“Approfondimento” con Sonia Orlando, tecnico Mini-rugby e
componente della redazione: “La palla ovale, crescita e socializzazione. La
felicità è vedere il sorriso sul volto dei ragazzi”
Conosciamo meglio Sonia. Cosa rappresenta per te il rugby? “Il rugby rappresenta la mia ‘ora d’aria’, un momento tutto per me;
Dove riesco a spegnere la mente dai problemi responsabilità e ansia”.
Come è nato l’amore per il rugby? “Una delle domande più
difficili. Come fai a spiegarlo? Se vieni in campo e lo provi, lo riesci a
capire. Come la maggior parte dei appassionati è nato per caso. Mi è stato
chiesto di andare a provare questo gioco con la palla ovale e da lì me ne sono
innamorata”.
Il classico scoglio che deve superare chi passa da un ruolo all’altro:
differenze tra essere atleta ed allenatore? “Da atleta ti senti più leggero,
vai in campo fai determinati esercizi e fine allenamento fai una partitella con
i tuoi compagni. Il momento più bello è quando vieni convocato per giocare e lì
puoi mettere in pratica tutto quello che hai fatto durante gli allenamenti.
Anche se ho giocato poco e per pochi minuti per tante ragioni è stata una bella
esperienza”.
Allenatore? Un mondo a parte.
Ti trovi a casa a preparare le schede tecniche e sistemare tutto il lavoro per
la settimana, quale materiale usare o esercizio fare prima e quale feedback
vuoi ricevere; ma alla fine quello che ti interessa davvero è vedere i sorrisi
e la felicità nei volti dei tuoi ragazzi. Puoi fare 3000 corsi, 1000 attestati
ma alla fine l’elemento più importante è il tuo mood positivo perché vuoi non
vuoi lo trasmetti ai tuoi ragazzi.
Inevitabile il confronto con l’attualità ed il recente, complicato
passato: le difficoltà di allenare in questo periodo pandemico? “Allenando una squadra U5, le difficoltà che ho incontrato sono la
mancanza di contatto (un abbraccio, una carezza o un sorriso in più) e la
costanza (per via delle positività in classe o malori stagionali)”.
Obiettivo stagionale? “Far divertire più bimbi possibili e lasciare una buona impronta. Perché al di fuori del rugby, fare sport è un momento di gioco e di socializzazione”.
Cosa rappresenta per te la DLF Nissa Rugby? “Nissa rugby = crescita.
Sono entrata come atleta che non riusciva a fare nemmeno un giro in campo e ora
mi ritrovo a essere tecnico (allenando una piccola squadra U5) e redazione”.
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