu’ professionale, in senso positivo,  questo anche fuori dal campo; dobbiamo essere piu’ inquadrati, prima l’approccio al campo era nettamente diverso, comunque ovviamente di stampo piu’ latino.  Differente è stato l’approccio che è riuscito a creare lo staff tecnico, ci siamo avvicinati maggiormente  ai dettagli, studiando maggiormente le mosse dell’avversario, cercando di individuare i punti deboli e le forze della nostra e della formazione avversaria. Passiamo un’intera sessione video per capire i nostri eventuali errori da correggere, e comprendere i nostri lati deboli, studiare come cercare di attaccare gli avversari. La preparazione alla partita concede una confidenza tale che  a te viene da pensare solo al lavoro che devi portare avanti, quindi al momento che fai l’errore, sai perfettamente quello che devi fare nell’immediato. 
(i partecipanti al meeting degli A.C.)

Sembra cosa sciocca ma non è: ti fa pensare infatti che commesso l’errore, devi sapere esattamente cosa dovrai fare per porre rimedio a questo. Dopo il test con Sud Africa siamo mancati un poco in continuità, ma intanto il clima che si è instaurato in seno alla nazionale è veramente ottimale, il coach cerca di formare un gruppo saldo, cerca di darci motivazioni, di coinvolgerci nelle strutture del gioco, è un approccio molto metodico, anglosassone di fatto: sul campo noi siamo al massimo della nostra intensità, fuori dal campo cerchiamo comunque di stare insieme, di fare gruppo. E la gestione umana durante il lungo periodo del Sei Nazioni, che ci ha visto duramente impegnati è risultata adeguata. E così anche sotto l’aspetto mentale, che a volte si era sottovalutato. E  lo stare sotto pressione per lunghi periodi, lontani da casa è rilevante, senza poi neppure sottovalutare  il notevole impegno fisico espresso, sono stati gestiti molto bene. Sensazione positiva quindi di questo primo momento con il nuovo trainer irlandese.” 
Lo stesso Bisegni, poi, tratta l’argomento risultati, e viene sollecitato dal confronto giocato con gli inglesi, che ha pure sollevato qualche polemica da parte britannica sulle astuzie italiane messe in pratica in quel test: “  E speriamo che arrivino questi risultati logicamente – dice GIULIO BISEGNI – con gli inglesi avevamo capito con grande soddisfazione che potevamo veramente ingabbiarli, d’altro canto purtroppo non ci siamo riusciti fino in fondo. In una settimana avevamo ristrutturato tutto il piano di gioco, non solo della squadra bensi come interpretare il gioco del rugby, una partita quasi rivoluzionaria.

(Una immagine tratta da Italia vs Sud Africa da Firenze vinto dagli Azzurri  foto RR)


 Personalmente il mio approccio a qualsiasi partita mi vede sempre molto lucido, il rugby è uno sport di combattimento, ma è anche una sport mentale, quasi come una partita di scacchi, è uno sport di situazione molto intelligente, e con questo effettivamente siamo rientrati un po nel nostro essere italiani facendolo con furbizia, ma non siamo entrati in campo per non combattere bensi semplicemente cercando di risultare piu’ intelligenti  dell’avversario. Non è stata una mancanza di combattimento in quanto comunque sul punto d’incontro andava solo il placcatore, una sola persona quindi, e comunque un confronto diretto, personale,  e una strategia che portava in ogni modo ad uno inevitabile  scontro fisico individuale. “
BISEGNI è stato gradito ospite al convegno degli AaC ed ha risposto al fuoco di fila, e questo era ovvio, dei giornalisti presenti, stimolando l’atleta laziale con domande inerenti alla nazionale azzurra, che si appresta a volare verso oltre oceano verso nuovi importanti appuntamenti. Avversari molto quotati, ma la forza del gruppo dovrebbe essere proprio la conferma  dell’avvenuta intesa della squadra, del lavoro che si è fatto in questo lungo periodo.

“Posso proprio confermare che siamo tutti dei ragazzi sereni – conferma BISEGNI – consapevoli del lavoro e delle cose che facciamo, improntando il nostro lavoro con il massimo impegno.  Noi siamo comunque consapevoli di essere inferiori agli altri, sia fisicamente che tecnicamente (Bisegni si riferisce soprattutto alle grandi nazionali dell’emisfero sud n.d.r ), ci sentiamo degli outsider. In questa squadra pero’ esiste un sentimento quasi fraterno, siamo una squadra ACQUA E SAPONE, con esclusione di qualche personaggio piu’ maturo, della vecchia leva, inseriti giustamente come portatori di esperienza, indispensabili in certe situazioni. Anche nella gestione delle sconfitte cerchiamo di raccogliere le critiche costruttive continuando comunque seriamente nei nostri impegni.! “

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