giovedì 1 febbraio 2024

RUGBY SERIE B GIRONE 2/ Intervista del CORRIERE ROMAGNA a Tosh Askew allenatore del ROMAGNA RFC

 


Rugby, Askew: «Il sogno è riuscire a portare il Romagna in A»

 VALENTINO SILIGHINI


Anthony Askew, per tutti “Tosh”, è il tecnico dell’imbattuto Romagna Rfc

Con le zampette ben salde al vertice della classifica di Serie B, canta il galletto romagnolo guardando tutti dall’alto, cercando di consolidare la propria visione periferica. Dopo un’andata da imbattuti e campioni d’inverno con 52 punti conquistati, il girone di ritorno inizia con la stessa fame di vittorie per il Romagna Rfc, dove a Pieve di Cento trova un’altra ampia vittoria per 3-62. Un più otto in classifica sul Bologna Rugby che non fa di certo dormire sogni tranquilli ma, se ripetuto lo strabiliante girone d’andata, garantirebbe ai galletti un buon vantaggio sulle inseguitrici verso il ritorno in serie A. Un gruppo unito dentro e fuori dal campo, guidato dall’allenatore inglese Anthony “Tosh” Askew (che ha ottenuto il grande slam con l’Inghilterra Under 19 nel 2005), il quale ha saputo trasmettere ai ragazzi della prima squadra romagnola la propria «impronta inglese» fin dal suo arrivo.

Nella vostra vittoria più ampia in stagione, quale è stato il punto di forza?

«La vittoria più larga è avvenuta contro il San Benedetto, ma anche contro altre squadre abbiamo fatto molto bene. Questi risultati sono stati frutto dell’impegno dei ragazzi durante tutti questi mesi. Ho notato nei miei giocatori un grande progresso, una grande voglia di continuare a migliorare. Cercano di portare avanti sempre un gioco propositivo, entusiasmante, bello da vedere anche fuori dal campo. Siamo molto soddisfatti».

L’obiettivo d’inizio anno?

«Siamo partiti con l’idea di migliorarci cercando di disputare un buon campionato, ma all’inizio di stagione non mi aspettavo di chiudere il girone di andata in testa alla classifica. Ho preso questi ragazzi come una «scatola chiusa». Quando mi ha chiamato la scorsa estate Simone Luci (che era l’allenatore e ora è il direttore tecnico del Romagna, ndr) per venire ad allenare qui, mi sono innamorato subito del progetto, però non conoscevo le qualità dei ragazzi.»


Quale aria si respira a Cesena?

«Da quando sono arrivato ho percepito subito una grande passione, una grande partecipazione. Come gruppo siamo unitissimi, si respira proprio quel senso di familiarità.»

Le piace Cesena e per quale motivo ha scelto di allenare il Romagna Rfc?

«Amo moltissimo Cesena, ma anche Cesenatico dove vivo. Ho allenato negli scorsi anni in Italia squadre come Cus Genova, Parma e Modena però lo spirito dei giocatori era incentrato più sui soldi che sul gioco. Io volevo trovare un ambiente sano, dove tornare a respirare quella grande passione verso il rugby giocato. Alla chiamata di Simone mi sono innamorato del progetto che mi ha illustrato e quindi ero sicuro di trovarmi bene qui».

Il primo impatto con la nuova squadra?

«Ho trovato giocatori fantastici, non solo sull’aspetto tecnico, ma soprattutto sull’aspetto umano. Sono stati disponibilissimi fin dal primo allenamento per crescere. l’unione dei ragazzi dentro e fuori dal campo fin dal primo giorno ci sta portando a questi grandi risultati».

Quanti ragazzi dalle giovanili, secondo lei, sono potenzialmente pronti per esordire nel Romagna Rfc?

«Due o tre ragazzi nelle prossime stagioni potrebbero entrare a far parte della nostra squadra».

Come convincere i giovani ragazzi a proseguire in questo sport?

«Il rugby è unione e gioia. Un equilibrio tra allenamento, impegno e passione. Se i ragazzi notano uno spogliatoio sano, un impianto ben curato ed un gioco propositivo, sono sicuramente più incentivati a proseguire.»

Quale differenze nota tra il rugby inglese e quello giocato in Italia?

«Il livello del rugby inglese è un po’ più alto. In Inghilterra viene considerato come uno sport nazionale. I ragazzi lo praticano nelle scuole, lo guardano in televisione, si incontrano nei momenti di svago presso le club house: c’è una visione differente. In Italia i ragazzi danno più attenzione al calcio e per questo il livello è un po’ inferiore».

Cosa significa per lei il terzo tempo?

«Reputo il terzo tempo come qualcosa di normale e consueto dopo una partita. Il rugby è familiarità, integrazione e quindi pagare una birra e fare due chiacchiere anche con l’avversario a fine match è un valore importantissimo da mantenere per questo sport.»

Ad oggi sarebbe intenzionato a rinnovare alla scadenza del contratto?

«Io mi trovo molto bene qui con la mia famiglia e con questi ragazzi. Mi piacerebbe continuare ad allenare questi ragazzi per i prossimi anni per portare il Romagna in serie A».

 

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