YURI, NAZAR, ALINA, STORIE DI ORSI, DI RUGBY E DI
UMANITÀ
Nazar ha 8 anni, Alina
7.
Sono cugini, ballano entrambi. Studiano alla scuola elementare della loro
città, hanno un sacco di amici, una bella famiglia.
La mamma di Nazar, Oksana, lavora come contabile e ama l'Italia: l'ha conosciuta un Giugno di qualche tempo fa, arrivando a Genova, Sestri Ponente, come ragazza alla pari, ospite di una famiglia gentile cui era impossibile non affezionarsi.
Dal mare, a Giugno, il profumo dell'estate a Sestri arriva fino a dentro le
case: anche l'estate di Kiev ha il suo profumo, ma diverso, e quel profumo
genovese così buono diventa il motivo per tornarci anche il Giugno successivo,
e poi quello successivo, e poi quello successivo ancora. Quattro mesi, quattro
anni, quattro estati consecutive, e per Oksana l'Italia diventa un posto amico.
A Kiev, un giorno di
febbraio del 2022, con la neve arriva anche la guerra. Chi comanda la Russia ha
deciso che l'Ucraina è roba sua, così dove prima si viveva una normalità
rimpianta, ora si spara, si bombarda, si spacca tutto con i carri armati, si
avanza con ragazzi costretti a fare i soldati contro altri ragazzi costretti a
fare i soldati, dal confine verso la capitale, che deve essere assediata, e
cadere, e smettere di essere Kiev.
Oksana non ci pensa
troppo: quando capisce cosa sta per accadere pensa ai suoi bimbi, chiama in
Italia, chiama la famiglia gentile, e chiede aiuto. Ma non solo per i suoi
bimbi, anche per altri: vuole accompagnare via da quel disastro gli ospiti di
un orfanotrofio, vuole accompagnarli in Italia. Così le porte di quella casa ai
primi di marzo tornano ad aprirsi per ospitarla, ma non più come ragazza alla
pari. Come mamma di Nazar, come zia di Alina, come angelo dei ragazzini e delle
ragazzine dell'orfanotrofio di Kiev. Con i due cuginetti, anche la nonna, la
mamma di Oksana, che non voleva lasciare la sua città, ma che alla fine si è
fatta convincere.
A Genova la storia si
sparge presto, e quando arriva alle orecchie di Paolo, un Orso delle Province
dell'Ovest amico della famiglia gentile, il bisogno di dare una mano prende la
forma più spontanea: “Nazar, Alina, perché non venite a giocare a rugby’?”.
(Da sin. Pierre Villepreux e Paolo Ricchebono)
Paolo, l’Orso, è Paolo
Ricchebono, ex Campione d’Italia con la Mediolanum dei Dominguez, dei Cuttitta,
dei Campese. Il rugby è da sempre la sua vita, come la montagna: adora allenare
i ragazzini, e così quei due di Kiev non gli sfuggono. Va letteralmente a
prenderli a casa, perché sa che dentro una squadra, quel loro smarrimento si
sarebbe smarrito subito, e gli amici sarebbero sbocciati anche senza parlare la
stessa lingua. Soprattutto avendo un asso nella manica…
“Non li avrei mai
voluto mettere in difficoltà, ma Nazar e Alina parlano russo, e da noi in Under
17 c’è un ragazzorusso, si chiama Yuri Litvin, e neanche per un secondo ho
pensato che non avrebbe dato loro tutto l’aiuto possibile”.
Così è stato:
pomeriggio d’allenamenti, Paolo porta i piccoli ospiti al campo: mentre
cominciano le presentazioni, i due sono un po’ spaesati, non capiscono nulla se
non che tutti sorridono amichevoli. Poi improvviso, quel suono familiare:
russo, parole russe, sorriso russo, “Ciao, sono Yuri e sono qui per aiutarvi”.
Gli occhi di Nazar si spalancano e diventano luminosi, quelli di Alina ancora
di più: la sorpresa più inaspettata, e per questo la più bella.
“Ora sono inseparabili, a loro tre non interessa nulla chi è russo e chi è ucraino: Yuri è diventato il loro punto di riferimento, a lui piace sentirsi così, sapere di essergli utile, e loro si fidano ciecamente”, racconta ancora Ricchebono. “Non serve ricamarci troppo sopra, si chiama umanità, ed è esattamente come dovrebbe essere”.
I due ragazzini di
Kiev vogliono tornare a casa, ma anche se piccoli sanno che per il momento non
si può. Intanto, da lunedì scorso hanno ricominciato a fare scuola, in DAD: la
loro maestra, da Kiev, ha deciso di non interrompere l’insegnamento, e in un
modo o nell’altro le lezioni andranno avanti attraverso uno schermo, anche
sotto le bombe, separati ma vicini.
Il rugby, nel
frattempo, comincia a diventare familiare: Nazar è un bell’atleta, il più alto
della sua Under 9. Alina è agilissima, anche lei la più alta della
squadra.
Domenica hanno giocato
la loro prima Festa del Rugby assieme ai nuovi compagni: rugbisti tra rugbisti,
bambini tra bambini. Esattamente come dovrebbe essere.
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