Rugby,
Askew: «Il sogno è riuscire a portare il Romagna in A»
Anthony Askew, per tutti
“Tosh”, è il tecnico dell’imbattuto Romagna Rfc
Con le zampette ben salde
al vertice della classifica di Serie B, canta il galletto romagnolo guardando
tutti dall’alto, cercando di consolidare la propria visione periferica. Dopo
un’andata da imbattuti e campioni d’inverno con 52 punti conquistati, il girone
di ritorno inizia con la stessa fame di vittorie per il Romagna Rfc, dove a
Pieve di Cento trova un’altra ampia vittoria per 3-62. Un più otto in
classifica sul Bologna Rugby che non fa di certo dormire sogni tranquilli ma,
se ripetuto lo strabiliante girone d’andata, garantirebbe ai galletti un buon
vantaggio sulle inseguitrici verso il ritorno in serie A. Un gruppo unito
dentro e fuori dal campo, guidato dall’allenatore inglese Anthony “Tosh” Askew
(che ha ottenuto il grande slam con l’Inghilterra Under 19 nel 2005), il quale
ha saputo trasmettere ai ragazzi della prima squadra romagnola la propria
«impronta inglese» fin dal suo arrivo.
Nella vostra vittoria più
ampia in stagione, quale è stato il punto di forza?
«La vittoria più larga è
avvenuta contro il San Benedetto, ma anche contro altre squadre abbiamo fatto
molto bene. Questi risultati sono stati frutto dell’impegno dei ragazzi durante
tutti questi mesi. Ho notato nei miei giocatori un grande progresso, una grande
voglia di continuare a migliorare. Cercano di portare avanti sempre un gioco
propositivo, entusiasmante, bello da vedere anche fuori dal campo. Siamo molto
soddisfatti».
L’obiettivo d’inizio
anno?
«Siamo partiti con l’idea
di migliorarci cercando di disputare un buon campionato, ma all’inizio di
stagione non mi aspettavo di chiudere il girone di andata in testa alla
classifica. Ho preso questi ragazzi come una «scatola chiusa». Quando mi ha
chiamato la scorsa estate Simone Luci (che era l’allenatore e ora è il
direttore tecnico del Romagna, ndr) per venire ad allenare qui, mi sono
innamorato subito del progetto, però non conoscevo le qualità dei ragazzi.»
Quale aria si respira a
Cesena?
«Da quando sono arrivato
ho percepito subito una grande passione, una grande partecipazione. Come gruppo
siamo unitissimi, si respira proprio quel senso di familiarità.»
Le piace Cesena e per
quale motivo ha scelto di allenare il Romagna Rfc?
«Amo moltissimo Cesena,
ma anche Cesenatico dove vivo. Ho allenato negli scorsi anni in Italia squadre
come Cus Genova, Parma e Modena però lo spirito dei giocatori era incentrato
più sui soldi che sul gioco. Io volevo trovare un ambiente sano, dove tornare a
respirare quella grande passione verso il rugby giocato. Alla chiamata di
Simone mi sono innamorato del progetto che mi ha illustrato e quindi ero sicuro
di trovarmi bene qui».
Il primo impatto con la
nuova squadra?
«Ho trovato giocatori
fantastici, non solo sull’aspetto tecnico, ma soprattutto sull’aspetto umano.
Sono stati disponibilissimi fin dal primo allenamento per crescere. l’unione
dei ragazzi dentro e fuori dal campo fin dal primo giorno ci sta portando a
questi grandi risultati».
Quanti ragazzi dalle
giovanili, secondo lei, sono potenzialmente pronti per esordire nel Romagna
Rfc?
«Due o tre ragazzi nelle
prossime stagioni potrebbero entrare a far parte della nostra squadra».
Come convincere i giovani
ragazzi a proseguire in questo sport?
«Il rugby è unione e
gioia. Un equilibrio tra allenamento, impegno e passione. Se i ragazzi notano
uno spogliatoio sano, un impianto ben curato ed un gioco propositivo, sono
sicuramente più incentivati a proseguire.»
Quale differenze nota tra
il rugby inglese e quello giocato in Italia?
«Il livello del rugby inglese è un po’ più alto. In Inghilterra viene considerato come uno sport nazionale. I ragazzi lo praticano nelle scuole, lo guardano in televisione, si incontrano nei momenti di svago presso le club house: c’è una visione differente. In Italia i ragazzi danno più attenzione al calcio e per questo il livello è un po’ inferiore».
Cosa significa per lei il
terzo tempo?
«Reputo il terzo tempo
come qualcosa di normale e consueto dopo una partita. Il rugby è familiarità,
integrazione e quindi pagare una birra e fare due chiacchiere anche con
l’avversario a fine match è un valore importantissimo da mantenere per questo
sport.»
Ad oggi sarebbe
intenzionato a rinnovare alla scadenza del contratto?
«Io mi trovo molto bene
qui con la mia famiglia e con questi ragazzi. Mi piacerebbe continuare ad
allenare questi ragazzi per i prossimi anni per portare il Romagna in serie A».
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