martedì 1 maggio 2018




Domenica a Ragusa la missione impossibile di Marcos Reyna e della sua ciurma si è compiuta.
20 partite e 20 vittorie per lavare con umiltà e lucida determinazione l’onta della retrocessione. In realtà nessuna tragedia si era consumata, semmai una liberazione da vecchie zavorre mentali, oltre che fisiche, per ricominciare con un nuovo spirito, un nuovo gruppo, una nuova anima. La mescolanza di giovani e di senatori, alcuni ritornati dopo anni di lontananza, con la guida del pastore argentino che diffonde una mentalità e una tavola di regole non scritte che sono l’abc di chi nasce in una paese intriso di rugby come l’Argentina.
 E i risultati si vedono, non nel gioco inizialmente, ma nella forza dello spogliatoio, nell’accoglienza dei giovani under 18 e nella leadership rincuorante degli anziani che non si fermano mai nel dare fiducia e sostegno a chi ne ha assai bisogno, nel partecipare alla vita della squadra e del club.
Partita dopo partita, con i colpi di fabbro Tonino Siciliano nella costruzione del pack, lo spirito si è andato forgiando dando fiducia nei propri mezzi, quelli mentali prima e poi quelli tecnici, con una preparazione fisica di Paolo Adamo che diveniva un valore aggiunto.
Ogni partita una finale, affrontata con grande concentrazione ma senza esasperazione e isterismi, una lucida forza. I giovani hanno preso così coraggio nelle loro capacità crescendo in modo evidente nel giro di ogni partita. Gli anziani hanno fatto il loro dovere facendo sentire il peso dell’esperienza.
SI è arrivati così a vincere battaglie tremende come a Santa Maria, a Bari, a Lecce e a Reggio Calabria. A Ragusa la sensazione era di una strana calma apparente, consapevoli di andare a lottare in un luogo di amici, dove per un brutto scherzo del destino, proprio uno di loro era venuto a mancare tragicamente qualche giorno prima.
Il match ha avuto il suo verdetto, regalando vittoria e promozione matematica per il ritorno in serie B, ma il rispetto per la vita di chi l’ha persa va oltre l’amore per il gioco che ci rende pazzi di una palla storta.
Ciao Andrea e forza Rebecca!

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