Ludovico Belmonti: sempre in prima linea, da Imperia a
Perpignan
Imperia Rugby continua a
sfornare sicuri prospetti rugbistici di rilievo. Dopo Yannick Sega, che ha
vissuto per qualche allenamento l’Accademia federale di Torino, è la volta di
Ludovico Belmonti, alfiere della under 16 di Castaldo e Pallini. L’ineludibile
convocazione per il torneo di aprile riservato alle rappresentative regionali,
in quel di Piacenza, si è trasformato in una figura di permit player per
una selezione di rilievo composta dalle Accademie di Parma (vicinissima alla
franchigia delle Zebre e dunque di interesse nazionale) e di Recco. Il gruppo
era guidato dal direttore dei centri di formazione Stefano Romagnoli, uomo di
grande esperienza sia come giocatore che come tecnico. La destinazione finale è
Perpignan: terra di tradizione catalana a margine meridionale della Francia,
culla di un rugby antico e passionale, ma ricco di risorse, dati gli accordi
economico-politici con la polisportiva del Barcellona e gli ingaggi, in tempi
recenti, di Jacques Brunel come tecnico e di Dan Carter, peraltro
sfortunatissimo a causa di un inopinato infortunio. Si assaggia così il grande
rugby d’oltralpe. Di fronte la squadra che si identifica nei colori sang
i or, sangue e oro. Colore delle maglie “catalane” e sinonimo
di un più generico “rosso e giallo”. Il sangue però lo versano,
metaforicamente, proprio i padroni di casa. Ci si prendano le soddisfazioni,
quando serve. E Ludovico Belmonti è protagonista. Due match di fronte alla
sterminata selezione di categoria dell’Union Sportive Arlequine de Perpignan
(USAP). Il primo per i più giovani, del 2001/2002, il secondo, di spessore
maggiore, per i soli 2001. Belmonti parte dalla panchina nel primo. Del resto,
non fa parte in pianta stabile delle Accademie coinvolte. Però gioca come sa,
perché bisogna farsi tenere pronti. È vittoria. Poi spogliatoi. E qui arriva
Romagnoli in persona: “Belmonti, non fare la doccia, cambiati, giochi ancora”.
Emozione, ma non troppa e da pilone si entra in partita come tallonatore, a
dimostrazione della duttilità del giocatore. E anche questa volta è vittoria.
(foto di Claudio Valente)
Tanta roba, in terra catalana. Proprio lì, poi. Di fronte tra l’altro a quel
Georges Coste, nativo di Perpignan, tecnico di quella nazionale italiana dal
1993 al 1999 che seppe meritarsi l’ingresso nel Sei Nazioni. Figura amatissima,
ancora, in Italia. Uno a cui Belmonti, con le sue cariche “alla baionetta” può
ben piacere, considerando i suoi celebri sfoghi nello spogliatoio tra un tempo
e l’altro, tra botte e lacrime. E ai tempi la nazionale non mollava nella
seconda frazione di gioco. Detto questo, ovvio ulteriore passo per Belmonti,
con un allenamento per l’Accademia federale di Prato, una delle tre rimaste
dopo un’ennesima riforma federale che non lascia pensare nulla di buono per il
futuro. Pazienza, Belmonti vive ai margini dell’Impero, dicono…pazienza, i
gioielli restano ad Imperia e provincia, a predicare rugby per gli amici e i
compagni, cresciamo da soli e cresciamo e basta. Del resto c’è tutto il crisma
di parentele rugbistiche importanti. All’estero è normale. Basti pensare
all’infinita saga dei Barrett in Nuova Zelanda. Un filo lega il nostro Belmonti
proprio alla Nuova Zelanda. Il cugino per parte di madre di Ludovico è
Alessandro Fiocco, indimenticato terza linea e centro imperiese, un talento da
molti invidiato, a suo tempo scoperto da Carletto Oddone, “nume tutelare” del
rugby imperiese. Alessandro Fiocco all’anagrafe, di famiglia di Pieve di Teco
per parte di madre e veneta per parte di padre, mentre Belmonti ha le solide
radici di quarti arrosciani. Però Alessandro Fiocco è “Hokianga”. Ed è bello
parlare anche di lui. Perché la sua famiglia era emigrata in Nuova Zelanda.
Ingegneri stradali, ai tempi in cui le strade le facevamo bene (e all’estero ci
riesce ancora). Alessandro Hokianga nasce a Rotorua, Isola del Nord.
Praticamente la terra promessa dei rugbisti, tra Waikato e Bay of Plenty. Terra
di “once were warriors” maori. Hokianga è il nome maori di Alessandro e
significa “colui che nasce al sorgere del sole”. Hokianga tornerà in Italia,
con le stimmate del giocatore maori e la sua haka nel cuore. E oggi la sua
eredità passa a Ludovico. E chiunque giochi di fronte a Ludovico ne sa
qualcosa, compreso chi scrive queste righe.
(by Alessandro Giacobbe)
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