La scorsa settimana, a
Roma, durante il meeting riservato agli Addetti alla Comunicazione dei rispettivi Comitati Regionali della F.I.R.,
tra gli altri interventi ha preso la parola anche GIULIO BISEGNI, atleta della Nazionale oltre che
delle Zebre il quale, sollecitato dalle richieste dei presenti, ha voluto
precisare come si sono vissuti certi importanti momenti in seno al Club Italia.
In particolare come si è vissuto il cambio tecnico da Jacques Brunel a Conor
O’Shea, e il dopo SudAfrica: “ Certo che in alcuni momenti, il nostro lavoro,
la nostra fatica non viene evidenziata come si dovrebbe. Abbiamo perso un poco in continuità nei
risultati, è vero, ma la partita di cui stavamo parlando, quella appunto con il
Sud Africa, per noi deve essere un punto di partenza, certo non un
punto di arrivo. Per noi è stato un inizio di un percorso – dice il
trequarticentro frascatano – del resto il nostro nuovo trainer Conor O’Shea sta
cercando di motivare il gruppo, e da quel momento ci siamo imposti di creare
delle performance; in questo senso il
nuovo coach ha impostato questo lavoro in modo molto diverso dal precedente
tecnico. “
(da sin. Andrea Cimbrico, Patrick Popelin e Giulio Bisegni)
Ma quali differenze
sostanziali si sono riscontrate tra la gestione Brunel e quella attuale?
“ Una differenza
abissale, sicuramente – replica BISEGNI -
rispetto all’approccio alla francese come era con Brunel, lo staff
attuale è molto piu’ rigido, piu’ professionale, in senso positivo, questo anche fuori dal campo; dobbiamo essere
piu’ inquadrati, prima l’approccio al campo era nettamente diverso, comunque
ovviamente di stampo piu’ latino.
Differente è stato l’approccio che è riuscito a creare lo staff tecnico,
ci siamo avvicinati maggiormente ai
dettagli, studiando maggiormente le mosse dell’avversario, cercando di
individuare i punti deboli e le forze della nostra e della formazione
avversaria. Passiamo un’intera sessione video per capire i nostri eventuali
errori da correggere, e comprendere i nostri lati deboli, studiare come cercare
di attaccare gli avversari. La preparazione alla partita concede una confidenza
tale che a te viene da pensare solo al
lavoro che devi portare avanti, quindi al momento che fai l’errore, sai
perfettamente quello che devi fare nell’immediato.
Sembra cosa sciocca ma non
è: ti fa pensare infatti che commesso l’errore, devi sapere esattamente cosa
dovrai fare per porre rimedio a questo. Dopo il test con Sud Africa siamo
mancati un poco in continuità, ma intanto il clima che si è instaurato in seno
alla nazionale è veramente ottimale, il coach cerca di formare un gruppo saldo,
cerca di darci motivazioni, di coinvolgerci nelle strutture del gioco, è un
approccio molto metodico, anglosassone di fatto: sul campo noi siamo al massimo
della nostra intensità, fuori dal campo cerchiamo comunque di stare insieme, di
fare gruppo. E la gestione umana durante il lungo periodo del Sei Nazioni, che
ci ha visto duramente impegnati è risultata adeguata. E così anche sotto
l’aspetto mentale, che a volte si era sottovalutato. E lo stare sotto pressione per lunghi periodi,
lontani da casa è rilevante, senza poi neppure sottovalutare il notevole impegno fisico espresso, sono
stati gestiti molto bene. Sensazione positiva quindi di questo primo momento
con il nuovo trainer irlandese.”
Lo stesso Bisegni, poi,
tratta l’argomento risultati, e viene sollecitato dal confronto giocato con gli
inglesi, che ha pure sollevato qualche polemica da parte britannica sulle
astuzie italiane messe in pratica in quel test: “ E speriamo che arrivino questi risultati
logicamente – dice GIULIO BISEGNI – con gli inglesi avevamo capito con grande
soddisfazione che potevamo veramente ingabbiarli, d’altro canto purtroppo non
ci siamo riusciti fino in fondo. In una settimana avevamo ristrutturato tutto
il piano di gioco, non solo della squadra bensi come interpretare il gioco del
rugby, una partita quasi rivoluzionaria.
(Una immagine tratta da Italia vs Sud Africa da Firenze vinto dagli Azzurri foto RR)
Personalmente il mio approccio a
qualsiasi partita mi vede sempre molto lucido, il rugby è uno sport di
combattimento, ma è anche una sport mentale, quasi come una partita di scacchi,
è uno sport di situazione molto intelligente, e con questo effettivamente siamo
rientrati un po nel nostro essere italiani facendolo con furbizia, ma non siamo
entrati in campo per non combattere bensi semplicemente cercando di risultare
piu’ intelligenti dell’avversario. Non è
stata una mancanza di combattimento in quanto comunque sul punto d’incontro
andava solo il placcatore, una sola persona quindi, e comunque un confronto
diretto, personale, e una strategia che
portava in ogni modo ad uno inevitabile
scontro fisico individuale. “
BISEGNI è stato gradito
ospite al convegno degli AaC ed ha risposto al fuoco di fila, e questo era
ovvio, dei giornalisti presenti, stimolando l’atleta laziale con domande
inerenti alla nazionale azzurra, che si appresta a volare verso oltre oceano
verso nuovi importanti appuntamenti. Avversari molto quotati, ma la forza del
gruppo dovrebbe essere proprio la conferma
dell’avvenuta intesa della squadra, del lavoro che si è fatto in questo lungo
periodo.
“Posso proprio
confermare che siamo tutti dei ragazzi sereni – conferma BISEGNI – consapevoli
del lavoro e delle cose che facciamo, improntando il nostro lavoro con il
massimo impegno. Noi siamo comunque
consapevoli di essere inferiori agli altri, sia fisicamente che tecnicamente
(Bisegni si riferisce soprattutto alle grandi nazionali dell’emisfero sud n.d.r
), ci sentiamo degli outsider. In questa squadra pero’ esiste un sentimento
quasi fraterno, siamo una squadra ACQUA E SAPONE, con esclusione di qualche
personaggio piu’ maturo, della vecchia leva, inseriti giustamente come
portatori di esperienza, indispensabili in certe situazioni. Anche nella
gestione delle sconfitte cerchiamo di raccogliere le critiche costruttive
continuando comunque seriamente nei nostri impegni.! “
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